Lepore: vige ancora il sistema, non più praticabile, dell’andare a bottega

Terminati i precorsi – Matematica, Informatica, Introduzione all’Urbanistica, Capacità espressiva – i 50 studenti del primo anno del corso di laurea in Urbanistica sono entrati nel vivo delle lezioni. Stanno infatti frequentando Matematica e Statistica, Inglese, ed il laboratorio di Impostazione, che anche quest’anno verte sull’approccio multidisciplinare ad un caso urbano della città. “Abbiamo scelto S. Giovanni a Teduccio, una zona carica di valenze simboliche, problemi, storia – riferisce la professoressa Daniela Lepore, la quale insegna appunto nell’ambito del laboratorio del primo anno- Un’area ex industriale sottoposta ad intense trasformazioni che richiederebbero la capacità di cercare una nuova vocazione. Un caso complesso, insomma, e molto formativo per gli studenti”. I quali, però, proprio come i docenti, non possono sempre sfruttare pienamente le potenzialità che offre il corso di laurea, in termini di saperi, fantasia nel proporre metodologie didattiche e passione. “Non abbiamo aule informatiche leggere, dotate di un proiettore e del collegamento in rete”, chiarisce. “Se un docente – io sono tra questi – usa un pò di tecnologia nel preparare e proporre le lezioni, o si organizza da sé, con qualche difficoltà, o è perduto”. Precisa: “I proiettori, per esempio. Non essendo fissi nelle aule, come accade in altre facoltà, penso ad Ingegneria, ogni volta vanno montati quando servono. Tempo e fatica. Non c’è però lo schermo per proiettare, dunque ci si arrangia mandando le immagini direttamente sul muro, possibilmente sulle pareti laterali delle aule, perché libere da ingombri che ostacolano la visione. Se volessi fare una parte delle lezioni col metodo dell’e–learning, obbligherei gli studenti a connettersi la notte da casa, per quelli che hanno il computer. Se invece la facoltà fosse collegata alla rete informatica, potrebbero organizzarsi da qui. Mi guardo bene, poi, dal mettere materiale più pesante nella lezione al computer. Quando se lo scaricano? In aula non possono ed a casa, se hanno un vecchio modem, si blocca tutto”. Insiste: “Che io sappia, c’è solo un laboratorio informatico per tutta la facoltà. Mi pare assurdo. Nel laboratorio di Urbanistica c’è poi una piccola aula informatica, ad uso degli studenti del Master. Adesso cerco di utilizzarlo con gli studenti del primo anno, ma quando i corsi del Master si terranno anche di pomeriggio, perderemo anche questa opportunità”. 
La mancanza di proiettori e di un collegamento in rete nelle aule, secondo la professoressa Lepore, testimoniano che in facoltà c’è ancora molto da fare, sotto il profilo dell’innovazione didattica. “Qui vige ancora il vecchio sistema dell’andare a bottega. Il maestro tiene lezione, fa le correzioni, gli allievi ascoltano e, quando possono, presentano i loro lavori. Un sistema, piaccia o meno, non più sostenibile con i nuovi ritmi della didattica. Se chiediamo agli studenti di rimanere in facoltà fino alle sei di pomeriggio, è evidente che dobbiamo offrire loro le condizioni per apprendere anche in aula, durante la lezione, perché a casa il tempo non è molto. Affinché questo avvenga, però, non possiamo non innovare profondamente il metodo di fare didattica”. Oltre che i servizi. Riflette la docente: “Avrei voluto far sperimentare agli studenti come si cerca un articolo in una biblioteca. Ho dovuto desistere perché la biblioteca del dipartimento al quale afferisco è aperta solo due volte a settimana e per poche ore. Quella di facoltà non ha un catalogo in rete e, se avessi portato tutti gli allievi a cercare nei cataloghi, avrei mandato in tilt la struttura. Ecco a cosa mi riferisco quando dico che la facoltà deve ancora fare molto per adeguarsi alle nuove esigenze imposte dalla riforma universitaria. Agli studenti abbiamo chiesto un cambiamento di abitudini e di mentalità. Piaccia o meno, è così. Però l’istituzione non può non adeguarsi alle nuove esigenze”.   
(F.G.)
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