Luca: “perché ho scelto di restare”

Ha deciso di restare in Giappone Luca Guadagnolo “perché amo questo Paese e perché l’opportunità che mi è stata offerta è unica – spiega lo studente della Laurea Magistrale in Lingue e Civiltà Orientali – Tuttavia, per tranquillizzare i miei genitori e gli amici, mi sono spostato a Kyoto, dove ho trovato alloggio presso il prof. Hashiramoto, mio ex docente di Giapponese dell’Orientale, grazie anche all’interessamento dei miei professori italiani, la prof.ssa Hayashi ed i professori Amitrano e De Maio”. Luca racconta: “la situazione a Tokyo non è così catastrofica come la dipingono molti media occidentali”. Rispetto al disastro, “le reazioni dei giapponesi, come è logico quando si parla di esseri umani, sono state assolutamente le più disparate”. Lo studente, il cui soggiorno all’estero ha durata annuale, racconta: “al momento del terremoto mi trovavo all’interno dell’Università Waseda di Tokyo, precisamente nel Building 22, nell’aula studio al primo piano. L’edificio è nuovissimo, costruito meno di cinque anni fa, quindi abbiamo traballato molto all’interno grazie agli isolatori sismici, ma ovviamente la struttura non ha subito nessuno danno.  Da quando sono a Tokyo ci sono state circa sette scosse di medio/bassa intensità ma questa è stata l’unica che ho avvertito. Inizialmente, eravamo tutti molto restii ad uscire, convinti che si trattasse di uno dei terremoti ‘soliti’. Con la ragazza giapponese che mi era seduta di fianco ci siamo guardati un paio di volte, abbiamo cercato di continuare a scrivere al pc, ma dopo aver esclamato ‘Forte, vero?’, siamo usciti dall’edificio silenziosamente e senza accalcarci. Tuttavia, una volta fuori, la ragazza è scoppiata in lacrime ed io ho cercato di consolarla. Alla seconda scossa, siamo rimasti al nostro posto a studiare, nonostante, almeno così mi hanno riferito, sia stata addirittura più forte della prima. Tutti però, quando hanno appreso sull’iphone l’epicentro del sisma, sono rimasti sorpresi da come un terremoto con epicentro molto lontano si sia potuto avvertire così distintamente”.
Nei giorni seguenti l’11 marzo, la vita nella capitale nipponica sembra sia tornata alla normalità, smentendo le descrizioni apocalittiche che si sono diffuse in Italia, come Luca tiene a sottolineare: “penso che sia intollerabile che quotidiani nazionali come ‘La Repubblica’ ed agenzie di stampa come l’Ansa usino termini come ‘apocalisse’ o che scrivano articoli pieni di inesattezze. Penso sia giustissimo usare qualsiasi termine per descrivere una situazione difficilissima e critica, ma sentir parlare di apocalisse… Vedere quasi tutti gli uffici, i negozi e la mia biblioteca aperta mi fa riflettere sul fatto che certe notizie andrebbero date senza eccessiva spettacolarizzazione”. Gli atteggiamenti nipponici sono e permangono molto composti, anche “dinanzi ad una tragedia di questa portata. Così, chi si è laureato da poco (questo è il periodo delle cerimonie di laurea) va in giro a bere con gli amici, chi ha avuto una settimana di ferie ne approfitta per godersela da qualche parte. C’è anche chi resta rintanato in casa dopo aver fatto provviste. Ma, in ogni caso, non ho visto nessun esodo di proporzioni bibliche. Ognuno a suo modo, naturalmente, soffre per la tragedia. Nei templi quasi tutte le richieste sono affinché  tutti i problemi legati al terremoto spariscano il prima possibile. Non si urla di disperazione, si esprime lo stesso sentimento con gestualità e parole diverse. ‘Un dolore che parlando un linguaggio diverso dice lo stesso strazio per la perdita delle persone e delle cose materiali’, come ha scritto il prof. Amitrano in un suo editoriale per ‘Il Manifesto’”. Le televisioni ed i giornali in Giappone diffondono notizie diverse dai nostri e perfino delle aree colpite dallo tsunami e dall’emergenza nucleare danno una descrizione molto meno allarmante: “c’è gente che è rimasta nel perimetro degli 80 chilometri dalla centrale e sta vivendo senza pensarci troppo. Logicamente, un conto è avere 80 anni e vivere senza paura eccessiva della morte, ed un conto è avere una famiglia con un bambino appena nato, e sicuramente questi ultimi sono in netta minoranza nella popolazione attorno alla centrale. C’è naturalmente un diffuso timore generale per le radiazioni, specie per quanto riguarda le verdure, il latte e l’acqua del rubinetto, su cui sono stati rilevati valori anomali di iodio radioattivo. Molti prodotti sono stati ritirati dal mercato. Ma non abbiamo alcun motivo di credere che il governo giapponese stia nascondendo qualcosa”.
Luca ha deciso, quindi, che non tornerà in Italia fino ad agosto, quando terminerà il suo soggiorno. Al momento, sta approfittando della situazione per visitare l’antica capitale del Giappone e fare ricerche per la tesi, ma pensa di tornare a Tokyo a breve perché  ha un colloquio di lavoro.
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