Un’analisi dettagliata e puntuale delle carenze di una facoltà che si dibatte ormai da troppo tempo tra disagi e disservizi: è quella che Architettura ha elaborato alla fine dell’anno ed ha inviato al Rettore Tessitore. Anche chi segua da vicino le vicende di palazzo Gravina e dintorni non può non restare sconcertato, perché i disservizi raggiungono in qualche caso livelli inimmaginabili.
La premessa è questa: “la Facoltà opera attualmente su sei distinti edifici, collocati nel Centro Storico. Le condizioni generali degli spazi, se si escludono le sedi di alcuni dipartimenti di recente ristrutturate, sono molto carenti. Particolarmente critiche quelle della maggior parte delle aule e dei relativi servizi”.
Il viaggio parte da Palazzo Gravina, la sede storica della facoltà, che attualmente ospita la Presidenza, la Biblioteca, la Segreteria didattica, i Dipartimenti di Storia dell’Architettura, Costruzioni e metodi matematici per l’architettura, il Laboratorio di Costruzioni. “In generale gli spazi destinati alla didattica non hanno dignità di aule universitarie”. Recita la relazione. “Mancano attrezzature ed arredi, le cattedre sono per la maggior parte tavoli sgangherati, in alcuni casi mancano le sedie; le dotazioni fisse per proiezioni – anche se essenziali per lo svolgimento di buona parte dei corsi d’insegnamento – ed i sistemi di amplificazione sono praticamente inesistenti”. Del tutto assenti i sistemi di areazione. “Il ricambio è affidato, nella maggior parte degli ambienti, alle infiltrazioni d’aria attraverso le porte e le finestre. Questa situazione produce disagi particolarmente gravi nelle tre aule più ampie – circa novanta posti a sedere – collocate al secondo piano dell’edificio e destinate ai corsi maggiormente affollati. In esse, infatti, i meccanismi di comando degli infissi sono per la maggior parte bloccati. Sempre allo stesso livello c’è un’aula di novanta posti a sedere che non ha aperture verso l’esterno; ad essa si accede tramite una sola porta, che dà sul corridoio. Il servizio meccanico di areazione è del tutto insufficiente; tale spazio dovrebbe quindi essere considerato inagibile. Non è poi descrivibile l’indecoroso stato di tutti gli ambienti per come sono stati realizzati i transiti delle condotte dell’impianto di riscaldamento in tutto il secondo piano”. Manca, né mai è esistita, un’aula Magna. Infatti: “il Consiglio di Facoltà si svolge in un’aula di lezione; non abbiamo mai avuto uno spazio in cui si potessero dignitosamente svolgere tutte quelle iniziative che dovrebbero caratterizzare la vita di una Facoltà, a partire dalle sedute di laurea. Per queste ultime, tra l’altro, una volta al mese devono essere sospese le lezioni in tutte le aule di Palazzo Gravina. Più volte la facoltà ha richiesto la ristrutturazione di alcuni locali per realizzare un’Aula Magna ma ad oggi, a tre anni di distanza dalla prima richiesta, l’Ateneo non ha mai trovato le risorse economiche per consentirne la realizzazione”. Difficile sono le condizioni dei Dipartimenti. Ecco, per esempio, quelle del Dipartimento di Storia. “Tredici professori di ruolo, undici ricercatori e sette unità di personale tecnico amministrativo – 31 persone – in 252 mq. Poco più di 8 mq a persona, spazi comuni e servizi compresi”.
La premessa è questa: “la Facoltà opera attualmente su sei distinti edifici, collocati nel Centro Storico. Le condizioni generali degli spazi, se si escludono le sedi di alcuni dipartimenti di recente ristrutturate, sono molto carenti. Particolarmente critiche quelle della maggior parte delle aule e dei relativi servizi”.
