Sono tanti i testi in cui si discute dei pro e contro delle riforme che hanno investito il sistema accademico del nostro Paese negli ultimi venti anni, ma forse ‘Il fallimento dell’Università Italiana’ (ed. Cerbero) è il primo ad essere scritto da uno studente di soli 21 anni. Laureando in Economia e Commercio, Simone Colapietra, pugliese, è l’autore di questo saggio che, in libreria da agosto, sta facendo già molto discutere.
Dal 1999 ad oggi sono state varate ben tre riforme: la Berlinguer che ha introdotto il 3+2, le modifiche nel 2004 con la Legge 270 e poi la riforma Gelmini. Nell’analisi di Colapietra gli effetti per la cultura sono stati devastanti, “soprattutto per chi vive ogni giorno l’università non è difficile rendersene conto”.
“Io mi sono sempre interessato alla cosa pubblica – racconta – Fin dalle scuole superiori facevo parte del Parlamento regionale pugliese e del Parlamento europeo dei giovani, ma non avevo mai focalizzato la mia attenzione sulla situazione degli Atenei fin quando non ho iniziato la mia carriera accademica. Nei primi due anni di Università mi sono potuto rendere conto di come il sistema fosse fallimentare, sperimentando, molto spesso, i disagi sulla mia pelle. La mia non è una critica ad un Ateneo in particolare, ma al sistema nel suo complesso”.
Così negli ultimi due anni, Simone ha avuto modo di consultare documenti, testi scritti da tecnici, ma soprattutto di discutere con docenti e studenti per arrivare alla stesura di un’opera che guarda al sistema universitario a 360 gradi e basata su dati raccolti da fonti autorevoli. “L’idea di scrivere il libro non mi è nata subito, ma solo quando ho capito di aver raccolto tanto di quel materiale da poter condividere le mie riflessioni con un pubblico più vasto. Tra i documenti più significativi nei miei studi sul tema, sicuramente vanno citati il report della Corte dei Conti del 2010 che parla di fallimento della Riforma (da cui prende spunto il titolo del mio libro) e alcuni report dell’Ocse. Inoltre, mi sono stati molto utili due saggi di docenti – ‘Come ti erudisco il pupo’ di Sabato Aliberti, Salvatore Casillo, Vincenzo Moretti, e ‘L’Università per tutti’ di Andrea Graziosi – anche se il tema viene affrontato in chiave molto cattedratica e soffermandosi soprattutto sul problema del baronato”.
Il libro di Colapietra, invece, pone l’accento sul fallimento della riforma del 3+2 nel suo complesso, “criticandone i risultati oggettivi – come sottolinea – Gli scopi che ci si era prefissi non sono stati raggiunti: il laureato triennale è una figura che il mercato del lavoro non ha recepito e la maggior parte degli studenti continua con il biennio di specializzazione”. Una dura critica è rivolta proprio ai programmi di studio della Specialistica, “perché molti esami non sono altro che mere ripetizioni di insegnamenti già affrontati nel triennio, mentre pochi sono quelli di reale specializzazione. In chiave provocatoria mi piace affermare che in realtà basterebbe un 3+1, ritornando così al vecchio ciclo di quattro anni”.
Anche il sistema dei crediti cade sotto la scure perché “non si può standardizzare la cultura, né classificare gli insegnamenti per importanza o difficoltà. Inoltre, il modo in cui sono stati suddivisi gli esami non ha fatto altro che spingere i ragazzi verso una corsa all’accumulo dei crediti, senza avere il tempo di ragionare e assorbire gli insegnamenti, aumentando la piaga del nozionismo”.
Colapietra guarda ancora più lontano, al mondo delle imprese, e spiega come molte aziende scartino proprio i laureati con 110 lode, “consapevoli del fatto che le università gonfiano i voti di laurea per poter rientrare nelle famose ‘classifiche’”.
Ai mali dell’accademia italiana, il laureando azzarda un’ipotesi, “forse si potrebbe rimediare ritornando, per così dire, ad un Vecchio Ordinamento con dei correttivi. L’Università è un patrimonio comune ed è interesse di tutti che produca laureati competenti”. Per questo fa partire il suo volume con un capitolo introduttivo in cui riassume la storia delle riforme degli ultimi anni e la terminologia usata, “perché è rivolto ad un pubblico di esperti e non esperti, di studenti, di imprenditori, di docenti o di semplici interessati”. Già in cantiere una seconda edizione nella quale si affronterà anche una critica a questa ultima Riforma Gelmini.
