Il passaggio all’1+4 fa gola a molti ma non a tutti

La Facoltà più affollata dell’ateneo federiciano sta per affrontare l’ennesima fase di transizione. Dal 3+2 all’1+4, senza tralasciare l’ordinamento quadriennale che sopravvive per un ancora cospicuo numero di fuori corso, Giurisprudenza appare sempre più come una Babilonia dove si parlano mille lingue diverse. Tantissimi studenti, tanti distinti modi di vivere l’università e, soprattutto, tante esigenze particolari. 
Tra gli iscritti alla triennale in Scienze giuridiche, il passaggio alla nuova laurea magistrale in Giurisprudenza fa gola a molti ma non a tutti. C’è chi è quasi alla fine del percorso e ritiene ugualmente opportuno cambiare, e c’è chi invece non rinuncerebbe per niente al mondo a ottenere quel primo titolo tanto sudato, bello o brutto, utile o inutile che sia.
Passerò al nuovo
ordinamento
“Non credo che la laurea triennale serva a molto, perciò non ho alcun dubbio sul da farsi, passerò senz’altro al nuovo ordinamento, anche se mi mancano solo due esami”. A pensarla così è Gilda, laureanda di 23 anni. Secondo lei sacrificare un titolo come quello triennale vale la pena, dato che si tratta di risparmiare una decina di esami e una tesi di laurea. I più fanno un ragionamento di tipo matematico: passare all’1+4 conviene in termini di lavoro risparmiato. “Meno esami e una sola tesi, è vantaggioso”, dice Giampaolo, anche lui laureando. Pensare che Maria, due esami alla fine, chiederà al suo relatore, il prof. Massimo Iovane, di sospendere il lavoro di tesi: “ho iniziato a scrivere la tesi da un po’ ma, visto come stanno le cose, ho deciso di abbandonare. Meglio prendere una laurea completa con meno esami, no?”. Il suo collega Giuseppe, un solo esame alla laurea, osserva che la volontà di sostenere meno esami non va confusa con banale pigrizia. “Non siamo sfaticati – dice- vorremmo solo evitare di sprecare tempo prezioso. La specialistica prevede sedici esami in due anni, il che vuol dire che non dura due anni effettivi, bensì tre. Come si fa a sostenere sedici esami in un biennio? Saremmo finiti fuori corso automaticamente”. Qualcuno, come la ventenne Emanuela Minucci, si ferma a riflettere sui contenuti oltre che sui numeri. “E’ positivo che sia stato previsto un percorso più unitario, con insegnamenti affrontati in modo più compatto – afferma- la qualità dello studio può guadagnarne”. Iscritta al secondo anno della triennale, Emanuela è una studentessa lavoratrice. Alla domanda se, per ragioni legate al lavoro, non le converrebbe di più conseguire il titolo triennale, risponde sicura di no. “Un tempo la laurea triennale mi interessava pure, ma sono un po’ indietro con gli esami e quindi tanto vale sfruttare la possibilità di prendere una laurea completa facendo il passaggio, ormai i miei tempi sono dilatati comunque. Tra l’altro lavoro nella Pubblica Amministrazione, dove per diventare dirigente la laurea di primo livello non basta”. 
