Il calcio come passione

C’è chi vive il calcio come riscatto sociale, chi come valvola di sfogo, chi come fonte di profitto, e chi lo analizza come passione, dedicando a questo tema un seminario di studi. È il caso del professore di Sociologia della Federico II Luca Bifulco, per il quale “il calcio può essere fondamentale per individuare e descrivere diverse dimensioni sociali e politiche”. Il 22 maggio, nell’aula AT3 di via Mezzocannone 16, è stato inaugurato il progetto didattico che vede coinvolte le cattedre di Sociologia, Sociologia II e Sociologia della conoscenza. Come spiega il docente: “questo è solo un primo incontro di un progetto di ricerca che mira a due pubblicazioni. Da un lato intendiamo soffermarci sulla sociologia del calcio, dall’altro vogliamo concentrare i nostri sforzi su un mito molto caro ai napoletani, quello di Maradona”. Un aiuto nell’organizzazione di questa mattinata di studi è arrivato da Lorenzo Fattori, studente di Sociologia ed ex presidente del Consiglio studentesco della Facoltà. 
Per l’occasione sono intervenuti ospiti che, in modo diverso, hanno fatto del calcio un lavoro. Hanno offerto il loro contributo il giornalista sportivo Raffaele Auriemma, l’ex portiere della squadra del Napoli Gennaro Iezzo e l’agente dei calciatori Tommaso Mandato. I tre hanno raccontato ai presenti i propri percorsi di formazione professionale, invitando gli studenti di Sociologia, accorsi numerosi, a coltivare sempre le proprie passioni per affermarsi nella vita. 
“Io sono il frutto della passione”, sostiene Auriemma, che ricorda di quando tra i banchi universitari leggeva un quotidiano sportivo capace di essere sempre più attraente dei “noiosissimi corsi di diritto”. Il giornalista, che ammette di non aver mai avuto la stoffa dell’avvocato, si è così dedicato ad altro: “ai miei tempi c’erano Ciotti e Ameri. Li ascoltavo la domenica, poi durante la settimana ripetevo le loro cose, imitandoli. Decisi che dovevo fare calcio. Feci un provino con il Napoli, ma fui scartato. Quindi venne la radio. Per Radio Marte seguii la mia prima partita, Napoli-Udinese. Quel giorno in città nevicò. L’evento climatico volle mettere alla prova la mia passione. Mi beccai un’influenza che durò quindici giorni, ma sono ancora qui”. 
Ha scelto di fare l’avvocato, invece, il procuratore Mandato. Nel suo lavoro la passione ha un freno, gli interessi dei suoi assistiti: “io non imitavo nessuno. Avrei dovuto fare dei contratti da solo e penso che mi avrebbero ricoverato (ride, seguito a ruota dal pubblico). Nel mio mestiere la passione va messa un po’ da parte, bisogna essere molto razionali”. Di fronte al lavoro, insomma, il professionista è costretto a far tacere il tifoso.
Non ha zittito la propria fede calcistica Iezzo che, pur di difendere la porta del Napoli, ha rinunciato al massimo campionato italiano, la Serie A, e a un contratto milionario propostogli dalla squadra greca dell’Aek Atene. Per l’ex calciatore, assecondare una passione significa fare dei sacrifici e anche correre qualche rischio: “ho perso papà a 13 anni. Non sapevo se continuare a giocare o cercare un lavoro, perché a quei tempi non guadagnavo. La mia prima squadra è stata la Scafatese. Per andare agli allenamenti ero costretto a percorrere a piedi quattordici chilometri tra andata e ritorno”. Anche lui rivolge il suo appello al pubblico: “se ci sono voglia e determinazione, potete farcela. Non smettete di sognare. Magari non arriverete in cima, ma di sicuro salirete la montagna”.
La passione da sola non basta. “Cosa occorre fare per diventare giornalisti sportivi?”. Allo studente che ha dato inizio alle domande rivolte agli ospiti, Auriemma suggerisce di “prepararsi al peggio, perché il percorso è lungo. Bisogna conservare l’umiltà. Potrebbe essere utile prendere un riferimento, imitarlo e cercare di fare meglio”. “Vale la pena fare tanti sacrifici per un mondo spesso tormentato dagli scandali? Come vive questo aspetto chi fa calcio?”. La risposta stavolta viene da Mandato: “lo viviamo come in qualsiasi professione. Quando si parla di calcio si pensa a un’oasi felice, ma così non è. Gli scandali però sono presenti ovunque, è il peso mediatico a far risaltare di più quelli che avvengono in questo sport”.
La potenza comunicativa del calcio sembra capace di rendere anche più evidente il conflitto tra il nord e il sud Italia. A tal proposito, uno dei presenti ha chiesto perché i giornalisti del nord sembrano essere intolleranti verso quelli meridionali, accusandoli spesso di essere troppo di parte. Auriemma ha negato qualsiasi forma di campanilismo giornalistico, criticando piuttosto la tendenza dei professionisti meridionali della carta stampata a essere troppo individualisti, a non incoraggiare chi è veramente bravo e a non riuscire mai a fare gruppo.
Nelle ultime battute i ragazzi hanno vestito i panni dei tifosi, facendo qualche domanda sul calciomercato. A destare curiosità è stata soprattutto quella insoddisfazione che sembra caratterizzare una parte del tifo napoletano, nonostante i buoni risultati raggiunti dalla propria squadra di calcio. 
Uno dei motivi è stato individuato da Iezzo: “all’imprenditore De Laurentiis andrebbe aggiunta la passione di Ferlaino”. Il suo auspicio sarebbe quindi un mix tra grandi doti manageriali, come quelle mostrate dall’attuale proprietario del Napoli, e l’amore sportivo manifestato dall’ex presidente che a questa società sportiva ha portato Maradona, due scudetti ma anche un amaro fallimento economico.
Sognare non costa nulla. In fondo il calcio è passione.
Ciro Baldini
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