Il prof. Poggi: non serve collezionare esercizi ma occorre comprendere la teoria

“Ci occupiamo di tutte le forme ed infinite applicazioni dell’informazione, non come concetto astratto, ma come qualcosa misurabile in bit, attraverso l’entropia informazionale, apprezzando quanta ne è contenuta in un file, o ne può essere trasferita in un canale. I bit viaggiano a cavallo di una controparte fisica, rappresentata dai segnali. Il corso per gli allievi di Ingegneria delle Telecomunicazioni si occupa solo dei segnali deterministici mentre altri corsi studiano quelli aleatori, o entrambi gli aspetti, in maniera un po’ ridotta”, spiega il prof. Giovanni Poggi, Presidente del Corso di Laurea di Telecomunicazioni e docente della disciplina. I segnali di maggiore interesse oggi sono quelli relativi alle telecomunicazioni, internet e telefonia. Ma sono segnali anche gli impulsi elettrici del sistema nervoso e quelli associati alle onde elettromagnetiche provenienti da satelliti remoti. Inoltre, il ‘signal processing’ è di grande interesse anche in Informatica, per il riconoscimento automatico dei caratteri, in Elettronica, per i dispositivi di elaborazione in tempo reale, in Biomedica, per strumenti di imaging medicale come TAC o risonanza magnetica, nei settori Aerospaziale, Civile e Ambientale, per l’analisi di immagini satellitari o telerilevate per la gestione del territorio. “In molti percorsi di lavoro la Teoria dei Segnali non si incontrerà mai più, se non per gli aspetti culturali e metodologici che formano la vera dote di un buon ingegnere. In questo campo, molti dei lavori del futuro non esistono ancora, ma per tutti loro la forma mentis risulterà essenziale”. Lo strumento matematico fondamentale è la Trasformata di Fourier: “il suo dominio si studia in profondità, dedicando molta attenzione alle ricadute concrete di concetti come lo spettro di un segnale, la sua banda, le modalità di filtraggio. Gli aspetti formali vengono meglio approfonditi nel corso di Metodi Matematici per l’ingegneria”. Una solida base matematica è il presupposto per una completa e non superficiale comprensione della disciplina, ma gli esercizi in aula non bastano, “e nemmeno tutti quelli proposti in libri e dispense. Non serve nemmeno raccogliere decine di prove scritte con relativo svolgimento, dato che gli esercizi proposti sono sempre nuovi. Ci sono persone che credono di aver studiato perché hanno questo tipo di collezioni e poi vengono regolarmente bocciati allo scritto. Bisogna comprendere a fondo gli argomenti trattati. Gli esercizi, a questo punto, diventano solo degli esempi svolti per consolidare e validare concetti acquisiti”. Spesso gli studenti credono di poter preparare lo scritto a prescindere dalla teoria, “in questo modo si viene facilmente bocciati e si entra in una spirale perversa in cui si fanno sempre più esercizi senza aumentare la conoscenza, per cui si viene bocciati ancora e, infine, ci si demotiva. Consiglio di studiare bene e comprendere la teoria e solo dopo svolgere un numero ragionevole di esercizi”. Anche l’approccio ai corsi precedenti è spesso sbagliato: “nell’ansia di fare presto, si affrontano esami fondamentali, talvolta purtroppo superandoli, magari con voti molto bassi, con grosse lacune che poi si fanno sentire e sono responsabili dei ritardi nei corsi successivi. Consiglio di studiare molto bene Matematica e Fisica, dedicando anche più tempo del necessario. Nel bilancio complessivo, quel tempo verrà recuperato e con risultati molto migliori”.                                                   
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