La medicina omeopatica compie 30 anni e chiede un pieno riconoscimento istituzionale. Pertanto si interroga e discute sostenendo di avere tutti i titoli con un Forum “L’insegnamento della Medicina. Il programma universitario per il Medico del futuro: l’omeopata”, che si terrà dal 24 al 27 febbraio a Sorrento (per adesioni telefonare al numero 081.7614707). A parlarcene è la Presidente e fondatrice della Luimo, la Libera Università di Medicina Omeopatica, con sede dal 1970 in Viale Gramsci a Napoli, la dott.ssa Alma Rodriguez.
Quale lo stato della medicina omeopatica a Napoli e in Italia?
“C’è molto caos, a livello di informazione e di decisioni pubbliche. È molto difficile oggi per un utente, conoscere davvero l’omeopatia perché sotto il suo nome si nascondono sistemi terapeutici diversi. Questa situazione è ancora più aggravata dal fatto che anche in sede pubblica si tendono ad accorpare le varie discipline (omeopatia, omotossicologia, fitoterapia, medicina ayurvetica, etc), senza avere poi una nozione precisa di ciò che le caratterizza. Con il rischio chiaramente di fraintendimenti e di decisioni generalizzanti che rischiano di non essere adeguate sia per chi esercita che per l’utente finale”.
I nomi di prestigio del Forum? “Dietrich Von Eingelhardt, uno dei più grandi storici della medicina, si è occupato di Bioetica e lavora sulla dimensione antropologica della medicina. Franz Wuketits, un biologo austriaco, si occupa di evoluzione ed è un allievo della scuola del Nobel Conrad Lorenz del quale ha scritto anche una importante biografia. Poi ci sono tutti i docenti della sessione di epistemologia, anch’essi di rilievo”.
E gli italiani? “Armando Savignano, che si è occupato di antropologia medica ed è docente alla facoltà di Trieste; Giancarlo Barbarino, fisico, docente alla Seconda Università di Napoli, fa parte dell’équipe di Rubbia; Goffredo Sciaudone, napoletano che ci segue da tempo con i professori Fabroni e Farneti si è occupato di deontologia medica legata all’omeopatia e molti altri; ma anche altri accademici napoletani, come i professori Pedone, Giuditta, Crisci, Marinelli, Antonio Romano”. E gli omeopatici? Chi ci sarà? “Per fare tre nomi il prof. Proceso Sancez Ortega, messicano, uno dei fondatori della Luimo ed uno dei più grandi conoscitori viventi della Medicina Omeopatica; il dott. Marim Matheus, brasiliano, che ha fatto degli importanti studi sulle patogenesi omeopatiche ed è un grande conoscitore della sperimentazione pura omeopatica; e Geremy Swayne, decano della facoltà di omeopatia in Inghilterra, studioso del rapporto malattia-malato”.
Vi prenderete a cazzotti? “No, perché siamo civili, ma il confronto sarà davvero un confronto scientifico, basato proprio sul paragone fra i due sistemi medici, con l’intento di individuare ciò che è simile e ciò che è diverso fra le due facce della medicina. Perché lo scopo ultimo della medicina è quello di trovare il modo migliore per guarire gli ammalati e non quello della disputa sulle teorie”.
Perché il Forum? “È il punto di arrivo dopo 30 anni di applicazione del metodo di potenza. L’obiettivo è strutturare un insegnamento medico, che fin dai primi passi della formazione del medico inserisca l’altra faccia della medicina, perché se guardiamo alla totalità delle persone, noi abbiamo un sistema: sperimentale, clinico e terapeutico che ci permette di prendere in considerazione l’unità dinamica della persona malata. Non è una questione biomedica ma sperimentale, che ci permette di diagnosticare lo stato di malattia e la terapia contestualmente. Desideriamo avere un’autonomia formativa integrale per il medico del futuro”.
A che edizione del Forum siete giunti? “È la terza. La prima fu nel ’95 su ‘dentologia e pratica omeopatica’; nel ‘97 ‘vaccinazione: obbligo o libertà; quindi quella di febbraio a Sorrento”.
L’altra faccia della medicina è il progetto.
Il futuro: “un nuovo ordinamento didattico per le facoltà di medicina con l’autonomia didattica a livello mondiale e la creazione di autonome università mediche omeopatiche riconosciute a tutti i livelli. Perché non ci siano più insegnamenti frazionati e non completi nella formazione medica”.
Il progetto: “l’insegnamento. Anche la medicina allopatica oggi ha bisogno di rivisitare se stessa. Quindi non l’unificazione fra le due medicine ma il riconoscimento istituzionale dell’omeopatia”. Un riconoscimento di legge.
I limiti della medicina omeopatica? “L’impossibilità attuale di fare ricerca perché mancano i finanziamenti statali, tutto è frutto degli sforzi privati”.
I numeri. “C’è una esplosione della medicina omeopatica in Europa: il 30-50% dei cittadini del Belgio ha preso almeno un farmaco omeopatico, grande diffusione anche in Francia, Inghilterra e discreta in Germania, 5-10% di utenti in Italia nella medicina alternativa in generale, il 30% in USA ed altrettanti in Canada. In India ci sono addirittura le ‘università riconosciute’, in Brasile le ‘specializzazioni’, in Svezia un dottorato di ricerca”.
