La proposta: uno sportello didattico per chi è in difficoltà

Calendario didattico, organizzazione, ma anche servizi e strutture. La valutazione degli studenti di Economia alla ripresa delle attività didattiche dopo la sessione primaverile di esami. “È una bella Facoltà ma l’organizzazione degli esami è una delusione – dice Luciano Cardone, iscritto alla Triennale di Scienze del Turismo – Ad aprile le date di Diritto Pubblico e Geografia del Turismo erano attaccate l’una all’altra, dovevi scegliere quale esame sacrificare. Per fortuna, la sessione estiva è organizzata un po’ meglio”. “Il calendario è troppo compresso. Le date fissate ad aprile sono state tutte concentrate in una settimana e tante si accavallavano”, sottolinea Giovanna Albano, studentessa di Economia Aziendale. “Dovremmo sostenere otto esami ma non ci sono altrettante sessioni nel corso dell’anno. Se non confermano quella di novembre, si rischia di avere un buco enorme che va da settembre a dicembre”, aggiunge la collega Immacolata Cirillo. “Gli esami, in assoluto, non sono tanti, ma diventano complicati da gestire perché dobbiamo seguire le lezioni tutti i giorni. Abbiamo tanti corsi, alcuni prevedono anche la firma di frequenza. Il calendario dovrebbe essere rivisto alla luce di questa considerazione”, sostiene Maria, iscritta ad Economia e Commercio. “Il ritmo è tremendo ed il calendario è stilato male. Alcuni di noi se la sono cavata, ma tanti non ce l’hanno fatta a reggere l’impatto – racconta Sossio Russo, matricola ad Economia Aziendale – Avremmo dovuto sostenere tre esami nei quindici giorni disponibili fra gennaio e febbraio. La prima data di Economia Aziendale è stata fissata solo tre giorni dopo la fine del corso”. “La pausa autunnale, durante la quale i ragazzi più grandi hanno svolto gli esami, per noi è stata un disastro”, afferma con una certa veemenza il compagno di studi Gianluigi Vignapiano che ha anche da dire sulle aule assegnate al primo anno “specialmente le T, sono scomode. È vero che sono più grandi delle G e si trova sempre posto a sedere, ma dai lati non si vede e non si sente bene, per cui si è spesso costretti a sedersi sulle scale per riuscire a seguire per bene”. 
Sotto la lente d’ingrandimento, anche le strutture e i servizi della Facoltà. “Su youtube è reperibile un video in cui si vede grondare l’acqua dal soffitto, quando piove”, racconta Luca, studente di Economia Aziendale. “Il livello didattico è molto alto, le attività sono impegnative ed interessanti e le biblioteche sono ben fornite, è un peccato che la struttura non sia all’altezza – commenta la collega Anna Paola Fiumara, studentessa fuori sede, che ogni giorno arriva a Monte Sant’Angelo dalla provincia e punta l’indice contro trasporti e parcheggi – La sede non è ben collegata, raggiungerla è un problema. In un complesso così grande e con tanti spazi, poi, mancano i parcheggi e quelli che ci sono si pagano”. “Alle mense si mangia abbastanza bene, le aule informatiche sono buone e la connettività wi-fi dà problemi solo se usi uno smart phone. Sono contenta”, commenta Sara, al secondo anno di Economia e Commercio.
Nei cortili del campus incontriamo Gennaro e Raffaele, terzo anno di Economia Aziendale, in attesa dei risultati dell’esame di Marketing e Strategia d’Impresa che saranno resi noti alle cinque del pomeriggio: “abbiamo sostenuto la prova il 16 aprile, sono trascorsi venti giorni. Quello che contestiamo non è il tempo necessario per le correzioni, siamo tanti, è normale, ma la mancanza di informazione. Perché non si possono pubblicare i risultati in rete? In questo modo chi abita in un’altra provincia potrebbe evitare un viaggio, magari solo per scoprire che è stato bocciata”. Al di là della rabbia, qualcuno avanza una proposta: “forse potrebbe essere utile uno sportello didattico al quale rivolgersi, magari in gruppo, se si hanno carenze di base o si incontrano delle difficoltà nell’andare avanti. È vero che c’è il ricevimento, ma si tratta di momenti troppo brevi – suggerisce Anna Paola – Al primo anno sono dovuta ricorrere alle lezioni private per Matematica perché venivo dal classico ed al corso partivano dal presupposto che tutti avessero una preparazione molto avanzata. Però non tutti possono permettersi di pagare un insegnante privato”. 
Simona Pasquale 
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