LA PAROLA AI DOCENTI DEL PRIMO ANNO

Di cosa ha bisogno uno studente alle prime armi? Come affrontare il linguaggio giuridico senza rimanere ingarbugliati nella rete del diritto? Prosegue il nostro giro di interviste ai docenti delle tre discipline impartite alle matricole nel primo semestre.
Istituzioni di diritto romano. Prof. Antonio Palma (V cattedra S/A): “Sono molto contento dei ragazzi che frequentano il mio corso, dimostrano ogni giorno una partecipazione ed un interesse maggiori. Gli studenti del primo anno avvertono quasi un senso di abbandono e di non appartenenza al mondo universitario ed è per questo che bisogna tutelarli”. Il corso si divide sostanzialmente in due fasi: “la prima illustra e definisce i concetti base delle categorie generali del diritto; la seconda inserisce queste categorie nell’esperienza giuridica dei vari ordinamenti, ci mostra come le categorie siano emerse nel corso del tempo. Durante le lezioni privilegio molto la comparazione tra realtà giuridica romana e realtà giuridica contemporanea. Ed è per questo motivo che chi studia prima Istituzioni sarà avvantaggiato nel sostenere Privato. I continui richiami al diritto positivo vigente anticipano le nozioni e i problemi che si affronteranno in maniera più dettagliata nel corso di diritto Privato”. I punti su cui focalizzare l’attenzione: “Il sistema delle fonti e il processo romano sono i punti cardine del programma; perché è attraverso il processo che si elabora il diritto non scritto, quell’insieme di soluzioni ai casi pratici che nel corso del tempo ha portato all’emersione di un sistema giuridico più astratto e generale. Cerco sempre di fornire agli studenti delle definizioni semplici e ricordo che le terminologie latine che si trovano nel manuale non sono richieste ai fini dell’esame”. I consigli pratici: “Bisogna seguire. In secondo luogo non si deve rimandare lo studio ad una fase successiva, tentare se è possibile di studiare durante i corsi gli argomenti che man mano vengono spiegati. Dopo conviene predisporre uno schema scritto sulla parte studiata, lo schema deve essere ricostruito prima mentalmente, scopiazzare dal libro rende vano questo esercizio. Inoltre ricordo che interagire con i professori e i collaboratori è un aspetto fondamentale che non va sottovalutato”. Com’è cambiata l’Università da quando era uno studente? “Mi sono laureato alla Federico II,  avevo 21 anni, e nell’Università non regnava il caos attuale. I passaggi ai vari ordinamenti e il numero eccessivo degli esami hanno portato ad un disorientamento generale. Le istituzioni culturali non hanno bisogno di continue riforme, ma di stabilità, perché la stabilità genera identità ed appartenenza”. Da studente com’era? “Ero un discreto studente e non ho mai avuto grosse difficoltà,  però l’esame di Procedura Civile rappresentò forse l’aspetto più terribile della mia carriera universitaria. Nel corso degli anni, ho insegnato a Salerno e attualmente insegno anche a Roma, ho sempre detto agli studenti che bisogna studiare come se si lavorasse, dopo le lezioni l’intero pomeriggio va dedicato allo studio, proprio come facevo io da ragazzo”.
Aule ancora
affollate
Anche ai corsi del prof. Generoso Melillo (I cattedra B/C) la frequenza è notevole: “A differenza degli studenti della laurea quadriennale, oggi le matricole  seguono il corso fino alla conclusione intuendo l’importanza delle prime nozioni. Durante l’intervallo i ragazzi dimostrano concretamente la loro partecipazione ponendo domande e cercando soluzioni ai problemi. Se terminiamo il programma prima della fine del trimestre dedichiamo le ultime lezioni al riepilogo in modo che lo studente che affronterà l’esame a gennaio sarà avvantaggiato”. Come si affrontano le prime nozioni giuridiche? “Durante le prime lezioni partiamo dal linguaggio giuridico, un linguaggio complesso che va utilizzato in modo specifico. Chi studia il manuale da solo a casa, legge una parola di significato giuridico e la trasporta nel sistema secondo le sue conoscenze, chi invece viene alle lezioni inquadra con più facilità la parola nel sistema giuridico ed è in grado di schematizzarla nell’istituto specifico di appartenenza. L’apprendimento del diritto in parte è fatto di materiale scritto, e per buona parte, forse la più significativa ai fini dell’esame, è fatto di tradizione orale. Gli studenti devono imparare a distinguere i vari concetti giuridici senza confonderli e solo attraverso lo studio della tradizione si possono scindere le categorie. A volte durante le lezioni parto proprio da materiali latini per risalire alle fonti dell’istituto di cui stiamo parlando. La storia del diritto dà la possibilità di dire come cambia la società se si fa una certa norma, come cambia l’ordinamento se la società esprime certi bisogni”. I consigli: “Seguire con attenzione le lezioni, frequentare per apprendere quella tradizione orale di cui parlavo prima”. Un ricordo personale. “Mi sono laureato alla Federico II e l’Università era molto diversa. Ma, soprattutto, eravamo noi studenti ad essere diversi. Gli studenti di oggi hanno una cultura generale più variegata; naturalmente lo sforzo richiesto è maggiore e a volte i risultati scarseggiano. Io studiavo ben 9 ore al giorno, terminavo la sera alle undici e ricominciavo il mattino presto, consiglio quindi di non temporeggiare e affrontare subito la disciplina oggetto di studio”. Anche per il prof. Luigi di Lella (III cattedra G/M) le prime nozioni giuridiche sono fondamentali: “Le prime lezioni sono destinate proprio a chiarire i termini tecnici. Ci rendiamo conto che abbiamo di fronte ragazzi che non hanno mai studiato il diritto e quindi gradualmente li avviciniamo al mondo giuridico. Sono contento: rispetto alle prime lezioni, la frequenza non sia diminuita, la mia aula è sempre gremita, addirittura ci sono ragazzi che sono costretti a sedersi per terra”. Un consiglio: “Lo studio storico del diritto agevola lo studio del diritto positivo e quindi del diritto privato, consiglio a tutti di affrontare prima l’esame di Istituzioni, i vantaggi saranno notevoli. E poi data la mia esperienza – sono 32 anni che insegno – so che seguire le lezioni è una regola dalla quale non si può prescindere”. Un ricordo da studente. “Quando frequentavo la Federico II, l’Università era completamente diversa, ma forse sostanzialmente quello che è cambiato di più è il livello di preparazione degli studenti. I ragazzi di oggi sono meno attrezzati culturalmente e quindi non c’è da meravigliarsi se il livello delle lezioni si è notevolmente abbassato rispetto a quando ero studente”.
