Hanno creato perfino un sito internet gli studenti universitari alle prese con i test di ammissione ai Corsi di Laurea a numero programmato. Dagli interventi e dai messaggi, che navigano in rete, rimbalzano dubbi, curiosità, incertezze del popolo dei neodiplomati che, ai primi di settembre, prenderà posto nelle aule universitarie per rispondere ai quiz di selezione. Il sito si chiama www.esamidiammissione.it ed è assai probabile che tra pseudonimi e nick name circolino anche le domande di chi, avendo da poco conseguito il diploma, sta valutando di iscriversi alla prova di ammissione al Corso di Laurea in Medicina Veterinaria, in programma il 7 settembre. “Su quali libri devo prepararmi?”. E’ la domanda che ricorre con più frequenza, tra le ragazze ed i ragazzi che partecipano al forum. Quesiti ed interrogativi ai quali provano a rispondere gli studenti del Corso di Laurea in Veterinaria della Federico II, coloro i quali quel test lo hanno superato con successo qualche anno fa. Francesca Ferrante, 22 anni, invita ad essere ottimisti e suggerisce qualche dritta: “La prova non è impossibile, tutt’altro. Ho l’impressione che sia un po’ più limpida e trasparente, rispetto ad altre delle facoltà mediche. Per prepararsi bene io suggerisco di abbinare lo studio sui libri di testo del liceo – Biologia e Chimica soprattutto, ma anche Fisica e un po’ di Matematica – con l’esercizio costante sui libri di test. Alcuni si limitano ai test, ma per esperienza non ritengo che sia una scelta molto buona. Bisogna avere una preparazione di base decorosa, per affrontare con successo le domande a risposta multipla”. Aggiunge: “Quando io ho affrontato la prova, un paio di anni fa, le domande per me più difficili furono quelle di Matematica e di Fisica. Le più abbordabili senza dubbio erano quelle di Logica, ma è un giudizio soggettivo. Un mio collega ha affrontato la prova l’anno scorso e si è arenato proprio sulle domande di Logica, che erano particolarmente lunghe e portavano via molto tempo solo per la lettura”.
Per la prova di ammissione i candidati hanno a disposizione due ore. Si comincia alle 11.00 circa, per terminare alle 13.00. Una delle insidie con cui gli aspiranti veterinari dovranno fare i conti è appunto la snervante attesa prima di entrare in aula. “Ci si sveglia molto presto quel giorno”, ricorda Alessandra Fabiani, che si è cimentata con i test un anno fa. “Io alle 6 del mattino ero già in piedi. Cinque ore dopo, quando entrammo finalmente in aula, ero già stanchissima. Il test non fu particolarmente difficile, comunque, ad eccezione delle domande di Biologia”.
Alessandro Parlato, 25 anni, rappresentante degli studenti, ha sostenuto il test ormai un bel po’ di tempo fa. Racconta: “Mi preparai soprattutto sui libri del liceo e con i quiz in commercio. Della mia prova, ma pure di quelle degli anni successivi, che ho avuto occasione di vedere, direi soprattutto che le domande di Biologia sono un po’ troppo specifiche. Alcune sembrano più adatte ad uno studente del secondo o del terzo anno di università che ad un neodiplomato”.
Chi supererà il test al primo anno dovrà affrontare sostanzialmente le discipline di base di tutti i Corsi di Laurea di carattere scientifico: Matematica, Fisica, Chimica. In più, tra gli insegnamenti caratteristici di Veterinaria, Istologia e Morfologia. Ludovica D’Angelo, che frequenta ormai il terzo anno, suggerisce: “Al I anno è essenziale non perdere tempo ed iniziare a studiare sin dall’inizio. La frequenza è naturalmente indispensabile, oltre che obbligatoria”. L’esame più abbordabile? “Per me Informatica, ma tutto dipende anche dal tipo di scuola e di formazione scolastica con la quale uno si presenta all’Università. Istologia e Morfologia, che io ricordi, le materie che mi hanno fatto penare di più, all’epoca”. Valutazioni individuali, appunto. Se però si chiede ad uno studente del Corso di Laurea in Veterinaria di indicare la materia in assoluto più difficile, quella che fa sudare le proverbiali sette camicie, il risultato è un plebiscito. Qualunque sia l’anno di frequenza, da qualunque tipo di scuola provenga, qualunque sia il numero di esami sul libretto, la risposta è una sola: Anatomia patologica. E’ una materia che gli iscritti affrontano al terzo anno e fa penare un po’ tutti. “La materia è impegnativa”, commenta Alessandro Parlato, “ma bisogna anche dire che il docente non fa nulla per facilitare l’approccio da parte degli studenti. Un metodo di insegnamento piuttosto antiquato ed adotta un programma che non finisce mai”. Pone un problema: “Sono ancora troppo pochi i docenti del Corso di Laurea in Veterinaria che organizzano le prove intercorso. Fino a qualche tempo fa, che io sappia, l’unico era quello che insegnava Patologia chirurgica. Adesso forse qualcun altro c’è, ma restano un’esigua minoranza. Peccato, perché io credo che le prove intercorso possano rappresentare uno stimolo a studiare giorno per giorno e siano uno strumento molto utile ai fini dell’apprendimento, da parte degli studenti”.