Il viaggio parte da Palazzo Gravina, la sede storica della facoltà, che attualmente ospita la Presidenza, la Biblioteca, la Segreteria didattica, i Dipartimenti di Storia dell’Architettura, Costruzioni e metodi matematici per l’architettura, il Laboratorio di Costruzioni. “In generale gli spazi destinati alla didattica non hanno dignità di aule universitarie”. Recita la relazione. “Mancano attrezzature ed arredi, le cattedre sono per la maggior parte tavoli sgangherati, in alcuni casi mancano le sedie; le dotazioni fisse per proiezioni – anche se essenziali per lo svolgimento di buona parte dei corsi d’insegnamento – ed i sistemi di amplificazione sono praticamente inesistenti”. Del tutto assenti i sistemi di areazione. “Il ricambio è affidato, nella maggior parte degli ambienti, alle infiltrazioni d’aria attraverso le porte e le finestre. Questa situazione produce disagi particolarmente gravi nelle tre aule più ampie – circa novanta posti a sedere – collocate al secondo piano dell’edificio e destinate ai corsi maggiormente affollati. In esse, infatti, i meccanismi di comando degli infissi sono per la maggior parte bloccati. Sempre allo stesso livello c’è un’aula di novanta posti a sedere che non ha aperture verso l’esterno; ad essa si accede tramite una sola porta, che dà sul corridoio. Il servizio meccanico di areazione è del tutto insufficiente; tale spazio dovrebbe quindi essere considerato inagibile. Non è poi descrivibile l’indecoroso stato di tutti gli ambienti per come sono stati realizzati i transiti delle condotte dell’impianto di riscaldamento in tutto il secondo piano”. Manca, né mai è esistita, un’aula Magna. Infatti: “il Consiglio di Facoltà si svolge in un’aula di lezione; non abbiamo mai avuto uno spazio in cui si potessero dignitosamente svolgere tutte quelle iniziative che dovrebbero caratterizzare la vita di una Facoltà, a partire dalle sedute di laurea. Per queste ultime, tra l’altro, una volta al mese devono essere sospese le lezioni in tutte le aule di Palazzo Gravina. Più volte la facoltà ha richiesto la ristrutturazione di alcuni locali per realizzare un’Aula Magna ma ad oggi, a tre anni di distanza dalla prima richiesta, l’Ateneo non ha mai trovato le risorse economiche per consentirne la realizzazione”. Difficile sono le condizioni dei Dipartimenti. Ecco, per esempio, quelle del Dipartimento di Storia. “Tredici professori di ruolo, undici ricercatori e sette unità di personale tecnico amministrativo – 31 persone – in 252 mq. Poco più di 8 mq a persona, spazi comuni e servizi compresi”.
“Locali
malamente
arredati”
malamente
arredati”
Storia dovrebbe trasferirsi in via Tarsia, una volta liberato il primo ed il secondo piano dalle aule e da una sezione del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio, che occupano attualmente una parte dei locali. Il che, però, non potrà avvenire prima del completamento del complesso di via Toledo 402 – vico Forno Vecchio 36. Sul quale, peraltro, il dossier si dilunga qualche pagina dopo. “Nell’attesa, provvisoriamente, Storia utilizzerà alcuni spazi al secondo piano di palazzo Gravina, per consentire una sistemazione che porti almeno a 15mq lo spazio disponibile per persona. Tenuto anche conto che per i Dipartimenti ristrutturati di recente è stato utilizzato il parametro di 25mq per persona”. Capitolo presidenza: “tre locali malamente arredati, perché l’esigua dotazione annua viene destinata alle spese per la cancelleria, per le due linee telefoniche, per la manutenzione di fotocopie e computer, per acquisto di arredi ed attrezzature destinate alla didattica”. Architettura è inoltre interdetta ai disabili – in violazione di precise e notorie disposizioni legislative – perché: “l’unico ascensore esistente non è utilizzabile dai portatori di handicap ed è molto spesso fermo per i guasti continui”. Dulcis in fundo: “nei locali igienici, recentemente ben ristrutturati, già si avverte carenza di manutenzione”. Questo il quadro delle esigenze, secondo il documento redatto dalla facoltà, per quanto concerne palazzo Gravina: adeguamento dei sistemi di ventilazione delle aule al secondo piano; realizzazione almeno in un’aula di un sistema di amplificazione/registrazione e proiezione; ristrutturazione degli spazi da destinare alla Presidenza per consentire l’ampliamento dei posti lettura nella biblioteca del primo piano, lavori di ristrutturazione destinati al provvisorio ampliamento del Dipartimento di Costruzioni e Metodi Matematici per l’Architettura ed alla sede della Segreteria Amministrativa del Dipartimento di Progettazione Urbana al secondo ed al terzo piano; realizzazione dei servizi igienici al terzo piano, revisione dell’ascensore; rampa per portatori di handicap presso l’ascensore; miglioramento della manutenzione dei locali igienici; realizzazione dell’Aula Magna di facoltà, attraverso la ristrutturazione di due aule al secondo piano.
