È una disciplina caratterizzante dei percorsi specialistici di Ingegneria Gestionale e Ingegneria per l’Automazione, per alcuni la più difficile. Identificazione dei Modelli e Controllo Ottimo (per gli automatici si chiama solo Identificazione e Controllo) è una materia teorica dai forti risvolti pratici che riprende e mette in nuova luce quanto studiato negli esami di Analisi, Algebra Lineare e Geometria e Statistica. Basata su sistemi di equazioni matriciali in cui compaiono variabili aleatorie, fornisce le basi concettuali per gestire al meglio processi industriali complessi, tanto su piccola, quanto su vasta scala.
Ecco cosa ne pensano alcuni studenti di Ingegneria Gestionale. “Questo è stato uno dei pochi corsi che abbia seguito per intero, con passione, sempre al primo banco. Le lezioni sono interessanti, si nota che i docenti sono appassionati. La materia è molto complicata, ci sono delle parti che in aula non vengono approfondite e richiedono, quindi, un lavoro a casa che per altri insegnamenti non è necessario. Mettersi alla prova è parte della preparazione. Si trattano argomenti astratti, ma non fini a se stessi, che richiedono di ragionare parecchio, ma è l’unico esame della Specialistica ad essere così stimolante. Dopo averlo sostenuto, ho cominciato a studiare in maniera diversa, adesso mi viene più naturale approfondire gli argomenti”, racconta con entusiasmo Leandra Piscitelli, laureanda, che consiglia di studiarlo in gruppo: “altrimenti non si sviluppa il giusto approccio e si rischia di trascinarselo a lungo, anche per un anno”. Sostiene Federico Sacco: “Quest’esame impartisce dei metodi matematici per prendere decisioni. Concettualmente ti insegna a scegliere, fra varie soluzioni, la migliore possibile. E’ difficile perché non si ferma alle spiegazioni del professore, c’è bisogno di continui approfondimenti e aggiornamenti. Per ogni cosa c’è un perché e potresti aver bisogno di acquisire nuove tecniche per risolvere un problema”. “Finalmente si vedono le applicazioni di argomenti studiati nei primi anni. Si scopre a cosa possono servire nel reale delle funzioni”, commenta Giorgio Laurenzani.
Opinioni analoghe fra gli studenti di Ingegneria dell’Automazione. “Impari a trattare modelli di controllo afflitti da incertezza ed errori. È una bella materia in cui si affrontano concetti relativi alla Probabilità, con equazioni che presentano variabili aleatorie, mai trattate prima”, dice Stefano Seneca. “È una materia teorica, con degli approcci lavorativi che riguardano i processi, ma forse sarebbe preferibile qualche applicazione informatica in più con il programma Matlab, come avviene per i ragazzi dell’indirizzo Gestionale”, sottolinea Paolo De Luca. “Parla di ottimizzazione in maniera totalmente nuova, non lineare, ma astratta e concettuale. Lavori con equazioni ti portano a contatto con ambiti concettuali vicini alla Teoria dei Giochi e apprendi strumenti per l’identificazione di processi non prevedibili. Questo è molto interessante”, conclude Andrea Canale.
Ecco cosa ne pensano alcuni studenti di Ingegneria Gestionale. “Questo è stato uno dei pochi corsi che abbia seguito per intero, con passione, sempre al primo banco. Le lezioni sono interessanti, si nota che i docenti sono appassionati. La materia è molto complicata, ci sono delle parti che in aula non vengono approfondite e richiedono, quindi, un lavoro a casa che per altri insegnamenti non è necessario. Mettersi alla prova è parte della preparazione. Si trattano argomenti astratti, ma non fini a se stessi, che richiedono di ragionare parecchio, ma è l’unico esame della Specialistica ad essere così stimolante. Dopo averlo sostenuto, ho cominciato a studiare in maniera diversa, adesso mi viene più naturale approfondire gli argomenti”, racconta con entusiasmo Leandra Piscitelli, laureanda, che consiglia di studiarlo in gruppo: “altrimenti non si sviluppa il giusto approccio e si rischia di trascinarselo a lungo, anche per un anno”. Sostiene Federico Sacco: “Quest’esame impartisce dei metodi matematici per prendere decisioni. Concettualmente ti insegna a scegliere, fra varie soluzioni, la migliore possibile. E’ difficile perché non si ferma alle spiegazioni del professore, c’è bisogno di continui approfondimenti e aggiornamenti. Per ogni cosa c’è un perché e potresti aver bisogno di acquisire nuove tecniche per risolvere un problema”. “Finalmente si vedono le applicazioni di argomenti studiati nei primi anni. Si scopre a cosa possono servire nel reale delle funzioni”, commenta Giorgio Laurenzani.
