Più di un centro polisportivo, il CUS Napoli per molti rappresenta un luogo familiare, sede di consolidate amicizie, in cui i soci più fedeli, i veterani, hanno assistito nel tempo non solo ai propri progressi nella preparazione atletica ma anche all’ampliamento della struttura. C’è chi ha iniziato a frequentare il CUS da matricola e lo fa ancora oggi… magari da docente universitario. Cusino di lungo corso, la sua tessera risale a venti anni fa, è sicuramente Gianluca Vaccaro. “All’epoca, con gli occhi di un diciottenne, –racconta – consideravo il CUS una realtà sportiva ineguagliabile, e lo era! In effetti, a differenza di oggi, negli anni ’90 la possibilità di seguire più discipline in un’unica struttura sportiva era una grande novità”. Avvicinatosi al CUS un po’ per caso, Gianluca decide poi di iscriversi a tennis nel ’92, poco prima di iniziare il suo percorso universitario in Economia e Commercio alla Federico II: “Non avevo neanche iniziato a frequentare i corsi, che già andavo al CUS”. Negli anni ha partecipato attivamente alle tante iniziative organizzate: campionati universitari, gare e campus estivi in Sicilia. “Mi ritengo un cusino al 100 per cento”, sottolinea. Con il passaggio all’atletica nel ’96, Gianluca non ha rinunciato ad altre discipline, quali il fitness e il nuoto che tuttora, almeno una volta a settimana, accompagna la sua preparazione sportiva. Dedicandosi con dedizione allo sport, tuttavia non ha trascurato gli studi da portare a termine.
“La mia
seconda casa”
seconda casa”
Residente in zona piazza Carlo III, per Gianluca gli spostamenti con i mezzi pubblici tra casa, Monte Sant’Angelo e il CUS sono stati un vero “sacrificio”: se non uguali ad adesso, forse peggio! “Uscivo di casa alle 8.00 per andare in Facoltà a seguire i corsi e tornavo direttamente la sera, dopo le 20.00, perché dall’università andavo direttamente a via Campegna dove mi fermavo a studiare un po’ sugli spalti prima di iniziare ad allenarmi. Più che la mia seconda casa, ritengo che il CUS sia stata la prima!”. Ad unirlo al centro, un legame di affetto scandito non solo da vere amicizie nate in pista e consolidatesi negli anni “più belli” per un adolescente, ma anche per l’atmosfera familiare e cordiale che ha sempre fatto da cornice. “Al momento nel gruppo di atletica sono rimasti solo quattro dei miei amici del vecchio gruppo; si è instaurata una bella amicizia anche con i ragazzi nuovi e con quelli che si sono susseguiti negli anni ma con gli ‘storici’, andati poi via per motivi di lavoro, sono tuttora in contatto: qualcuno è all’estero, altri sono rimasti a Napoli”, racconta. In questi 20 anni, tanti i mutamenti: “si è persa l’attenzione per alcuni sport, come il rugby e la scherma, e per divertenti iniziative con finalità di socializzazione, come il campionato universitario annuale di calcio e i campus estivi, durante i quali ho imparato a fare vela e ad apprezzare gli sport d’acqua. Inoltre, nel tempo ho riscontrato uno sfoltimento del gruppo di atletica, rinsaldandosi poi solo da qualche anno grazie soprattutto ai successi e ai meriti conquistati dalla squadra nell’ultimo periodo”. Quanto all’ampliamento della struttura, invece, Gianluca ricorda come “all’inizio il CUS era caratterizzato solo dalla pista, i campetti e l’attuale palestra di fitness. In seguito è stata realizzata la piscina e costruito il plesso che oggi ospita i campi di basket e di pallavolo con i rispettivi spogliatoi”.
Una soddisfazione?