Il libro bianco punta l’obiettivo poi sull’ex Convento dello Spirito Santo, con accesso da via Forno Vecchio e da Via Toledo. Un po’ di storia, per chiarire la situazione: “nel ‘94 la Commissione Spazi della facoltà aveva evidenziato come alcuni caratteri dell’edificio non erano facilmente adattabili ad aule e laboratori, a meno di non provvedere ad una ristrutturazione radicale, costosa ma indispensabile”. Non è l’unica bacchettata: “la quadratura elevata non è sempre un parametro che corrisponde alla qualità ed alla potenzialità di adattamento degli spazi ad un uso rivolto alla didattica universitaria. Con bando di gara l’Ateneo ha affidato la progettazione esecutiva dei lavori ad un professionista esterno e la facoltà è stata tenuta completamente all’oscuro delle scelte operate durante lo sviluppo del progetto definitivo. Circostanza che lascia perplessi visto che, tra l’altro, in essa operano certamente specialisti nel settore della progettazione”. Nessun parere deliberato del Consiglio di Facoltà favorevole all’acquisto risulta dai verbali nel periodo che va dal ‘92 al ‘94. I tempi di consegna non sono stati rispettati ed alcuni spazi, ad oggi, non sono ancora disponibili. In particolare le sedi dell’ASI e della SEFI, circa 2600 metri cubi, sono tuttora occupate.
Ai laboratori
da una
saracinesca
Il libro bianco punta l’obiettivo poi sull’ex Convento dello Spirito Santo, con accesso da via Forno Vecchio e da Via Toledo. Un po’ di storia, per chiarire la situazione: “nel ‘94 la Commissione Spazi della facoltà aveva evidenziato come alcuni caratteri dell’edificio non erano facilmente adattabili ad aule e laboratori, a meno di non provvedere ad una ristrutturazione radicale, costosa ma indispensabile”. Non è l’unica bacchettata: “la quadratura elevata non è sempre un parametro che corrisponde alla qualità ed alla potenzialità di adattamento degli spazi ad un uso rivolto alla didattica universitaria. Con bando di gara l’Ateneo ha affidato la progettazione esecutiva dei lavori ad un professionista esterno e la facoltà è stata tenuta completamente all’oscuro delle scelte operate durante lo sviluppo del progetto definitivo. Circostanza che lascia perplessi visto che, tra l’altro, in essa operano certamente specialisti nel settore della progettazione”. Nessun parere deliberato del Consiglio di Facoltà favorevole all’acquisto risulta dai verbali nel periodo che va dal ‘92 al ‘94. I tempi di consegna non sono stati rispettati ed alcuni spazi, ad oggi, non sono ancora disponibili. In particolare le sedi dell’ASI e della SEFI, circa 2600 metri cubi, sono tuttora occupate.
