“Il dibattito sull’organizzazione didattica è aperto – sostiene il coordinatore del Corso di Studio in Ingegneria Aerospaziale prof. Gennaro Cardone, docente di Fluidodinamica – Conosco la posizione del prof. Bruzzese secondo la quale si dovrebbe agevolare il passaggio dalla scuola all’università, ma quello di cui stiamo parlando, ovvero lo spostamento di sei crediti, influisce poco sul bilancio complessivo del Triennio. Il discorso sarebbe diverso se dovessimo diluire il lavoro su cinque anni, ma la legge ci chiede di formare un ingegnere in tre anni”.
D’altro canto, sostiene il docente, le prestazioni sono buone. Fra i percorsi formativi dell’area industriale, quelli omogenei fra loro con una quota di iscritti allo stesso tempo non elevato e confrontabile, ovvero Ingegneria Aerospaziale e Ingegneria Chimica, hanno una diversa organizzazione della didattica. L’ultimo in particolare, insieme al Corso di Laurea in Ingegneria Navale, ha collocato il corso di Fisica I al secondo semestre del primo anno, alleggerendo considerevolmente il primo impatto con l’università, ma i risultati finali non sembrano premiare questa scelta, perchè si laureano nei tempi un maggior numero di Aerospaziali. In media il 20% degli immatricolati e, al netto degli abbandoni, questo dato passa al 30-35%.
“La nostra platea è numerosa e non tutti hanno la stessa preparazione. Per questo stiamo cercando di diffondere il test di ingresso al quarto anno della scuola superiore, per aiutare i ragazzi a scoprire il loro livello, le difficoltà che dovranno affrontare e avere in tempo tutte le indicazioni per laurearsi bene in Ingegneria. Un po’ come il test a Medicina, per il quale si comincia a studiare un anno prima”, sottolinea il prof. Cardone.
La promessa è quella di non lasciare gli studenti da soli. “Quest’anno, per ragioni di bilancio siamo riusciti ad erogare, solo al secondo semestre, dei corsi di tutorato in Analisi, ma l’anno prossimo contiamo di fare lo stesso anche per la Fisica e già dal primo semestre. Il Presidente della Scuola si sta impegnando per anticipare i bandi, il problema è che, a causa della contrazione del personale, i docenti lavorano più del previsto. In questo senso, capisco le esigenze dei professori delle discipline di base e le loro legittime richieste di tempo. Purtroppo, non esiste una ricetta ottimale”.
D’altro canto, sostiene il docente, le prestazioni sono buone. Fra i percorsi formativi dell’area industriale, quelli omogenei fra loro con una quota di iscritti allo stesso tempo non elevato e confrontabile, ovvero Ingegneria Aerospaziale e Ingegneria Chimica, hanno una diversa organizzazione della didattica. L’ultimo in particolare, insieme al Corso di Laurea in Ingegneria Navale, ha collocato il corso di Fisica I al secondo semestre del primo anno, alleggerendo considerevolmente il primo impatto con l’università, ma i risultati finali non sembrano premiare questa scelta, perchè si laureano nei tempi un maggior numero di Aerospaziali. In media il 20% degli immatricolati e, al netto degli abbandoni, questo dato passa al 30-35%.
“La nostra platea è numerosa e non tutti hanno la stessa preparazione. Per questo stiamo cercando di diffondere il test di ingresso al quarto anno della scuola superiore, per aiutare i ragazzi a scoprire il loro livello, le difficoltà che dovranno affrontare e avere in tempo tutte le indicazioni per laurearsi bene in Ingegneria. Un po’ come il test a Medicina, per il quale si comincia a studiare un anno prima”, sottolinea il prof. Cardone.
La promessa è quella di non lasciare gli studenti da soli. “Quest’anno, per ragioni di bilancio siamo riusciti ad erogare, solo al secondo semestre, dei corsi di tutorato in Analisi, ma l’anno prossimo contiamo di fare lo stesso anche per la Fisica e già dal primo semestre. Il Presidente della Scuola si sta impegnando per anticipare i bandi, il problema è che, a causa della contrazione del personale, i docenti lavorano più del previsto. In questo senso, capisco le esigenze dei professori delle discipline di base e le loro legittime richieste di tempo. Purtroppo, non esiste una ricetta ottimale”.