Le scuole medievali l’avevano inserita tra le arti del Quadrivio che, insieme a quelle del Trivio, preparavano alla carriera amministrativa. La musica sembra, invece, non trovare posto nel seminario ‘Il viaggio a Napoli tra Letteratura e Arti” organizzato proprio presso la Facoltà di Lettere di quella che è la più antica università pubblica del mondo. Il ciclo di incontri, svoltosi tra il 19 e il 21 aprile, rientra nel progetto di ricerca coordinato dal prof. Pasquale Sabbatino, nell’ambito del Master ‘Letteratura, Scrittura e Critica Teatrale’, e cofinanziato dal Polo delle Scienze Umane e Sociali e dalla Compagnia San Paolo nell’ambito del progetto F.A.R.O. Attraverso l’intervento di diversi esperti di caratura internazionale, si affronta il tema della letteratura di viaggio a Napoli e dei suoi intrecci con le diverse arti, dal trecento fino al novecento.
Cinema, fotografia, arti figurative sono gli ambiti disciplinari presi in considerazione, ma in una lettera inviata al Rettore, al Preside De Vivo e ai colleghi di Facoltà, la prof.ssa Marina Mayrhofer, docente di Storia della Musica, segnala come tra queste arti manchi proprio la musica: “Mi sono chiesta quali possono essere state le motivazioni che hanno escluso un’arte che occupa un posto così rilevante nella cultura della nostra città. Eppure il ‘viaggio a Napoli’ fu meta ricercata da musicisti di prima grandezza che raggiunsero la città per disparate ragioni: interesse culturale, contatti di lavoro, soggiorni poi tramutatisi in occasioni fecondissime per la produzione artistica”.
La docente ricorda, infatti, come Napoli, con il suo teatro lirico, sia stata tappa dei più importanti musicisti: “Nel Settecento basta citare i nomi di Gluck e Mozart, mentre nel diciannovesimo secolo operarono a Napoli operisti come Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi, pianisti come Sigismund Thalberg e, infine, Wagner che tra Ravello e Napoli compose il Parsifal; nel Novecento, infine, William Walton e Hans Henze elessero Ischia a loro dimora privilegiata. E’ universalmente riconosciuto che lo spazio che la musica ha occupato nella cultura napoletana dei secoli scorsi sia stato tra i motivi più convincenti che hanno indotto musicisti e intellettuali d’ogni paese a compiere un viaggio siffatto”.
Da qui parte lo sconcerto della docente, che sottolinea ancora come “una Facoltà di Lettere che ignora, nell’ambito di un convegno così importante e con questo titolo, un tema di questo interesse, si squalifica da sola. Io credo che accanto agli esperti di storia dell’arte o di cinema, avrebbero dovuto chiamare anche un musicologo. Purtroppo noi abbiamo sempre incontrato difficoltà a rivendicare il ruolo della musica nella cultura cittadina. Per anni abbiamo lottato senza successo per aprire un Dipartimento di Discipline Musicali. Adesso arriviamo addirittura ad ignorare quello che è stato uno dei principali stimoli verso gli intellettuali europei per i loro soggiorni partenopei”.
La prof.ssa Mayrhofer denuncia, così, uno stato di diffusa ignoranza verso la disciplina musicale anche tra i suoi stessi colleghi: “credo che questa esclusione dal convegno, benché io insegni Drammaturgia Musicale proprio nel Master coordinato dal prof. Sabbatino, sia dovuta all’ignoranza. Sono pochi i colleghi che hanno competenza musicale – ricordo Domenico Conte, Silvia Disegni, Matteo Palumbo, lo stesso Preside De Vivo è appassionato di Lirica – ma, in generale, c’è poca competenza verso le discipline musicali. Questo si riversa sugli studenti ai quali mancano anche le nozioni basilari, dimostrando grosse mancanze in quella che è la preparazione di un laureato in materie umanistiche”, denuncia la docente, in attesa anche di una risposta alla sua missiva ai colleghi.
Valentina Orellana
Cinema, fotografia, arti figurative sono gli ambiti disciplinari presi in considerazione, ma in una lettera inviata al Rettore, al Preside De Vivo e ai colleghi di Facoltà, la prof.ssa Marina Mayrhofer, docente di Storia della Musica, segnala come tra queste arti manchi proprio la musica: “Mi sono chiesta quali possono essere state le motivazioni che hanno escluso un’arte che occupa un posto così rilevante nella cultura della nostra città. Eppure il ‘viaggio a Napoli’ fu meta ricercata da musicisti di prima grandezza che raggiunsero la città per disparate ragioni: interesse culturale, contatti di lavoro, soggiorni poi tramutatisi in occasioni fecondissime per la produzione artistica”.
La docente ricorda, infatti, come Napoli, con il suo teatro lirico, sia stata tappa dei più importanti musicisti: “Nel Settecento basta citare i nomi di Gluck e Mozart, mentre nel diciannovesimo secolo operarono a Napoli operisti come Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi, pianisti come Sigismund Thalberg e, infine, Wagner che tra Ravello e Napoli compose il Parsifal; nel Novecento, infine, William Walton e Hans Henze elessero Ischia a loro dimora privilegiata. E’ universalmente riconosciuto che lo spazio che la musica ha occupato nella cultura napoletana dei secoli scorsi sia stato tra i motivi più convincenti che hanno indotto musicisti e intellettuali d’ogni paese a compiere un viaggio siffatto”.
Da qui parte lo sconcerto della docente, che sottolinea ancora come “una Facoltà di Lettere che ignora, nell’ambito di un convegno così importante e con questo titolo, un tema di questo interesse, si squalifica da sola. Io credo che accanto agli esperti di storia dell’arte o di cinema, avrebbero dovuto chiamare anche un musicologo. Purtroppo noi abbiamo sempre incontrato difficoltà a rivendicare il ruolo della musica nella cultura cittadina. Per anni abbiamo lottato senza successo per aprire un Dipartimento di Discipline Musicali. Adesso arriviamo addirittura ad ignorare quello che è stato uno dei principali stimoli verso gli intellettuali europei per i loro soggiorni partenopei”.
La prof.ssa Mayrhofer denuncia, così, uno stato di diffusa ignoranza verso la disciplina musicale anche tra i suoi stessi colleghi: “credo che questa esclusione dal convegno, benché io insegni Drammaturgia Musicale proprio nel Master coordinato dal prof. Sabbatino, sia dovuta all’ignoranza. Sono pochi i colleghi che hanno competenza musicale – ricordo Domenico Conte, Silvia Disegni, Matteo Palumbo, lo stesso Preside De Vivo è appassionato di Lirica – ma, in generale, c’è poca competenza verso le discipline musicali. Questo si riversa sugli studenti ai quali mancano anche le nozioni basilari, dimostrando grosse mancanze in quella che è la preparazione di un laureato in materie umanistiche”, denuncia la docente, in attesa anche di una risposta alla sua missiva ai colleghi.
Valentina Orellana