Si è classificato primo all’ultimo test di ingresso a Medicina ed ora prosegue gli studi alla grande. Parliamo di Luca di Bartolomeo, studente che ha superato con 28 l’esame di Fisica, ottenuto le idoneità di Bioetica e Inglese e darà Statistica e Chimica a breve. “Ho iniziato con Bioetica, la prova più semplice, e poi mi sono concentrato su quella che per me era più impegnativa: Fisica – racconta – Anche ai quiz il punteggio più basso l’ho ottenuto in fisica. Mi porto dietro delle carenze accumulate durante il liceo”. Il corso di Statistica è quello che finora lo ha incuriosito di più: “Mi immaginavo una materia diversa. E’ stato anche divertente studiarla”. Alla scuola superiore ha avuto buone basi di chimica: “Però non so nulla di quella organica che al classico non si studia. Tra gli esami del primo semestre è quello più propedeutico al secondo, in qualche modo è il più vicino alla medicina”.
Luca risiede a Capaccio Scalo ed ha frequentato il liceo ad Agropoli. “Ho preso casa vicino al Policlinico assieme ad un altro studente e tutti i fine settimana torno giù dai miei – afferma – Mi piace perché lì ritrovo tutti gli amici. E poi i fuori sede a Medicina sono pochissimi. La maggior parte proviene dalla provincia. Va e viene in giornata”. Non ha preso in considerazione la possibilità di iscriversi all’Università di Salerno perché, dice, “Mio padre si è laureato in Medicina alla Federico II e mi ha sempre detto che ha un’ottima tradizione”.
Ha deciso di diventare medico soltanto a ridosso della maturità. Al padre dermatologo avrebbe fatto piacere che seguisse le sue orme ma il ragazzo manifestava una decisa passione per la scrittura: “Ho iniziato con la poesia e la narrativa e poi ho continuato con il giornalismo. Ero attirato dalla Facoltà di Giornalismo di Firenze ma poi ho capito che posso continuare a dedicarmi alla scrittura come hobby, per quanto studiando Medicina ti rimane poco tempo libero. E’ un percorso impegnativo e se finisci fuori corso è difficile recuperare”. Sono stati gli amici a convincerlo a partecipare ai test di Medicina: “Temevo di non passare. Sono molto orgoglioso e mi umiliava l’idea di dover dire che non ce l’avevo fatta”.
La sera, dopo cena, continua a scrivere racconti “a metà tra il reale e il fantastico, qualcosa che vada nella scia di Marquez e de Luca”. Due anni fa Luca è risultato tra i 25 finalisti del Premio Campiello Giovani: “Tra poesie e narrativa, ho vinto 17 concorsi. Tre anni fa mi hanno consegnato il Premio Laurentium per la sezione ragazzi e lo scorso dicembre sono andato a ritirarlo di nuovo per la sezione adulti”. Una stanza della casa di Capaccio è adibita all’esposizione di tutti i riconoscimenti che ha ricevuto: “Alle premiazioni ho sempre portato mamma con me. Alcune volte anche papà o i nonni”. E’ figlio unico ma ha diversi amici che gli fanno da ‘consulenti editoriali’: “leggono quello che scrivo e mi dicono cosa ne pensano”. Il principale fan, però, è il nonno che vive a Salerno: “Viene ogni lunedì a prendersi le mie poesie e le distribuisce ai suoi amici. Quando lo vado a trovare, mi vergogno perché tutti gli anziani del rione conoscono ciò che ho scritto”.
Il fine della scrittura, secondo Luca, è far trascorrere del tempo piacevole al lettore, “alleviarne la sofferenza”. In questo senso riconosce che c’è qualcosa in comune tra la professione dello scrittore e quella del medico: “Gli obiettivi sono diversi ma, quando non si può curare, quanto meno si può consolare”.
Manuela Pitterà
Luca risiede a Capaccio Scalo ed ha frequentato il liceo ad Agropoli. “Ho preso casa vicino al Policlinico assieme ad un altro studente e tutti i fine settimana torno giù dai miei – afferma – Mi piace perché lì ritrovo tutti gli amici. E poi i fuori sede a Medicina sono pochissimi. La maggior parte proviene dalla provincia. Va e viene in giornata”. Non ha preso in considerazione la possibilità di iscriversi all’Università di Salerno perché, dice, “Mio padre si è laureato in Medicina alla Federico II e mi ha sempre detto che ha un’ottima tradizione”.
Ha deciso di diventare medico soltanto a ridosso della maturità. Al padre dermatologo avrebbe fatto piacere che seguisse le sue orme ma il ragazzo manifestava una decisa passione per la scrittura: “Ho iniziato con la poesia e la narrativa e poi ho continuato con il giornalismo. Ero attirato dalla Facoltà di Giornalismo di Firenze ma poi ho capito che posso continuare a dedicarmi alla scrittura come hobby, per quanto studiando Medicina ti rimane poco tempo libero. E’ un percorso impegnativo e se finisci fuori corso è difficile recuperare”. Sono stati gli amici a convincerlo a partecipare ai test di Medicina: “Temevo di non passare. Sono molto orgoglioso e mi umiliava l’idea di dover dire che non ce l’avevo fatta”.
La sera, dopo cena, continua a scrivere racconti “a metà tra il reale e il fantastico, qualcosa che vada nella scia di Marquez e de Luca”. Due anni fa Luca è risultato tra i 25 finalisti del Premio Campiello Giovani: “Tra poesie e narrativa, ho vinto 17 concorsi. Tre anni fa mi hanno consegnato il Premio Laurentium per la sezione ragazzi e lo scorso dicembre sono andato a ritirarlo di nuovo per la sezione adulti”. Una stanza della casa di Capaccio è adibita all’esposizione di tutti i riconoscimenti che ha ricevuto: “Alle premiazioni ho sempre portato mamma con me. Alcune volte anche papà o i nonni”. E’ figlio unico ma ha diversi amici che gli fanno da ‘consulenti editoriali’: “leggono quello che scrivo e mi dicono cosa ne pensano”. Il principale fan, però, è il nonno che vive a Salerno: “Viene ogni lunedì a prendersi le mie poesie e le distribuisce ai suoi amici. Quando lo vado a trovare, mi vergogno perché tutti gli anziani del rione conoscono ciò che ho scritto”.
Il fine della scrittura, secondo Luca, è far trascorrere del tempo piacevole al lettore, “alleviarne la sofferenza”. In questo senso riconosce che c’è qualcosa in comune tra la professione dello scrittore e quella del medico: “Gli obiettivi sono diversi ma, quando non si può curare, quanto meno si può consolare”.
Manuela Pitterà