Opinioni analoghe fra gli studenti di Ingegneria dell’Automazione. “Impari a trattare modelli di controllo afflitti da incertezza ed errori. È una bella materia in cui si affrontano concetti relativi alla Probabilità, con equazioni che presentano variabili aleatorie, mai trattate prima”, dice Stefano Seneca. “È una materia teorica, con degli approcci lavorativi che riguardano i processi, ma forse sarebbe preferibile qualche applicazione informatica in più con il programma Matlab, come avviene per i ragazzi dell’indirizzo Gestionale”, sottolinea Paolo De Luca. “Parla di ottimizzazione in maniera totalmente nuova, non lineare, ma astratta e concettuale. Lavori con equazioni ti portano a contatto con ambiti concettuali vicini alla Teoria dei Giochi e apprendi strumenti per l’identificazione di processi non prevedibili. Questo è molto interessante”, conclude Andrea Canale.
Necessari
richiami alle
materie di base
richiami alle
materie di base
Le scienze economiche non fanno uso degli strumenti matematici quanto le altre. Chi lavora sui fenomeni fisici è abituato a sviluppare della modellistica matematica per descriverli. Il corso di Identificazione dei Modelli e Controllo Ottimo mette a punto della modellistica matematica previsionistica, utile per i sistemi di carattere economico. È quanto sostiene il docente della materia, il prof. Franco Garofalo: “è interessante che i ragazzi facciano dei richiami alle materie di base, è un dato positivo, significa che riusciamo a mettere a frutto le loro conoscenze”. Le teorie scientifiche, che generano modelli matematici, vengono validate dalle loro qualità predittive dei dati sperimentali. “Lo stesso discorso si può fare, anche se con maggiore difficoltà, per gli studi di tipo economico. Perdere questa impostazione matematica significherebbe perdere qualcosa della mentalità ingegneristica”. Riprendere conoscenze di base non dovrebbe rappresentare un problema. “Aver introdotto i crediti accelerando i tempi ha danneggiato proprio la preparazione di base. Per questo, forse, alcuni impiegano tanto tempo, perché devono recuperare dei concetti”. Il corso per i due indirizzi è molto simile: “L’Automazione si può vedere su due livelli: uno legato alle macchine e alle strutture ed uno al coordinamento delle attività, in combinazione, per esempio, con la Logistica. L’Ingegneria Gestionale, invece, si occupa solo di aspetti manageriali. C’è chi guarda la produzione dallo stabilimento e chi dai quartieri generali, noi cerchiamo di dare a tutti una visione generale dei processi alti”. Per questo motivo, all’indirizzo automatico, sono previste le propedeuticità di Ricerca Operativa e Controlli Automatici II.
Consigli preziosi: seguire i corsi – “faccio lezioni alla lavagna, senza supporti, né pause, per tenere alta la mia tensione e abituare i ragazzi ad essere concentrati a lungo” – e dare importanza alla formazione (“penso sia preferibile curare la media degli esami, piuttosto che il tempo di laurea. Tra i ragazzi è diffusa la convinzione che il voto di laurea sia secondo al tempo impiegato, ma non è così, nemmeno per il mondo del lavoro”). Un contributo alla qualità del corso, conclude il professore, viene dai suoi collaboratori Dino Manfredi, Piero De Lellis e Diego Di Bernardo.
Simona Pasquale
Consigli preziosi: seguire i corsi – “faccio lezioni alla lavagna, senza supporti, né pause, per tenere alta la mia tensione e abituare i ragazzi ad essere concentrati a lungo” – e dare importanza alla formazione (“penso sia preferibile curare la media degli esami, piuttosto che il tempo di laurea. Tra i ragazzi è diffusa la convinzione che il voto di laurea sia secondo al tempo impiegato, ma non è così, nemmeno per il mondo del lavoro”). Un contributo alla qualità del corso, conclude il professore, viene dai suoi collaboratori Dino Manfredi, Piero De Lellis e Diego Di Bernardo.
Simona Pasquale