Lezioni concentrate in tre giorni a settimana

Per alcuni un palese segno di disorganizzazione o noncuranza, per altri, al contrario, una precisa strategia didattica: così si dividono le opinioni riguardo all’orario dei corsi del primo anno delle lauree triennali della Facoltà di Lettere. Al centro del dibattito un orario organizzato in maniera tale da accorpare tutte le lezioni in tre giorni della settimana, che diventano in questo modo giornate piene che vanno talvolta dalle otto del mattino alle cinque del pomeriggio continuativamente. Una modalità che, a sentire le opinioni degli studenti del primo anno, sembra avere sia dei pregi che dei difetti. Divise quasi in parti uguali tra i diversi schieramenti le opinioni degli studenti della triennale di Lettere Moderne, il Corso forse più affollato. Alcuni infatti, come Maria Iavarone, sottolineano l’importanza del “tempo che rimane libero anche per studiare”. Altri trovano invece pesante l’ordine in cui si susseguono le materie, difficili da seguire “soprattutto nel caso in cui i professori non focalizzano con chiarezza l’argomento e tendono a divagare”, notano Francesca Leuci e Margherita Arena. Ma, aggiungono, “dopotutto è il terzo giorno di università per noi e siamo ancora in fase di ambientazione”. Giudizio positivo dell’organizzazione dell’orario invece per Monica Ceci ed Eugenio De Pietro: “anche se le lezioni talvolta sono un pò pesanti…E’ un bene comunque avere il restante dei giorni liberi. Magari la situazione migliorerebbe se nell’orario si potessero intervallare materie leggere a materie più impegnative”. Mettono invece in evidenza gli aspetti negativi dell’organizzazione Giuseppe Panico e il suo amico Francesco: “quando si hanno giornate così piene diventa pesante seguire soprattutto le ultime ore del pomeriggio; diciamo che, cominciando alle otto, si riesce a mantenere un buon livello di attenzione fino all’una, ma dopo diventa difficile. Anche perché le lezioni hanno tutte più o meno la stessa consistenza”, sottolineando anche loro il punto condiviso che “non c’è un’alternanza di leggero/pesante, che aiuterebbe”. Un sostegno molto deciso a questa modalità organizzativa viene dalla prof.ssa Marisa Squillante, docente di Letteratura latina: “questo tipo di orario è stato sperimentato dal terzo anno dell’avvio delle lauree triennali, e fu richiesto anche dai rappresentanti degli studenti. Il pacchetto di ore di lezione che devono affrontare i ragazzi è molto denso, ed è meglio concentrarlo nei primi tre giorni, così possono utilizzare i giorni rimanenti per studiare. In questo modo poi si evita di fare andare avanti e indietro molti pendolari. E riguardo al livello d’attenzione non mi sembra che ci siano grossi problemi, anche tenendo seminari nel tardo pomeriggio mi è sembrato che gli studenti riescano a seguire”.
Altro problema al quale è difficile trovare una risposta, è la mancata corrispondenza degli orari effettivi delle lezioni con quelli pubblicati su internet, il che talvolta, come nel caso delle lezioni del venerdì pomeriggio del corso di Archeologia e Storia delle Arti, si traduce in uno stravolgimento completo degli orari e delle aule. Ma la risposta predominante, in sede amministrativa, è che questo è “un dato di fatto” a cui i ragazzi si devono abituare, perché “è normale” che ci siano cambiamenti continui dell’orario; per quanto sarebbe normale forse anche un aggiornamento frequente degli orari su internet.
Anche le opinioni degli studenti del Corso di Laurea in Lingue, culture e letterature moderne europee, sembrano dividersi; secondo alcuni di loro poi questo dell’orario non sarebbe un problema strettamente determinante, per lo meno non quanto l’affollamento delle aule o lo spostamento dell’orario dei corsi. Anche il personale del primo piano della sede centrale fa notare come l’Aula 3 sia da 120 posti, ma è piena per più di 200; aggiungendo però, con consumata esperienza, che “tanto non durerà: tra un mese i frequentanti saranno già ridotti di molto”. Allo stesso modo minimizza Maria Auriemma, studentessa del vecchio ordinamento rimasta lontano dall’università per qualche anno e ora reiscrittasi al nuovo ordinamento: “è tipico di tutti i primi anni avere aule all’inizio così affollate, certo ora forse particolarmente, ma la situazione era simile anche con il vecchio ordinamento”. Viene invece dall’Albania Enis Sharka, accompagnato dal fratello che sta qui da più tempo e lo aiuta ad imparare la lingua e ad ambientarsi; ma “il punto è che le aule forse non sono adeguate al numero di studenti”, sostiene, mentre “l’orario di per sé non è un problema”. Per altri invece, come Chiara De Filippo e Giuseppina Colarino, “il primo giorno, martedì, è stato effettivamente pesante, dalle nove alle sei, e venerdì sarà lo stesso”.
Un mondo a parte sembra essere costituito poi dalla triennale di Psicologia dei processi relazionali e di sviluppo, che raccoglie ben poche voci di scontento. Sarà perché gli studenti sono pochi e l’orario più omogeneo, con meno materie (ad esempio nessuna lezione da un’ora soltanto), con un comodo spacco dalle 13 alle 14, ma la maggior parte di loro sostiene questa scelta organizzativa che dispone anche per loro le lezioni, come per Lettere Moderne, concentrate il lunedì, martedì e mercoledì. “Abbiamo lo stesso ordine di materie ogni giorno” dicono Claudia Napolitano e la sua amica  Deborah, “e per noi che veniamo dalla provincia è molto comoda la divisione della settimana in due parti diverse e separate”. Anche per Ivano Cimmino “non crea problema il fatto che per tre giorni siamo pieni, perché poi da mercoledì al lunedì seguente abbiamo giorni completamente liberi, il resto non importa”. 
Un’opinione riassuntiva potrebbe essere quella del prof. Eliodoro Savino, docente di Storia romana nella triennale di Lettere Moderne, che cerca di fare un bilancio dei “vantaggi e svantaggi che ci sono in quest’organizzazione, come in tutte le soluzioni. Ci sono due giorni vuoti in cui i ragazzi possono studiare meglio, evitando andirivieni e perdite di tempo, soprattutto per i fuorisede. Certo può comportare qualche problema di attenzione nelle ultime ore della giornata. Ma al momento è la soluzione che, scelta a partire dell’inizio del nuovo ordinamento, sembra rappresentare il male minore”. 
Viola Sarnelli
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