Il Federico II vende i propri beni

Il 30 dicembre, l’Università Federico II ha venduto (secondo qualcuno svenduto), un grosso appezzamento di terreno in zona turistica e residenziale, vicino Taranto. C’è un compromesso con promessa di vendita per 3,5 milioni di euro, ad una società con sede proprio a Taranto. In vendita, prossimamente, anche degli appartamenti. In pratica l’ateneo deve fare cassa, e vende ciò che può per bilanciare i tagli della legge Finanziaria del governo.
Patalano: “c’è un
piano di dismissioni”
Ateneapoli ha sentito colui che direttamente ha seguito negli ultimi anni la vicenda di questo grosso appezzamento di terreno, il ProRettore, prof. Vincenzo Patalano, professore ordinario di Diritto Penale alla Facoltà di Giurisprudenza. “L’Ateneo da tempo sta effettuando una ricognizione sui propri beni per razionalizzare la spesa e renderli beni attivi. Insomma per utilizzarli al meglio. Del resto, in periodi di vacche magre si cerca di procurare risorse da tutte le parti”.  Quali sono i beni finora inventariati? “Si tratta, all’incirca, di una decina di appartamenti e di questo terreno vicino Taranto. Beni definiti dall’Ateneo non strategici”. Appartamenti anche in zone di prestigio? “Non mi risulta. In generale si tratta di appartamenti acquistati e poi destinati a deposito e qualche lascito”. Saranno tutti venduti? “È stato previsto un piano di dismissioni”. Veniamo a questo terreno vicino Taranto.
6-7 ettari
vicino Taranto
“Si tratta di un terreno di 5-6 ettari, forse 7 (non ricordo bene), vicino Taranto – io l’ho visto solo dalle foto  dell’Ufficio Tecnico dell’Ateneo -, un grosso appezzamento di terra che parte dalla collina, comprende anche una casa colonica e termina con una lingua di terra fino al mare”. Un bene di un certo prestigio dunque? “Veramente stiamo parlando di una località un po’ in periferia, in località Talsano, e che negli anni ci ha prodotto più spese che entrate. Ho una vasta documentazione in proposito. Contro un fitto agrario che ci fruttava appena 800-900 mila lire l’anno”. Così poco? “Beh, si trattava di un vecchio contratto, attivo dai tempi del Rettore Tesauro. Stiamo parlando di oltre 35-40 anni fa, intorno ai primi anni ’60. Terreno che però da tempo era divenuto una discarica di rifiuti speciali, uno sversatoio abusivo, al punto che più volte il Comune ci ha intimato di intervenire con urgenza, pena pesanti costi e multe per l’Ateneo. Ricordo che ad agosto di due anni fa dovetti tornare con urgenza dalle vacanze per un problema simile, ed autorizzare un esborso impegnativo urgente, al fine dell’eliminazione di questi rifiuti. Ed anche prima del preliminare di dicembre siamo dovuti intervenire”. “Si trattava inoltre di un bene allo stato improduttivo, produceva solo un fitto contenuto, in quanto, alla morte del colono, il contratto era stato rinnovato alla moglie e alla figlia che ne avevano fatto richiesta”. “Ricordo che 4-5 anni fa ne avevamo proposto l’acquisto al Politecnico di Bari, che però ci rispose negativamente. Un anno e mezzo fa, circa, demmo incarico alle maggiori agenzie immobiliari di Taranto di procurarci degli acquirenti. Ma non abbiamo avuto neppure una risposta”. Conferma che questo terreno a fine dicembre è stato invece, finalmente venduto, per 3,5 milioni di euro? “Andiamoci piano. Finora abbiamo provveduto al preliminare di vendita, non siamo ancora al contratto definitivo. Per un importo di 3,5 milioni di euro. Certo, se il venditore (il Federico II) o l’acquirente – una società con sede a Taranto – dovessero cambiare idea, ci sarebbero delle penali da pagare”. Non pensa che il valore di questo terreno, vista l’ampiezza e la vicinanza al mare, poteva avere una valutazione maggiore? “Non so. So per certo che è stato parecchio difficile trovare un compratore e che mantenerlo nei beni dell’Ateneo ci costava non poco. Se poi vi riferite all’eventuale edificabilità, con la legge Galasso mi sembra non si possa costruire a meno di 500 metri dal mare”. Dunque non conveniente per eventuali speculatori? “Non so. Non credo, per quella che è la storia di quel terreno a noi nota”.