Ai laboratori
da una
saracinesca
L’edificio ospita attualmente la Segreteria studenti, dieci Laboratori didattici e tre aule, il Laboratorio di Urbanistica e Pianificazione Territoriale (LUPT), i Dipartimenti di Urbanistica, Conservazione e Progettazione Ambientale. Recita testualmente il rapporto: “le condizioni di lavoro in sei laboratori su nove (sono al piano stradale e con accesso tramite saracinesca dal marciapiede esterno, n.d.r) sono insostenibili, a causa dell’inquinamento acustico che proviene dalla strada e per le condizioni d’illuminazione interna sempre artificiale”. Piccola e del tutto inadeguata la segreteria studenti, trasferitasi solo qualche mese fa. La maggior parte degli ascensori – ben dodici a servizio dei sei corpi di scala – va in tilt periodicamente. Alcuni degli igienici risultano inutilizzabili per mancanza di manutenzione; impianti di riscaldamento e condizionamento vanno un po’ a casaccio. Risultato: “la provvisorietà della situazione, permanentemente in attesa di ristrutturazione determina talvolta condizioni climatiche che non sarebbero tollerabili in una civile abitazione”. Entrambi i cortili dell’edificio – quello su via Toledo e quello su via Forno Vecchio – “sono molto spesso al buio, poiché le lampade ad incandescenza utilizzate per l’illuminazione hanno una vita molto breve”. Come se non bastasse, il cortile su via Toledo funge anche da parcheggio per i condomini che abitano nel palazzo, con i quali si è raggiunto un accordo bonario: apertura fino alle 22.00. Significa, però, che dalle 18.30 – quando vanno via i custodi dell’Università – fino alle 22.00 il cortile resta incustodito e buio. “Si potrebbe curare la manutenzione dell’impianto di illuminazione e motorizzare il portone d’ingresso, come più volte richiesto”. La segnaletica, va da sé, è del tutto assente. Anche per questo edificio la facoltà riepiloga sinteticamente il quadro delle esigenze Tra le quali, in particolare: attuazione tempestiva di tutti gli interventi di ristrutturazione programmati, con verifica periodica e sistematica degli stati di avanzamento dei lavori. Per la segreteria, recita il rapporto, “è urgente risolvere il problema della mancanza di un atrio per la sala sportelli; esaminare l’opportunità di realizzare una zona coperta all’uscita di questa sala sul cortile e di fornire le finestre di tende veneziane”.
Palazzo Latilla, in via Tarsia, recentemente ristrutturato, è il terzo edificio sottoposto ai raggi ics. “Nel 1998, per probabili infiltrazioni d’acqua nel sottosuolo, ha subito un dissesto. Tuttora in molti locali le pareti ed alcuni solai appaiono lesionati. La facoltà tuttora è in attesa di comunicazioni ufficiali sull’agibilità dell’edificio, attualmente frequentato dal personale dei Dipartimenti e da 150 – 200 studenti per le lezioni. Al primo piano dell’edificio sono inoltre ancora in corso i lavori di adeguamento dei due laboratori didattici. Il ritardo con cui sono iniziati tali lavori non ha ancora reso possibile l’attivazione dei corsi del secondo anno del laboratorio della didattica sperimentale”.
All’inizio dell’anno accademico la facoltà è stata privata degli spazi di piazza Bellini, che l’Ateneo intende destinare a biblioteca del Polo Umanistico. In cambio le è stata assegnata una parte dell’ex Facoltà di Scienze Politiche, in via Sanfelice. Una scelta inadeguata e sbagliata, secondo quanto denuncia il dossier. “Le aule di piazza Bellini erano un laboratorio per 67 posti ed un’aula per lezioni teoriche con 160 posti a sedere. Il laboratorio in via Sanfelice ha circa 48 posti – con la mancanza di alcuni sgabelli – mentre per l’aula la facoltà attende ancora adesso la sostituzione. I corsi – è noto – sono iniziati ad ottobre. L’accesso dopo le 17.30 dal lunedì al giovedì e dopo le 14.00 il venerdì non è consentito. L’uso dell’aula è dunque significativamente condizionato”. Pessima la situazione degli spazi di via Sanfelice che accolgono i Dipartimenti: “gli infissi esterni non chiudono e – pur essendo in molte parti fatiscenti – sono stati sommariamente ridipinti, le porte dei bagni non hanno chiavi di chiusura nei lucchetti”. Gli arredi? “Scrivanie rotte, armadi senza sportelli, contenitori eterogenei ed antiquati, tutto senza serrature di sicurezza”. In questo quadro a tinte fosche stupisce fino ad un certo punto l’inagibilità dell’ex Chiesa di S. Demetrio e Bonifacio, a Piazzetta Monticelli. In teoria sarebbe destinata a convegni e mostre. Di fatto “è poco utilizzabile per mancanza di atrio – filtro con la strada e per la mancanza di personale di custodia da trasferire in questa struttura, quando necessario. Esistono inoltre condizioni ambientali dal punto di vista acustico termoigrometrico ed illuminotecnico incompatibili con la destinazione immaginata”.