Le cliniche, Ispezione e Malattie infettive le altre discipline particolarmente dure, secondo Federico Auricchio. Ai suoi colleghi più giovani suggerisce: “L’errore da evitare, al I anno, è di non sfruttare l’opportunità di dare gli esami in preappello. Se uno segue con costanza e studia con regolarità, il preappello è un’ottima occasione. Tra l’altro, noto che i docenti guardano con occhio diverso gli studenti che si presentano in preappello, sono predisposti in modo assai più benevolo. L’esame resta impegnativo, ma si svolge in un clima disteso, direi quasi colloquiale”.
(Fa.Ge.)
Per la prova di ammissione i candidati hanno a disposizione due ore. Si comincia alle 11.00 circa, per terminare alle 13.00. Una delle insidie con cui gli aspiranti veterinari dovranno fare i conti è appunto la snervante attesa prima di entrare in aula. “Ci si sveglia molto presto quel giorno”, ricorda Alessandra Fabiani, che si è cimentata con i test un anno fa. “Io alle 6 del mattino ero già in piedi. Cinque ore dopo, quando entrammo finalmente in aula, ero già stanchissima. Il test non fu particolarmente difficile, comunque, ad eccezione delle domande di Biologia”.
Alessandro Parlato, 25 anni, rappresentante degli studenti, ha sostenuto il test ormai un bel po’ di tempo fa. Racconta: “Mi preparai soprattutto sui libri del liceo e con i quiz in commercio. Della mia prova, ma pure di quelle degli anni successivi, che ho avuto occasione di vedere, direi soprattutto che le domande di Biologia sono un po’ troppo specifiche. Alcune sembrano più adatte ad uno studente del secondo o del terzo anno di università che ad un neodiplomato”.
Chi supererà il test al primo anno dovrà affrontare sostanzialmente le discipline di base di tutti i Corsi di Laurea di carattere scientifico: Matematica, Fisica, Chimica. In più, tra gli insegnamenti caratteristici di Veterinaria, Istologia e Morfologia. Ludovica D’Angelo, che frequenta ormai il terzo anno, suggerisce: “Al I anno è essenziale non perdere tempo ed iniziare a studiare sin dall’inizio. La frequenza è naturalmente indispensabile, oltre che obbligatoria”. L’esame più abbordabile? “Per me Informatica, ma tutto dipende anche dal tipo di scuola e di formazione scolastica con la quale uno si presenta all’Università. Istologia e Morfologia, che io ricordi, le materie che mi hanno fatto penare di più, all’epoca”. Valutazioni individuali, appunto. Se però si chiede ad uno studente del Corso di Laurea in Veterinaria di indicare la materia in assoluto più difficile, quella che fa sudare le proverbiali sette camicie, il risultato è un plebiscito. Qualunque sia l’anno di frequenza, da qualunque tipo di scuola provenga, qualunque sia il numero di esami sul libretto, la risposta è una sola: Anatomia patologica. E’ una materia che gli iscritti affrontano al terzo anno e fa penare un po’ tutti. “La materia è impegnativa”, commenta Alessandro Parlato, “ma bisogna anche dire che il docente non fa nulla per facilitare l’approccio da parte degli studenti. Un metodo di insegnamento piuttosto antiquato ed adotta un programma che non finisce mai”. Pone un problema: “Sono ancora troppo pochi i docenti del Corso di Laurea in Veterinaria che organizzano le prove intercorso. Fino a qualche tempo fa, che io sappia, l’unico era quello che insegnava Patologia chirurgica. Adesso forse qualcun altro c’è, ma restano un’esigua minoranza. Peccato, perché io credo che le prove intercorso possano rappresentare uno stimolo a studiare giorno per giorno e siano uno strumento molto utile ai fini dell’apprendimento, da parte degli studenti”.
Le cliniche, Ispezione e Malattie infettive le altre discipline particolarmente dure, secondo Federico Auricchio. Ai suoi colleghi più giovani suggerisce: “L’errore da evitare, al I anno, è di non sfruttare l’opportunità di dare gli esami in preappello. Se uno segue con costanza e studia con regolarità, il preappello è un’ottima occasione. Tra l’altro, noto che i docenti guardano con occhio diverso gli studenti che si presentano in preappello, sono predisposti in modo assai più benevolo. L’esame resta impegnativo, ma si svolge in un clima disteso, direi quasi colloquiale”.
(Fa.Ge.)