Inglese, ora la prova è solo scritta

La mia prof. di inglese è una strega. Capace di trasformare una prova scritta superata in un orale da bocciatura. Per un esame che non è neppure un esame ma una semplice idoneità. Sì, la mia prof. di inglese è proprio una strega e si chiama Fiorella Squillante. 
Per sdrammatizzare, la vicenda degli studenti di Giurisprudenza che non riescono a conseguire l’idoneità in Lingua inglese con la prof.ssa Squillante la si potrebbe raccontare così, come una favoletta. I cui protagonisti però restano quasi sempre nascosti dietro lamentele che, quando finalmente si dissolvono, come avviene ad esempio in occasione del superamento della prova, ne svelano la natura tipicamente fiabesca. I ragazzi che si lagnano hanno le orecchie d’asino… La mattina del 23 novembre un gruppetto di studenti si è presentato all’orario di ricevimento della prof.ssa Squillante per la convalida del risultato dell’esame (idoneità), che oggi consiste esclusivamente in una prova scritta e non più in una duplice prova scritta e orale. Sette promossi su circa venticinque candidati, un po’ pochino. Ma tant’è. Se non si studia… Sono i ragazzi stessi a dirlo: “la professoressa è giusta. Ti promuove se hai studiato”. Le orecchie d’asino non si vedono più, ma qualcuno ammette di averle avute: “ho superato l’esame, ma è la seconda volta che lo sostengo. La prima mi ero presentato senza studiare”. 
Che la docente sia in realtà una fata che riesce a guarire magicamente i suoi studenti? In effetti, a vederla da vicino ricorda più una fata che una strega. Bionda con begli occhi azzurri. Ma combattiva come una guerriera, decisa a non lasciare che il suo insegnamento svilisca del tutto, dopo che da esame con voto in trentesimi è stato trasformato, anni fa, in una idoneità. Perché il punto è lì, in quella diversa qualificazione della prova finale: il superamento della prova di Inglese dà diritto al conseguimento di una idoneità e non di un voto in trentesimi. “Perché deve essere tanto difficile?” si chiedono molti studenti, e tra questi diversi lettori che hanno scritto ad Ateneapoli. La risposta la danno gli studenti stessi, quelli che si sono presentati per la convalida dell’esame: “è un esame serio, che alla fine ci sia l’idoneità invece del voto non significa niente”. 
“L’idoneità non ha fatto altro che svantaggiare coloro che studiano e si preparano con serietà”, dice la professoressa, “in questo modo non si fa altro che appiattire il livello di conoscenza di questa materia, che è meravigliosa”. Possibile che su più di venti esaminandi meno di dieci abbiano superato l’ultima sessione di esami? La professoressa ci disarma raccontando un episodio che lascia chiaramente capire con quale spirito errato si presenti alla prova la maggior parte degli studenti. “Proprio all’ultima sessione si è presentato uno studente che non aveva prenotato l’esame e non sapeva neppure se doveva sostenere l’esame con me o no. Questo le pare possibile?”. Dalle parole della docente, e anche da quelle degli studenti presenti al ricevimento del 23 novembre, viene fuori un quadro in cui i ragazzi, evidentemente convinti di saper già parlare adeguatamente l’inglese, vanno a sostenere la prova senza aver aperto libro. Un atteggiamento da “Io speriamo che me la cavo” che, assicura la professoressa, non porta da nessuna parte. “Nell’apprendimento della lingua inglese non si può prescindere dalle quattro abilità: reading, listening, speaking e writing. Recentemente, tenendo conto delle difficoltà dei ragazzi e confrontandomi con gli altri docenti di lingua, ho eliminato la prova orale. Ma non si può continuare a semplificare. Dobbiamo portare i nostri studenti a livelli europei, se vogliamo che abbiano delle carriere equiparate a quelle consentitegli dalle altre università europee”. 
“Privilegio il merito
alla frequenza”
Fiorella Squillante si dice anche consapevole del fatto che gli allievi di Giurisprudenza hanno poca dimestichezza con le prove scritte e afferma di tenere conto della difficoltà dell’approccio dei ragazzi con la lingua scritta. Resta però il fatto che la prova scritta è oggettiva, e in quanto tale consente più di ogni altro tipo di prova una valutazione esclusivamente basata sul merito. Merito che prescinde dalla frequenza al corso. “Anche i non corsisti possono brillantemente conseguire l’idoneità in Lingua inglese. Io privilegio i meritevoli, che non necessariamente sono quelli che hanno seguito il corso. Per i corsisti il vantaggio è di potersi esercitare frequentemente con esercitazioni intercorso corrette in aula, cui si riferisce il test misto assegnato all’esame. E’ importante, perché nello studio della lingua l’allenamento è fondamentale”. Morale della favola. Numero uno: come afferma la professoressa, nel cui archivio sono conservati centinaia di test assegnati agli esami, la prova d’esame è caratterizzata da “una grande, drammatica improvvisazione da parte dei ragazzi”. Numero due: l’unico modo in cui gli studenti possono risolvere il problema dell’idoneità che non riescono a ottenere è seguire il corso e studiare, o anche semplicemente studiare da soli. In ogni caso, studiare. Inoltre, c’è tra i ragazzi chi conferma pienamente quanto detto dalla prof.ssa Squillante all’inizio: l’idoneità non dà a chi ha studiato per bene la giusta soddisfazione. Claudio Liguori, 22 anni, iscritto al quarto anno, molto probabilmente avrebbe avuto 30 o 30 e lode all’esame di Inglese. “Come quasi tutti coloro che hanno superato questa sessione”, dice la prof.ssa. Claudio studia l’inglese da tempo, ha amici all’estero, viaggia. Eppure si è soffermato sull’esame di Lingua per circa un mese, studiandolo parallelamente a Procedura civile. “Avrei preferito che mi fosse dato un voto”, afferma. E sull’insegnamento aggiunge che non lo ritiene eccessivamente impegnativo. “Se l’università non consente il riconoscimento delle certifìcazioni di lingua rilasciate da istituti privati, e io ne ho diversi, vuol dire che non ammette un livello di conoscenza linguistica al di sotto di un certo livello. Ammesso che il livello di certi istituti sia basso… Insomma, a me la corposità di questa materia sembra equilibrata rispetto agli obiettivi che si è posta la facoltà”. Dello stesso avviso Alessia Apice, anche lei ventiduenne iscritta al quarto anno, anche lei reduce dalla prova di inglese con un 30 virtuale. “Avevo sentito un sacco di strane voci sulla prof. Squillante, ma non mi curo mai delle dicerie. Sapevo che se avessi studiato e ripetuto non avrei avuto problemi, e infatti è andata bene”. Inutile dire che Alessia per studiare e ripetere ci ha impiegato un po’ di tempo in più degli ultimi tre giorni prima dell’esame. 
Sara Pepe
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