Il rapporto si chiude con altre due richieste: “la sostituzione nel più breve tempo possibile delle sale cinematografiche dove si svolgono le lezioni con aule – Architettura è ormai una delle pochissime facoltà della Federico II ancora relegata nei cinema – e l’apertura della facoltà fino alle 14.00 il sabato mattina, previo potenziamento del personale”. Richieste ragionevoli, dunque, da parte di una delle più antiche e prestigiose facoltà napoletane, che attraverso il nuovo regolamento didattico – in consiglio di facoltà di dicembre l’ennesimo rinvio dell’approvazione – sta faticosamente provando a darsi regole certe e trasparenti, idonee a garantire studenti e docenti.
Palazzo Latilla, in via Tarsia, recentemente ristrutturato, è il terzo edificio sottoposto ai raggi ics. “Nel 1998, per probabili infiltrazioni d’acqua nel sottosuolo, ha subito un dissesto. Tuttora in molti locali le pareti ed alcuni solai appaiono lesionati. La facoltà tuttora è in attesa di comunicazioni ufficiali sull’agibilità dell’edificio, attualmente frequentato dal personale dei Dipartimenti e da 150 – 200 studenti per le lezioni. Al primo piano dell’edificio sono inoltre ancora in corso i lavori di adeguamento dei due laboratori didattici. Il ritardo con cui sono iniziati tali lavori non ha ancora reso possibile l’attivazione dei corsi del secondo anno del laboratorio della didattica sperimentale”.
All’inizio dell’anno accademico la facoltà è stata privata degli spazi di piazza Bellini, che l’Ateneo intende destinare a biblioteca del Polo Umanistico. In cambio le è stata assegnata una parte dell’ex Facoltà di Scienze Politiche, in via Sanfelice. Una scelta inadeguata e sbagliata, secondo quanto denuncia il dossier. “Le aule di piazza Bellini erano un laboratorio per 67 posti ed un’aula per lezioni teoriche con 160 posti a sedere. Il laboratorio in via Sanfelice ha circa 48 posti – con la mancanza di alcuni sgabelli – mentre per l’aula la facoltà attende ancora adesso la sostituzione. I corsi – è noto – sono iniziati ad ottobre. L’accesso dopo le 17.30 dal lunedì al giovedì e dopo le 14.00 il venerdì non è consentito. L’uso dell’aula è dunque significativamente condizionato”. Pessima la situazione degli spazi di via Sanfelice che accolgono i Dipartimenti: “gli infissi esterni non chiudono e – pur essendo in molte parti fatiscenti – sono stati sommariamente ridipinti, le porte dei bagni non hanno chiavi di chiusura nei lucchetti”. Gli arredi? “Scrivanie rotte, armadi senza sportelli, contenitori eterogenei ed antiquati, tutto senza serrature di sicurezza”. In questo quadro a tinte fosche stupisce fino ad un certo punto l’inagibilità dell’ex Chiesa di S. Demetrio e Bonifacio, a Piazzetta Monticelli. In teoria sarebbe destinata a convegni e mostre. Di fatto “è poco utilizzabile per mancanza di atrio – filtro con la strada e per la mancanza di personale di custodia da trasferire in questa struttura, quando necessario. Esistono inoltre condizioni ambientali dal punto di vista acustico termoigrometrico ed illuminotecnico incompatibili con la destinazione immaginata”.
Il rapporto si chiude con altre due richieste: “la sostituzione nel più breve tempo possibile delle sale cinematografiche dove si svolgono le lezioni con aule – Architettura è ormai una delle pochissime facoltà della Federico II ancora relegata nei cinema – e l’apertura della facoltà fino alle 14.00 il sabato mattina, previo potenziamento del personale”. Richieste ragionevoli, dunque, da parte di una delle più antiche e prestigiose facoltà napoletane, che attraverso il nuovo regolamento didattico – in consiglio di facoltà di dicembre l’ennesimo rinvio dell’approvazione – sta faticosamente provando a darsi regole certe e trasparenti, idonee a garantire studenti e docenti.
Fabrizio Geremicca