La nuova pista
di atletica
La nuova pista
di atletica
Tuttavia, al di là dei cambiamenti, ci sono degli elementi che rimangono delle costanti. “Il mio punto di riferimento, in questi 20 anni – dichiara Gianluca – è Giovanni Munier che è sempre stato il mio unico coach. Non ho altri metri di paragone, per me lui rappresenta l’atletica. Ad unirci, oltre all’affetto dopo tanti anni, è una stima reciproca che ci ha portati a tenerci in contatto anche quando, per 3 anni, ho lavorato a Firenze. Nei week-end, quando tornavo a Napoli, mi allenavo con i ragazzi oppure partecipavo a qualche gara insieme alla squadra”. Dopo aver sostenuto i 25 esami del vecchio ordinamento, e raggiunta l’agognata laurea in Economia e Commercio dopo 7 anni, di cui due fuori corso, ed un anno, da laureando, in servizio militare, Gianluca non ha mai smesso di correre in pista. Una vera passione per l’atletica, praticata sempre a livelli agonistici sin agli esordi – “correre mi è sempre piaciuto, mi permetteva di scaricare lo stress dello studio prima e adesso del lavoro (è responsabile del servizio aziende in una catena commerciale di arredamento e mobili di Afragola nota in tutto il mondo) – e lo si deduce anche dal suo palmares: “ho partecipato a tantissime gare regionali e nazionali. Nel 2012 ai Campionati italiani master di Ancona, ho vinto la medaglia di bronzo. Quella d’oro non l’ho ancora vista – scherza – sarà il mio prossimo obiettivo!”. Ma la sua più grande conquista in questi 14 anni di atletica è “sicuramente la soddisfazione di poter avere finalmente una pista nuova”, al momento interdetta dai lavori in corso iniziati qualche mese fa. E in tanti anni, alla fine, lo sport ha sempre tanto da insegnare ai giovani studenti. Una lezione di vita che Gianluca, come molti altri cusini, ha appreso molto bene. “Da zio – ironizza – il mio consiglio è di divertirsi e di non prendere le cose troppo sul serio, sia per quanto riguarda lo sport che lo studio ma anche il lavoro. Con intelligenza bisogna capire quanto tempo dedicare ad un impegno e quanto all’altro, maturando il giusto atteggiamento e dando ai doveri e ai piaceri la giusta importanza”.
Un campo
coperto per
il tennis
coperto per
il tennis
La caratteristica predominante del CUS? “Poter praticare diversi sport contemporaneamente”: questo, secondo la prof.ssa Maria Antonietta La Torre, docente di Sociologia dell’ambiente al Corso di Laurea in Turismo e Beni culturali all’Università Suor Orsola Benincasa, il segreto del successo del CUS, complesso che frequenta da 12 anni ed al quale si è avvicinata (casualmente) proprio agli esordi della sua carriera universitaria. La docente gioca fin dall’inizio a tennis e, poi, da 5 anni, vi ha associato anche il pilates. “Mi alleno tre volte a settimana, nei giorni dispari, un’ora per ciascuna disciplina”, racconta. La scelta di coniugare un’altra attività sportiva al tennis? “Lo reputo incompleto e ho ritenuto necessario accompagnare un allenamento ‘soft’ in palestra che compensasse quello più dinamico del tennis. Infatti ho preferito il pilates perché fa bene alla schiena e alla posturale, a differenza dell’aerobica il riscaldamento muscolare non stanca ma tonifica e così arrivo meno spossata all’allenamento di tennis che concilio subito dopo”. Negli anni anche il settore tennis ha visto dei notevoli miglioramenti. “Sono stati realizzati i due campi in greenset, tuttavia, ancora oggi come ieri, riscontro delle mancanze: non ci sono delle panchine a bordo campo, la manutenzione dei campi non è sempre costante perché d’inverno a volte si ghiaccia e d’estate andrebbe bagnato”. Così come per molti soci amanti della racchetta, anche per la prof.ssa La Torre l’ideale sarebbe quello di avere a disposizione un campo coperto dove sia possibile giocare anche in condizioni meteorologiche avverse. D’altra parte, però, “c’è stata molta attenzione, nel tempo, al rifacimento degli spogliatoi e delle aree comuni della struttura”. Altro aspetto che denota lo scandire del tempo è la ciclicità con cui si sono susseguiti i diversi maestri di tennis nel corso dei suoi 12 anni di allenamento. I pro e i contro? “Ne ho cambiati tre finora, ognuno con tecniche di gioco diverse, diversi modi di relazionarsi e di strutturare la lezione”. E se queste variazioni, dopo tanti anni, possono rivelarsi anche un’occasione per dare un tocco di novità all’allenamento, non molto gradito invece è il lento incremento dei costi di iscrizione al tennis, verificatosi negli ultimi anni. Se quei 20 euro circa di differenza rispetto al passato si contestualizzano, probabilmente, in una generale inflazione del mercato, quest’anno la policy del trimestrale anticipato, che sostituisce la regolare retta mensile, non si allinea del tutto, secondo la prof.ssa La Torre, alla ‘filosofia’ del CUS che, da questo punto di vista, dovrebbe offrire più vantaggi agli studenti. Questi ultimi non sono mai mancati nel corso dei suoi allenamenti: “In campo si è sempre creato un rapporto paritario e di grande rispetto con i ragazzi, nonostante le differenze di età. Al pilates, più che a tennis, ho riscontrato nel tempo una maggiore presenza di docenti universitari”.
Fiorella Di Napoli