In Italia 7-8.000 medici omeopatici, di cui circa “2.000 passati per la LUIMO in 30 anni, dal 1970 ad oggi”.
Quale lo stato della medicina omeopatica a Napoli e in Italia?
“C’è molto caos, a livello di informazione e di decisioni pubbliche. È molto difficile oggi per un utente, conoscere davvero l’omeopatia perché sotto il suo nome si nascondono sistemi terapeutici diversi. Questa situazione è ancora più aggravata dal fatto che anche in sede pubblica si tendono ad accorpare le varie discipline (omeopatia, omotossicologia, fitoterapia, medicina ayurvetica, etc), senza avere poi una nozione precisa di ciò che le caratterizza. Con il rischio chiaramente di fraintendimenti e di decisioni generalizzanti che rischiano di non essere adeguate sia per chi esercita che per l’utente finale”.
I nomi di prestigio del Forum? “Dietrich Von Eingelhardt, uno dei più grandi storici della medicina, si è occupato di Bioetica e lavora sulla dimensione antropologica della medicina. Franz Wuketits, un biologo austriaco, si occupa di evoluzione ed è un allievo della scuola del Nobel Conrad Lorenz del quale ha scritto anche una importante biografia. Poi ci sono tutti i docenti della sessione di epistemologia, anch’essi di rilievo”.
E gli italiani? “Armando Savignano, che si è occupato di antropologia medica ed è docente alla facoltà di Trieste; Giancarlo Barbarino, fisico, docente alla Seconda Università di Napoli, fa parte dell’équipe di Rubbia; Goffredo Sciaudone, napoletano che ci segue da tempo con i professori Fabroni e Farneti si è occupato di deontologia medica legata all’omeopatia e molti altri; ma anche altri accademici napoletani, come i professori Pedone, Giuditta, Crisci, Marinelli, Antonio Romano”. E gli omeopatici? Chi ci sarà? “Per fare tre nomi il prof. Proceso Sancez Ortega, messicano, uno dei fondatori della Luimo ed uno dei più grandi conoscitori viventi della Medicina Omeopatica; il dott. Marim Matheus, brasiliano, che ha fatto degli importanti studi sulle patogenesi omeopatiche ed è un grande conoscitore della sperimentazione pura omeopatica; e Geremy Swayne, decano della facoltà di omeopatia in Inghilterra, studioso del rapporto malattia-malato”.
Vi prenderete a cazzotti? “No, perché siamo civili, ma il confronto sarà davvero un confronto scientifico, basato proprio sul paragone fra i due sistemi medici, con l’intento di individuare ciò che è simile e ciò che è diverso fra le due facce della medicina. Perché lo scopo ultimo della medicina è quello di trovare il modo migliore per guarire gli ammalati e non quello della disputa sulle teorie”.
Perché il Forum? “È il punto di arrivo dopo 30 anni di applicazione del metodo di potenza. L’obiettivo è strutturare un insegnamento medico, che fin dai primi passi della formazione del medico inserisca l’altra faccia della medicina, perché se guardiamo alla totalità delle persone, noi abbiamo un sistema: sperimentale, clinico e terapeutico che ci permette di prendere in considerazione l’unità dinamica della persona malata. Non è una questione biomedica ma sperimentale, che ci permette di diagnosticare lo stato di malattia e la terapia contestualmente. Desideriamo avere un’autonomia formativa integrale per il medico del futuro”.
A che edizione del Forum siete giunti? “È la terza. La prima fu nel ’95 su ‘dentologia e pratica omeopatica’; nel ‘97 ‘vaccinazione: obbligo o libertà; quindi quella di febbraio a Sorrento”.
L’altra faccia della medicina è il progetto.
Il futuro: “un nuovo ordinamento didattico per le facoltà di medicina con l’autonomia didattica a livello mondiale e la creazione di autonome università mediche omeopatiche riconosciute a tutti i livelli. Perché non ci siano più insegnamenti frazionati e non completi nella formazione medica”.
Il progetto: “l’insegnamento. Anche la medicina allopatica oggi ha bisogno di rivisitare se stessa. Quindi non l’unificazione fra le due medicine ma il riconoscimento istituzionale dell’omeopatia”. Un riconoscimento di legge.
I limiti della medicina omeopatica? “L’impossibilità attuale di fare ricerca perché mancano i finanziamenti statali, tutto è frutto degli sforzi privati”.
I numeri. “C’è una esplosione della medicina omeopatica in Europa: il 30-50% dei cittadini del Belgio ha preso almeno un farmaco omeopatico, grande diffusione anche in Francia, Inghilterra e discreta in Germania, 5-10% di utenti in Italia nella medicina alternativa in generale, il 30% in USA ed altrettanti in Canada. In India ci sono addirittura le ‘università riconosciute’, in Brasile le ‘specializzazioni’, in Svezia un dottorato di ricerca”.
In Italia 7-8.000 medici omeopatici, di cui circa “2.000 passati per la LUIMO in 30 anni, dal 1970 ad oggi”.