Lettere Classiche, una scelta di cuore

Lauree deboli? Adesso basta! I laureati in Lettere Classiche vogliono riaffermare il loro rapporto con il presente e il grande contributo che la cultura umanistica ha sempre dato al progresso dell’umanità. A questo scopo, “e per riaccendere gli animi  dei nostri studenti, spesso sconfortati dai problemi legati al mondo del lavoro”, la prof.ssa Marisa Squillante, Presidente del Corso di Laurea in Lettere Classiche, ha organizzato una mattinata di dibattito sul tema il 15 dicembre. ‘Il presente e il futuro dell’antico. Prospettive di un laureato in Lettere Classiche’ ha voluto rappresentare, infatti, una giornata di incontro tra ex allievi, giovani ricercatori e studenti per fare il punto su quelle che sono le competenze, le caratteristiche e le prospettive di un classicista.
I dati di Alma Laurea mostrano come tra il 2000 e il 2008 le immatricolazioni a Lettere siano calate del 4 per cento. Meno 3,5 per cento anche per Ingegneria, Facoltà che rilascia il titolo considerato più spendibile, quindi “ci si continua a dedicare allo studio delle materie umanistiche pur sapendo che gli esiti occupazionali più naturali, l’insegnamento e il pubblico impiego, si sono ridotti moltissimo. Chi sceglie questi Corsi, quindi, è spinto da motivazioni puramente culturali”, spiega la prof.ssa Squillante.
E la cultura può avere ancora spazio in questa società come hanno evidenziato le testimonianze della scrittrice Silvia Perrella, il giovane papirologo Gianluca Del Mastro e l’archeologo Simone Foresta. “Nutrivo la passione per il mondo classico fin da piccolo – spiega Del Mastro, attualmente ricercatore a Lettere – E l’ho seguita senza riserve, fin dai primi anni di liceo. I gruppi archeologici, il mio incontro con la papirologia ercolanese, poi la laurea, lo studio all’estero e finalmente l’occasione di un concorso in questo Ateneo”. Quello di Del Mastro è, quindi, un invito a non scoraggiarsi ma a vivere con entusiasmo tutte le tappe della propria formazione, come sottolinea anche Foresta: “E’ un viaggio. Un viaggio di cui non si conosce la meta, anzi la meta è il viaggio stesso”, descrive così il suo percorso di studi arrivato oggi ad un incarico di insegnamento presso il Corso di Laurea in Scienze del Turismo. “La nostra è una missione che va al di là del contingente, perché l’archeologia e lo studio del passato in generale ci danno la possibilità di costruire nuovi mondi. Nessun evento è mai solo e confuso nel passato, ma sempre, in qualche modo, attivo nel suo futuro”, conclude. Anche Perrella, laureata proprio in Lettere Classiche e scrittrice di successo, ricorda con simpatici aneddoti quanto la sua formazione classica e i suoi studi sulla lingua l’abbiano aiutata non solo nello scrivere, ma anche nella vita quotidiana, come se si avesse davvero una marcia in più. “Ho finito il liceo a fine anni ’80 e le prospettive occupazionali non erano migliori di adesso. Ma pensai che visto che un lavoro non l’avrei trovato comunque, tanto valeva la pena studiare quello che mi piaceva. Quello che posso dirvi oggi, quindi, è di non pensare al lavoro, ma solo di studiare. Cercate di rendere proficui questi anni perché studiare Lettere Classiche è un regalo che fate a voi stessi”.
In aula anche uno dei maestri di Perrella, Enrico Flores, noto filologo, di recente andato in pensione come ordinario di Letteratura Latina, il quale ha ricordato agli studenti presenti il suo percorso di studi, iniziato circa cinquanta anni fa e che ha visto un crescente amore per la parola e per i classici di Manilio, Lucrezio ed Ennio. Il grande Maestro ha anche ammesso che “adesso siamo in una fase calante della nostra cultura e se questa Riforma Universitaria passerà si arriverà allo scadimento totale”.
Nonostante la cultura umanistica venga messa sempre più in ombra da un mondo che sembra temere le menti pensanti, i dati Istat sull’occupazione sembrano essere non troppo sconfortanti se per il 33,1% dei laureati in Lettere Classiche si raggiunge un lavoro stabile a dodici mesi dal conseguimento del titolo e dopo cinque anni per il restante 82,9%, anche se con stipendi molto bassi (1000 euro circa). “Il laureato in Lettere non è destinato solo all’insegnamento – ricorda anche Mia Filippone, dirigente scolastica che ha portato il suo contributo esperienziale all’incontro – Possono trovare inserimento in settori diversi, come le banche o le aziende private. E anche se Confindustria continua a dire che c’è bisogno di istruzione tecnica, sappiamo che non si può fare a meno di quella umanistica”. E a chi sogna ancora la scuola spiega: “Oggi l’età media degli insegnanti è di 55 anni e i precari diventano strutturati mediamente verso i 39 anni”. Poi aggiunge, accendendo una luce di speranza: “Presto il turn over ci dovrà essere, anche se adesso non se ne parla”.
Valentina Orellana
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