Matide Serao il
vecchio proprietario?
Già. La storia. Ad Ateneapoli abbiamo sentito dire, che quel terreno non era altro che un lascito di Matilde Serao al Federico II. Con destinazione vincolata a residenze e servizi per gli studenti e personale dell’Ateneo. “Questo mi risulta piuttosto nuovo. La ricostruzione storica della provenienza di questo bene non è del tutto chiara, ma non mi sembra trattasi di un lascito. A noi risulta nelle proprietà dell’Ateneo dai primi del 1800, il 1812-13, e si tratta di un antico Collegio di Chirurghi, dove andavano a studiare, con borse di studio, studenti di Medicina che per gli esami erano allocati agli ospedali Incurabili. Di Matilde Serao nessuna traccia, del resto non coincide il periodo storico”.
La “voce di dentro”
Fin qui il ProRettore. Secondo qualcun altro, invece, si tratterebbe di una donazione di fine ottocento, che faceva parte dei beni immobili dell’Università Federico II. Beni che comprendono anche appartamenti. Beni e lasciti che, se ben utilizzati, dice qualcuno, “con la creazione di un apposito ufficio e con personale competente nel settore, potrebbero anche fruttare interessanti risorse, tali da meglio bilanciare, almeno parzialmente, i buchi della legge Finanziaria”. Ma andiamo con ordine.
Il suolo venduto sarebbe frutto, stando ad una voce da noi raccolta, di una donazione nientemeno che di Matilde Serao (ha tra l’altro fondato il quotidiano Il Mattino nel 1892 insieme ad Edoardo Scarfoglio. Nata nel 1856, morì nel 1927) per un’estensione sui 6-7 ettari, a 55 Km a Sud di Taranto. Un grande appezzamento di terra, vicino al mare, attorniato da un’area destinata ad edilizia residenziale, e circondata da ville private. “Nell’atto di donazione al Federico II, o in successive delibere comunali, sembra che questo terreno avesse come destinazione d’uso: residenze e servizi per studenti e dipendenti dell’Università. Dunque un preciso vincolo”. Questo suolo fu valutato, sempre stando alla voce, circa 30 anni fa, 2 miliardi di vecchie lire. Oggi la valutazione sarebbe sui 6-7 milioni di euro. La transazione è invece avvenuta a circa la metà del valore, 3,5 milioni di euro; il 30 dicembre. Pare,  ad una piccola società pugliese. Stando sempre alla voce da noi raccolta, persona autorevole ma che preferisce l’anonimato, “forse sarebbe stato meglio effettuare un’asta pubblica, contattando le più importanti società immobiliari (Pirelli, Re, etc)”. Strutture che avrebbero anche meglio potuto affrontare la questione dei vincoli: la destinazione ai giovani universitari? Viste le difficoltà economiche del Federico II non si sarebbe potuto fare di meglio? Dice sempre la voce. “Perché non si è pensato, ad esempio, di cedere questo terreno a Tronchetti Provera o Caltagirone, che hanno forti interessi immobiliari in tutta Italia, anche nella realizzazione di impianti turistici, in cambio, ad esempio, di una torre al Centro Direzionale, o di qualche edificio nel centro storico o a Bagnoli?”. Infine, – e questa può essere una proposta al programma del futuro Rettore – “perchè non creare un apposito ufficio, con personale qualificato, capace sia di attrarre finanziamenti che di utilizzare al meglio i beni dell’ateneo?”.
Paolo Iannotti
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