I gruppi studenteschi su Facebook in una tesi di laurea

Che l’arrivo dei Social Network abbia cambiato sostanzialmente il modo di comunicare è un fatto noto a tutti. Ma studiarne le conseguenze, contestualizzandole ad una precisa categoria sociale, per poi farne oggetto di una tesi di laurea non può che essere prerogativa di un sociologo. “Social network e collaborazione nelle comunità studentesche universitarie: il caso di Sociologia a Napoli” è il titolo che Emilia Losacco, neo laureata alla Triennale in Sociologia, ha dato al suo elaborato finale. “Volevo occuparmi dei Social Network, in particolare delle false identità che si creano in rete – racconta la neo-dottoressa – Poi il docente mi ha indirizzata e mi ha aiutata a sviluppare questo tipo di ricerca in chiave sociologica”. Emilia, mentre sceglieva l’argomento, si è resa conto di quanto Facebook fosse entrato nella quotidianità della vita accademica dei suoi colleghi. Dallo scambio di commenti sui docenti alla diffusione degli appunti, così ha deciso di fare di questi processi comunicativi l’oggetto principale della sua ricerca. Ad accompagnarla durante il percorso, il suo relatore, il professor Francesco Pirone, docente di Sociologia II. “Elaborati del genere – afferma il docente – sono specifici del nostro Corso di Laurea. Sociologia ha un’attinenza continua con il mondo contemporaneo, per cui la trattazione di carattere teorico è sempre associata ad aspetti della vita concreta. Una delle nostre prerogative è sviluppare la teoria per interpretare il mondo che ci circonda”. Emilia non è iscritta a Facebook (“secondo me si sta ammazzando il contatto diretto tra gli studenti, adesso tutto si riduce a comunicare attraverso un monitor”), per cui ha condotto la ricerca usando l’account del padre. Si è quindi introdotta in alcuni dei gruppi Facebook più utilizzati tra gli iscritti di Sociologia. In questo modo ha potuto osservare tutti gli aspetti della condivisione di notizie in rete. “C’è chi chiede consigli su quali esami sostenere prima, chi ricerca informazioni di natura burocratica e c’è anche il risvolto commerciale: la vendita di appunti”. Quindi addio agli annunci affissi nelle bacheche, salutiamo le ormai superate “voci di corridoio” e le informazioni scambiate durante le file all’esterno degli uffici amministrativi. Adesso basta un post su Facebook. Più pratico? Sicuramente. Un metodo migliore? E chi può dirlo. In fondo, durante le code poteva capitare, nel reciproco scambio di appunti, di incontrare quello che poi sarebbe diventato l’inseparabile compagno di studi. 
Ma com’è stato accolto il lavoro durante la seduta di laurea? “La tesi è stata apprezzata e la Commissione ha anche posto una serie di domande – risponde Pirone – Alcuni docenti credo abbiano avuto anche la curiosità di sapere che cosa si dice di loro. Anche prima gli studenti si scambiavano opinioni, fondate o meno, che restavano chiacchiere da corridoio. Adesso, la prerogativa aggiuntiva dei social network è che i commenti sono scritti, c’è una traccia per chi viene dopo”. Elaborati di questo tipo non sono casi rari nel Dipartimento di Scienze Sociali. Anzi, il prof. Pirone consiglia questo tipo di ricerche per “mettere in pratica le nozioni acquisite durante la Triennale”. Per realizzare una tesi sperimentale occorrono “rigore metodologico per guardare al mondo che ci circonda con distacco e con gli adeguati strumenti e una certa passione. È il rapporto empatico che agevola i processi di apprendimento e di comprensione”, sottolinea il professore. Ora che si è laureata, Emilia non sa ancora cosa farà. “Voglio continuare con la Magistrale ma non ho deciso dove”, racconta. Per terminare la sua tesi ci ha impiegato quattro mesi e adesso ai suoi colleghi consiglia: “All’inizio abbiamo tutti paura perché non sappiamo cosa e come scrivere, ma alla fine tutto viene da sé. Basta essere interessati all’argomento”.
Marilena Passaretti
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