Valentina Orellana
Dal 1999 ad oggi sono state varate ben tre riforme: la Berlinguer che ha introdotto il 3+2, le modifiche nel 2004 con la Legge 270 e poi la riforma Gelmini. Nell’analisi di Colapietra gli effetti per la cultura sono stati devastanti, “soprattutto per chi vive ogni giorno l’università non è difficile rendersene conto”.
“Io mi sono sempre interessato alla cosa pubblica – racconta – Fin dalle scuole superiori facevo parte del Parlamento regionale pugliese e del Parlamento europeo dei giovani, ma non avevo mai focalizzato la mia attenzione sulla situazione degli Atenei fin quando non ho iniziato la mia carriera accademica. Nei primi due anni di Università mi sono potuto rendere conto di come il sistema fosse fallimentare, sperimentando, molto spesso, i disagi sulla mia pelle. La mia non è una critica ad un Ateneo in particolare, ma al sistema nel suo complesso”.
Così negli ultimi due anni, Simone ha avuto modo di consultare documenti, testi scritti da tecnici, ma soprattutto di discutere con docenti e studenti per arrivare alla stesura di un’opera che guarda al sistema universitario a 360 gradi e basata su dati raccolti da fonti autorevoli. “L’idea di scrivere il libro non mi è nata subito, ma solo quando ho capito di aver raccolto tanto di quel materiale da poter condividere le mie riflessioni con un pubblico più vasto. Tra i documenti più significativi nei miei studi sul tema, sicuramente vanno citati il report della Corte dei Conti del 2010 che parla di fallimento della Riforma (da cui prende spunto il titolo del mio libro) e alcuni report dell’Ocse. Inoltre, mi sono stati molto utili due saggi di docenti – ‘Come ti erudisco il pupo’ di Sabato Aliberti, Salvatore Casillo, Vincenzo Moretti, e ‘L’Università per tutti’ di Andrea Graziosi – anche se il tema viene affrontato in chiave molto cattedratica e soffermandosi soprattutto sul problema del baronato”.
Il libro di Colapietra, invece, pone l’accento sul fallimento della riforma del 3+2 nel suo complesso, “criticandone i risultati oggettivi – come sottolinea – Gli scopi che ci si era prefissi non sono stati raggiunti: il laureato triennale è una figura che il mercato del lavoro non ha recepito e la maggior parte degli studenti continua con il biennio di specializzazione”. Una dura critica è rivolta proprio ai programmi di studio della Specialistica, “perché molti esami non sono altro che mere ripetizioni di insegnamenti già affrontati nel triennio, mentre pochi sono quelli di reale specializzazione. In chiave provocatoria mi piace affermare che in realtà basterebbe un 3+1, ritornando così al vecchio ciclo di quattro anni”.
Anche il sistema dei crediti cade sotto la scure perché “non si può standardizzare la cultura, né classificare gli insegnamenti per importanza o difficoltà. Inoltre, il modo in cui sono stati suddivisi gli esami non ha fatto altro che spingere i ragazzi verso una corsa all’accumulo dei crediti, senza avere il tempo di ragionare e assorbire gli insegnamenti, aumentando la piaga del nozionismo”.
Colapietra guarda ancora più lontano, al mondo delle imprese, e spiega come molte aziende scartino proprio i laureati con 110 lode, “consapevoli del fatto che le università gonfiano i voti di laurea per poter rientrare nelle famose ‘classifiche’”.
Ai mali dell’accademia italiana, il laureando azzarda un’ipotesi, “forse si potrebbe rimediare ritornando, per così dire, ad un Vecchio Ordinamento con dei correttivi. L’Università è un patrimonio comune ed è interesse di tutti che produca laureati competenti”. Per questo fa partire il suo volume con un capitolo introduttivo in cui riassume la storia delle riforme degli ultimi anni e la terminologia usata, “perché è rivolto ad un pubblico di esperti e non esperti, di studenti, di imprenditori, di docenti o di semplici interessati”. Già in cantiere una seconda edizione nella quale si affronterà anche una critica a questa ultima Riforma Gelmini.
Valentina Orellana