“Quella in Medicina e Chirurgia è una laurea professionalizzante che ha notevoli implicazioni sul piano etico, sociale, professionale e occupazionale. Frequentare la Scuola di Medicina della Federico II – con un’organizzazione strutturale di campus biomedico universitario compatto, dotato di laboratori didattici, biblioteche centralizzate e dipartimentali, mensa per gli studenti in cui si svolgono tutte le attività formative e professionalizzanti – è, senza dubbio, uno stimolo per i ragazzi che vogliono intraprendere la professione medica”, afferma il prof. Lucio Annunziato, ordinario di Farmacologia e Direttore del Dipartimento di Neuroscienze.
Il percorso formativo è lungo e complesso: sei gli anni di studio per conseguire la laurea – a cui se ne aggiungono fino a cinque della Specializzazione – durante i quali è difficile mantenere il ritmo giusto per laurearsi nei tempi accademici. “È importante seguire con continuità tutte le attività didattiche di tipo frontale (lezioni a grandi gruppi), le esercitazioni pratiche e lo studio personale distribuendo gli impegni lungo tutto il semestre – continua il prof. Annunziato – Generalmente, però, le matricole hanno difficoltà a seguire le lezioni e studiare parallelamente. È, dunque, bene dedicare il pomeriggio e gran parte della serata allo studio personale degli argomenti trattati a lezione, programmando sin dall’inizio di ogni semestre il sostenimento di tutte le prove previste dal curriculum degli studi”. A partire dal terzo anno, gli studenti cominciano a frequentare i reparti clinici, al fine di “acquisire le conoscenze necessarie a interagire con i malati, le metodologie diagnostiche e terapeutiche, e apprendere l’organizzazione sanitaria peculiare di un settore specialistico”.
Al primo anno, le matricole della Federico II affrontano le discipline fondamentali: Chimica, Fisica, Biologia, Istologia, Statistica, insegnate con un taglio medico. “Fare bene il primo anno è determinante, perché, poi, già dal secondo, è previsto lo studio di materie, quali Patologia generale e Fisiologia, che richiedono necessariamente le conoscenze di base – spiega il prof. Tommaso Russo, Direttore del Dipartimento di Biologia molecolare e Biotecnologie mediche e docente di Biologia molecolare e cellulare – Il nostro tentativo è quello di fare una didattica coinvolgente, grazie alla quale gli studenti imparano molto in aula, in maniera che, poi, il lavoro libresco sia guidato dall’attività svolta in aula”.
Il percorso formativo è lungo e complesso: sei gli anni di studio per conseguire la laurea – a cui se ne aggiungono fino a cinque della Specializzazione – durante i quali è difficile mantenere il ritmo giusto per laurearsi nei tempi accademici. “È importante seguire con continuità tutte le attività didattiche di tipo frontale (lezioni a grandi gruppi), le esercitazioni pratiche e lo studio personale distribuendo gli impegni lungo tutto il semestre – continua il prof. Annunziato – Generalmente, però, le matricole hanno difficoltà a seguire le lezioni e studiare parallelamente. È, dunque, bene dedicare il pomeriggio e gran parte della serata allo studio personale degli argomenti trattati a lezione, programmando sin dall’inizio di ogni semestre il sostenimento di tutte le prove previste dal curriculum degli studi”. A partire dal terzo anno, gli studenti cominciano a frequentare i reparti clinici, al fine di “acquisire le conoscenze necessarie a interagire con i malati, le metodologie diagnostiche e terapeutiche, e apprendere l’organizzazione sanitaria peculiare di un settore specialistico”.
Al primo anno, le matricole della Federico II affrontano le discipline fondamentali: Chimica, Fisica, Biologia, Istologia, Statistica, insegnate con un taglio medico. “Fare bene il primo anno è determinante, perché, poi, già dal secondo, è previsto lo studio di materie, quali Patologia generale e Fisiologia, che richiedono necessariamente le conoscenze di base – spiega il prof. Tommaso Russo, Direttore del Dipartimento di Biologia molecolare e Biotecnologie mediche e docente di Biologia molecolare e cellulare – Il nostro tentativo è quello di fare una didattica coinvolgente, grazie alla quale gli studenti imparano molto in aula, in maniera che, poi, il lavoro libresco sia guidato dall’attività svolta in aula”.
Didattica
coinvolgente
con le Adi
coinvolgente
con le Adi
Questo modo di sviluppare la didattica si concretizza nelle ADI (Attività Didattica Interattiva), ovvero lavorare in gruppo. “Oltre alle lezioni frontali, gli studenti, divisi in gruppi di una quindicina di persone, studiano un particolare fenomeno biologico e preparano un lavoro da presentare in aula, che stimola sempre il dibattito. Ciò aiuta a sviluppare la capacità di lavorare in gruppo, di esporre in pubblico, di approfondire da un punto di vista metodologico, ragionando sulle tematiche. Le ADI, che, all’inizio, rappresentano un terzo della didattica, negli anni successivi diventano due terzi e vanno avanti con le attività in reparto”. Secondo il prof. Russo, “quello del medico è un lavoro che si fa per vocazione”. “Appena arrivano, per me, le matricole sono dei colleghi in erba, che devono essere stimolati dal fatto che, a breve, potranno fare quello che sognano”. Un consiglio a coloro che provengono da altri Corsi di Laurea: “Cominciate da zero, perché a Medicina è proibitivo recuperare due anni in uno!”, conclude. Rispetto agli sbocchi occupazionali, “al momento, le figure di medici specializzati più richieste sono quelle di Anestesisti e Rianimatori, di Radiodiagnosti, di Pediatri e Geriatri. Tuttavia, anche le rimanenti Specializzazioni, se conseguite con un percorso qualificato e con impegno, garantiscono ugualmente degli sbocchi professionali – afferma il prof. Annunziato – Nelle statistiche prodotte dal Consorzio Universitario Alma Laurea di Bologna, la laurea in Medicina e Chirurgia è quella che garantisce, a tre e cinque anni dalla Specializzazione, la percentuale più elevata di inserimento nel mondo del lavoro (circa il 95%) rispetto alle altre lauree professionalizzanti”.
Medicina è a cura di
Maddalena Esposito
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