Dopo il primo mese di occupazione si riapre alla didattica, ma continuano gli appuntamenti che scandiscono di giorno in giorno la protesta studentesca. A L’Orientale il movimento di contestazione non sembra infatti essersi esaurito, sebbene occupanti e non occupanti, dopo le prime settimane di blocco della didattica, si siano trovati d’accordo sulla necessità di riprendere i corsi, anche per evitare di accrescere la distanza con tutti quegli studenti che non avevano partecipato alla prima fase delle proteste e che anzi richiedevano a gran voce di ritornare nelle aule – tra le contestazioni più decise c’erano infatti quelle degli studenti di Lingue, che lamentavano di non poter continuare a seguire i corsi in piazza. Così le lezioni sono riprese in maniera regolare a partire dal 24 novembre, anche nelle due sedi di Palazzo Corigliano e di Palazzo Giusso che continuano ad essere occupate e gestite dagli studenti. Sebbene il ripristino della didattica sia quello che veniva richiesto anche dai vertici istituzionali dell’Ateneo, il dialogo tra gli occupanti e il Rettorato non sembra essere stato riaperto del tutto, dopo la spaccatura seguita agli atti vandalici a Palazzo Corigliano. Un episodio condannato duramente dal Rettore e ulteriormente amplificato dai giornali, sebbene i danni materiali si siano poi dimostrati contenuti rispetto al clamore suscitato; ma l’accaduto ha di fatto decretato la rottura del delicato accordo che a fatica era stato raggiunto il giorno prima tra studenti, docenti e Rettorato. Passato il clamore, è necessario forse, a questo punto, fare un passo indietro per ricostruire l’accaduto. Il 19 novembre gli studenti convocano un’Assemblea di Ateneo e propongono di consentire la didattica fino alle 14 in tutte le sedi dell’Ateneo, sospendendo quindi tutte le lezioni pomeridiane per lasciare spazio alle attività della mobilitazione. La proposta viene discussa a lungo con altri studenti che vorrebbero una ripresa totale della didattica e con alcuni docenti e Presidi di Facoltà, fino a che una delegazione composta da alcuni occupanti e dai Presidi non si dirige verso via Chiatamone, per discuterne con il Rettore. Dall’incontro della delegazione con il Rettore nasce la seguente controproposta: riprendere la didattica a tempo pieno nelle sedi dell’Ateneo, tranne che a Palazzo Giusso e a Palazzo Corigliano, dove si sarebbe interrotta alle 14; agli studenti viene chiesto di disoccupare le due sedi, ma viene loro offerta la possibilità di adoperarle ogni giorno fino a mezzanotte, con un servizio di custodia supplementare, fino allo sciopero generale del 12 dicembre. L’accordo, probabilmente vantaggioso per entrambe le parti, avrebbe dovuto essere ufficializzato dal Senato Accademico, riunitosi in seduta straordinaria il giorno seguente. Il Senato si riunisce come previsto il 20 novembre, anche se, dopo diversi contrasti e discussioni, la seduta termina tardi e l’ufficializzazione dell’accordo viene rimandata al giorno dopo. Ma proprio quella notte a Palazzo Corigliano, durante una festa di autofinanziamento, viene compiuta una serie di atti vandalici, che il mattino dopo gli occupanti denunciano al Rettore, fornendo loro stessi una documentazione fotografica e dichiarando la loro estraneità ai fatti. Oltre ad alcune scritte sui muri, si tratta di un armadietto danneggiato, di un condizionatore rotto e della schiuma di un estintore sparsa sul pavimento del piano e sulle scale. Il Rettore pubblica in mattinata una ferma condanna dell’accaduto, e dell’accordo che doveva essere ufficializzato non si sa più nulla. A partire dalla settimana successiva, la ripresa della didattica nelle due sedi occupate viene quindi gestita ancora dagli studenti. “I docenti – dicono gli studenti – tranne pochi casi isolati, continuano a partecipare al movimento di contestazione in maniera marginale, quando potrebbero esserne invece attori fondamentali, promuovendo attività di discussione e informazione soprattutto con la grande massa di studenti meno attivi”. Tra gli appuntamenti organizzati nelle ultime due settimane all’interno de L’Orientale, martedì 25 c’è stato l’incontro con Gianni Rinaldini, Segretario nazionale della Fiom – “nell’ottica di costruire, anche in vista dello sciopero del 12 dicembre, un’opposizione generalizzata, che unisca studenti e lavoratori, contro le politiche del governo”. Incontri, dibattiti, workshop – sui temi del lavoro femminile e lavoro precario, sul welfare e sul diritto allo studio – si sono succeduti anche nei giorni successivi. Gli aggiornamenti sui prossimi appuntamenti si possono trovare sul sito www.stopgelmini.org.
Viola Sarnelli
Viola Sarnelli