Gli irriducibili del 3+2
Non mancano però gli irriducibili del 3+2, quelli che non si sognerebbero mai di rinunciare alla laurea triennale. Proporgli di passare all’1+4 è come invitarli a gettare alle ortiche tutto il lavoro svolto finora, e a nulla vale ricordare loro che nel cambio nulla andrà perso, né in termini di esami svolti, né in termini di crediti acquisiti. Nicola Mancino, 21 anni, iscritto al terzo anno con nove esami ancora da sostenere, sembra quasi offeso quando gli si prospetta l’idea del passaggio al nuovo ordinamento. “Io ho quasi concluso il corso di laurea di primo livello – dice- sto per raggiungere il primo traguardo e non voglio mollare adesso. Magari all’1+4 penserò dopo aver preso la laurea triennale, questo sì”. Alessandra D’Avanzo, 20 anni, iscritta al secondo anno e con tutti gli esami in regola, dice no all’1+4 perché ha in mente un progetto preciso fin da quando si è iscritta all’università. “La specialistica la voglio fare eccome, ci penso da quando mi sono immatricolata – afferma- Mi piacerebbe studiare le relazioni internazionali, e so che esistono corsi di laurea specialistica indirizzati proprio a questo settore. E’ il motivo per cui ho iniziato Scienze giuridiche, e mica cambio strada perché è stato introdotto un nuovo ordinamento. Francamente non mi importa se dovrò sostenere più esami rispetto a quelli dell’1+4”. Neppure a Eleonora Quadrini, 24 anni e due esami alla laurea triennale, interessa la quinquennale. “Il fatto è che io non intendo iscrivermi nemmeno alla specialistica, almeno per ora – dice- Gli studi giuridici non mi sono piaciuti molto, e penso di metterci un punto qui. Prenderò una pausa, cercherò di sfruttare il titolo triennale: voglio vedere se mi offrirà realmente qualche opportunità di occupazione”. Originaria di Isola dell’Iri, in provincia di Frosinone, Eleonora non esclude di proseguire il percorso universitario, un giorno. “Se proprio non dovessi trovare lavoro con la laurea di primo livello, allora potrei pure iscrivermi a una specialistica, non più a Napoli ma più probabilmente a Cassino”. 
I dubbi e le cautele
I dubbi sulle modalità del passaggio sono in linea di massima diminuiti. Presso la segreteria studenti sono in distribuzione i moduli per la domanda, che potrà essere presentata fino al 31 luglio, più uno schema che illustra il regolamento. Tuttavia alcune perplessità restano forti. Sono quelle che con ogni probabilità determineranno un sovraccarico di lavoro per gli uffici della segreteria nel prossimo mese di luglio. La maggior parte degli studenti, infatti, pensa di presentare la domanda in prossimità della scadenza del termine. Il motivo è che si vuole prima terminare la sessione di esami estiva, nel timore che gli esami sostenuti dopo la presentazione della domanda non vengano convalidati. “Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio – dicono Roberta Di Francesco e Sabrina Avallone, iscritte al terzo anno- preferiamo mettere al riparo gli esami che stiamo preparando, sostenerli e poi alla fine chiedere il cambio di ordinamento”. “Non è scritto da nessuna parte se si potrà continuare a sostenere gli esami dell’ordinamento di provenienza nella sessione autunnale – protesta un gruppo di studentesse in attesa fuori dallo studio del prof. Raffaele Perrone Capano- è certo che gli esami dell’1+4 andranno sostenuti a partire dal mese di gennaio, però per il periodo compreso tra settembre e dicembre abbiamo dovuto chiedere in presidenza. Ci hanno risposto che potremo continuare a sostenere gli esami della triennale, i quali poi ci verranno convalidati. Ma non sarebbe meglio metterlo nero su bianco?”. Secondo i ragazzi le informazioni diffuse dalla facoltà avrebbero potuto essere più esaustive. E soprattutto, avrebbero potuto essere più tempestive. “Sono arrivate troppo in ritardo – dice Marco Aronio, ventunenne iscritto al terzo anno- era da un sacco di tempo che si sentiva parlare dell’1+4 ma sul sito di facoltà non usciva mai una parola a riguardo per noi già iscritti. Questo non ha fatto altro che generare confusione”. Il giudizio di Marco sul nuovo corso quinquennale è complessivamente positivo, anche se precisa: “bisogna poi vedere come questa riforma verrà concretamente applicata”. 
C’è infatti ancora tanto scetticismo in giro, unito a una serie di interrogativi fondamentali. Come cambieranno i programmi? Come ruoteranno le cattedre? Cosa si intende precisamente per integrazione? Le integrazioni verranno svolte con i docenti con i quali si è già sostenuto l’esame? “Per come ci è stato spiegato, il passaggio sembra troppo semplice, troppo a nostro favore – dicono Cettina e Carmen, iscritte rispettivamente al terzo anno e al primo anno fuori corso- Si deve essere molto cauti, non vorremmo che all’improvviso saltasse qualche coniglio fuori dal cappello”. 
L’immagine di Giurisprudenza – Babele è completa quando si incontra un gruppetto di studenti dell’ordinamento ante decreto del ’99, quello quadriennale. Loro non sanno cosa sia l’1+4. “Ancora un altro ordinamento?…Bè, tutto sommato può essere un fatto positivo anche per noi, magari ci smaltiscono più in fretta!”.
Sara Pepe
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