Diritto Costituzionale. Prof. Michele Scudiero (I cattedra B/C): “Quest’anno le cose vanno molto bene; le aule ad ottobre erano molto affollate e per fortuna sono rimaste tali. Gli studenti mostrano un interesse vivo, durante le ore di lezione vi è una visibile partecipazione, i ragazzi si soffermano sui problemi, pongono domande, e questo ci dà le migliori premesse per portare avanti un ottimo lavoro. Siamo ancora all’inizio, ma dopo circa trenta ore di lezione il mio bilancio è più che positivo”. Come si affrontano le lezioni? “Durante le lezioni si segnalano le tematiche fondamentali, non ci soffermiamo sull’analitico, sullo specifico, ma tendiamo ad una impostazione sistematica. Lo studente che segue si trova quasi automaticamente portato sulla traccia normativa; per questo motivo nel corso degli anni abbiamo riscontrato un rendimento lontanissimo tra chi segue le lezioni e chi rimane a casa. Chi affianca le lezioni con un buon studio a casa supera l’esame in modo brillante. Per fortuna solo una minoranza di studenti pensa ancora che l’Università sia solo la sede dove sostenere l’esame, la facoltà è luogo d’incontro tra diverse culture e diversi modi di pensare, è qui che si trovano le risposte utili alle domande che appaiono durante gli anni della carriera universitaria”. Qualche dritta: “frequentare anche le esercitazioni. Inoltre bisogna munirsi dei sussidi necessari, scegliere un buon libro di testo, nato nell’Università e per l’Università in un’edizione aggiornata, e studiare con la Costituzione sulla scrivania. E poi bisogna mantenere vivo il colloquio con il docente e i suoi collaboratori. Ragazzi, ricordate che l’Università va vissuta intensamente, essere spettatori non aiuta ad ambientarsi ed a capire i meccanismi dello studio universitario”. Un ricordo: “La mia vita da studente era molto impegnativa, studiavo al Collegio Universitario della Veterinaria, struttura ottima che ormai non esiste più, e lì c’erano tanti ragazzi come me, che cercavano di farsi spazio nel mondo universitario. I miei vicini di stanza erano medici, ingegneri, architetti e anche grazie a loro ho imparato a studiare intensamente, all’incirca 10/12 ore al giorno. Bisogna studiare tutto quello che fisicamente e materialmente si può. Raggiungere il massimo dell’impegno nelle ore in cui si studia permette poi di avere contemporaneamente una vita privata. Ammetto che se c’era una partita di pallone andavamo tutti in cortile a giocare, ma mediamente la giornata era concentrata sulle lezioni e sullo studio”.
Sostenni Diritto
Amministrativo 5 volte
Filosofia del diritto. Prof. Giovanni Marino (I cattedra B/C e V cattedra S/A): “Sono molto soddisfatto c’è una maggiore frequenza che a volte denota una maggiore motivazione. Ho dedicato il primo mese di corso alle nozioni fondamentali del diritto, il nostro insegnamento ha una funzione formativa essenziale. Far guadagnare ai ragazzi la prospettiva di passaggio dal linguaggio comune al linguaggio giuridico è uno dei punti essenziali delle mie lezioni. L’attenzione al diritto come linguaggio è molto utile perché introduce il passaggio entro il dominio giuridico e segnala che il linguaggio è proprio il momento dell’agire giuridico”. Un consiglio: “durante le lezioni cerco di aiutare i ragazzi a prendere confidenza con il testo. Un manuale va letto con il rispetto che merita senza stravolgere la volontà dell’autore. Per questo consiglio ai ragazzi di registrare le loro voci (quando spiegano il testo studiato) e di risentirsi. Bisogna avere la consapevolezza di cosa si sta parlando per stabilire una comunicazione semplice, lineare ed efficace. Imparare a comporre frasi semplici senza voler ripetere minuziosamente i vocaboli del testo, questo è il segreto di una buona prova d’esame”. Quali ricordi da studente? “Quando frequentavo la Federico II non mi definivo uno studente brillante; all’epoca avevo un complesso musicale che rubava molto del mio tempo libero e poi facevo già pratica in uno studio legale, la mia giornata era pregna di impegni. Ricordo che l’esame che mi diede più problemi fu Amministrativo, per ben 5 volte tornai a casa senza aver avuto il coraggio di sostenere l’esame. Ma erano altri tempi, l’espressione ‘vivere l’Università’ era impensabile. Consiglio agli studenti di non perdere tempo perché il loro futuro professionale si decide tra i 18 e i 22 anni. Si può studiare, avere un complesso, una vita sentimentale, tutto organizzato in funzione dello studio. Il tempo è il bene più prezioso che ci permette di sfruttare al meglio le nostre potenzialità, quindi meglio non cedere alla pigrizia e accelerare il passo finche si può”.
Susy Lubrano
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