Lettere orienta gli studenti medi

“Lavoriamo molto sull’orientamento, è essenziale per dare visibilità all’offerta formativa di un Ateneo piccolo come il nostro”, spiega il prof. Edoardo D’Angelo, presidente della Commissione Orientamento per la Facoltà di Lettere del Suor Orsola Benincasa. Il 29 marzo, infatti, al complesso di S. Caterina, è stato il giorno dedicato alla presentazione dei Corsi di Laurea della Facoltà agli studenti medi. Presenti all’appuntamento i ragazzi provenienti da licei e istituti professionali tra cui Mario Pagano, Palizzi, Caccioppoli, Don Milani, Caracciolo. Ad aprire l’incontro, nella affollata aula, il Preside della Facoltà, Piero Craveri, che descrive i punti di forza dei diversi indirizzi. Come i laboratori, punto centrale dell’offerta formativa per quanto riguarda il versante dell’archeologia e beni culturali, e la “cura” degli studenti permessa da una struttura basata su numeri ridotti, dove le lezioni non si accavallano e l’apprendimento linguistico è avvantaggiato dal fatto che gli studenti sono pochi e molto seguiti. Un istituto, quello del Suor Orsola, sicuramente cambiato negli ultimi 15-20 anni, nella direzione di una “metamorfosi completa in Università degli Studi”, secondo il prof. D’Angelo che segue a Craveri nel descrivere ai ragazzi le caratteristiche generali della struttura. E la testimonianza di questo cambiamento, continua D’Angelo, è da ricercare soprattutto nell’attività di “ricerca svolta in ateneo e in Facoltà, soprattutto nel caso dei corsi di archeologia e storia dell’arte”. Anche D’Angelo sottolinea il punto centrale nell’offerta formativa del Suor Orsola, la logica dei ‘piccoli numeri’: “un’università piccola ha un vantaggio inestimabile, da contrapporre al malfunzionamento dei mega atenei. A Parigi ci sono una decina di università medie, nelle nostre grandi città ce ne sono 2-3 con problemi di sovraffollamento”. 
Ad ascoltare ci sono anche molti ragazzi provenienti dal liceo dello stesso Suor Orsola. Carolina e le sue amiche sono iscritte al quarto anno dell’indirizzo linguistico, e non sanno ancora come proseguiranno gli studi: “probabilmente Lingue, ma non è detto”. Dopo la prima parte di presentazione generale della Facoltà, i ragazzi si dividono in due gruppi: una parte si trasferisce in un’altra aula per la presentazione dei corsi ad indirizzo linguistico, mentre rimangono quelli interessati all’area dei beni culturali. “Credo che continuerò qui anche con l’università, mi interessa soprattutto l’archeologia, anche se è ancora presto per decidere”, dice Andrea, iscritto al liceo ad indirizzo artistico del Suor Orsola, come tutti quelli che rimangono a sentire la presentazione di Beni Culturali. La stragrande maggioranza dei ragazzi provenienti dagli altri istituti sembra infatti orientarsi sulle lingue. A introdurre l’area della Conservazione è il prof. Leone De Catris, che sottolinea la “natura robusta” dei corsi data dall’integrazione dell’aspetto teorico con quello tecnico-professionale, grazie all’uso dei laboratori di restauro e analisi chimico-fisiche per ricerca e didattica. Il prof. Massimiliano Marazzi entra invece nel vivo dei corsi ad indirizzo Archeologico con un filmato che mostra le scoperte degli studenti nel porto di Vivara. E, parlando delle esperienze di scavi in diverse parti d’Italia e a Creta, aggiunge: “un domani potreste essere voi quei ragazzi che con la muta cercano reperti sui fondali”. L’attenzione dei liceali sembra finalmente catturata.
Nell’altra aula, diversi docenti presentano i corsi di laurea in ambito linguistico.  “Lingue è una Facoltà che attiva il cervello”, sostiene il prof. Marino Freschi, affabulando i ragazzi sul fascino della letteratura attraverso Kafka, Benjamin e la tradizione opposta al conservatorismo, con la necessità di “ricontattare la vita dell’uomo dietro lo scrittore, un uomo che amava, odiava, mangiava; fare rivivere il passato”.
Ad ascoltare c’è una quarta proveniente dal Mario Pagano. “Per ora vorrei fare Lingue, magari anche qui, poi non so”, dice Anna. Un gruppo del quinto anno viene invece dal Don Milani: “abbiamo già visitato la Federico II e l’Orientale” racconta Marina, “qui ho avuto una buona impressione riguardo alla preparazione dei docenti, ma la scelta certo è un po’ ridotta”. Condizione di cui il prof. D’Angelo sottolinea ancora i pregi: “la reperibilità e la vicinanza dei professori, la possibilità di dialogare con loro: la media degli studenti a lezione è di 15-20 contro i 150-200 di una statale, diventa un seminario. E poi, la sicurezza”. E se c’è il rischio di rimanere un’istituzione elitaria e un po’ fuori dal mondo, per il prof. D’Angelo il rischio è scongiurato proprio dall’interesse per la ricerca.
Viola Sarnelli
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