Gremita l’aula Gaetano Salvatore, amatissimo Preside, più volte ricordato, in occasione del quarantesimo anniversario della Facoltà di Medicina e Chirurgia della Federico II, festeggiato il 26 ottobre. Ripercorrono la storia, non senza commozione, Rettori e Presidi che hanno preso parte all’evento. “L’anno prossimo questo fiore all’occhiello, e importantissima realtà scientifica della nostra Università, scomparirà. La sua eredità sarà raccolta dai Dipartimenti e dalla Scuola di Medicina. Questi sono passaggi importanti che vanno segnati”, così l’attuale Rettore Massimo Marrelli spiega la scelta di celebrare il quarantennale.
La cerimonia si apre partendo dal lontano 1993, con l’allora Rettore Fulvio Tessitore e il Preside Guido Rossi.
“Non è mancato chi mi ha considerato un nemico di Medicina, nonostante avessi cari amici nella Facoltà. Questo perché sono un uomo notoriamente dal cattivo carattere, ma a ciò si aggiungono le mie scelte, che riguardano un periodo difficile e ricco di problemi”, esordisce con schiettezza Tessitore. Il suo rettorato è stato, infatti, protagonista della separazione che da formale divenne sostanziale tra Università Federico II e Seconda Università di Napoli. “La scissione ha generato rilevanti problemi, primo fra i quali l’iniziale convivenza nello stesso spazio di due strutture”. A seguito si è avuta la costituzione dell’Azienda Ospedaliera e la radicale trasformazione della Facoltà di Medicina, “che a quel tempo fu la prima ad essere proprietaria delle strutture del Policlinico, tuttora non considerate beni demaniali affidati”. L’impegno propositivo del Rettore “si evince dall’accordo quadro della convenzione con la Regione, che ha visto come altro grande protagonista l’Assessore Calabrò”, racconta. Fallì, invece, “per opposizione dei sindacati, il tentativo di realizzare un accordo con il Cardarelli per la gestione dell’emergenza e dei posti letto”.
La cerimonia si apre partendo dal lontano 1993, con l’allora Rettore Fulvio Tessitore e il Preside Guido Rossi.
“Non è mancato chi mi ha considerato un nemico di Medicina, nonostante avessi cari amici nella Facoltà. Questo perché sono un uomo notoriamente dal cattivo carattere, ma a ciò si aggiungono le mie scelte, che riguardano un periodo difficile e ricco di problemi”, esordisce con schiettezza Tessitore. Il suo rettorato è stato, infatti, protagonista della separazione che da formale divenne sostanziale tra Università Federico II e Seconda Università di Napoli. “La scissione ha generato rilevanti problemi, primo fra i quali l’iniziale convivenza nello stesso spazio di due strutture”. A seguito si è avuta la costituzione dell’Azienda Ospedaliera e la radicale trasformazione della Facoltà di Medicina, “che a quel tempo fu la prima ad essere proprietaria delle strutture del Policlinico, tuttora non considerate beni demaniali affidati”. L’impegno propositivo del Rettore “si evince dall’accordo quadro della convenzione con la Regione, che ha visto come altro grande protagonista l’Assessore Calabrò”, racconta. Fallì, invece, “per opposizione dei sindacati, il tentativo di realizzare un accordo con il Cardarelli per la gestione dell’emergenza e dei posti letto”.
Tessitore: il
numero chiuso
“una prova del
fallimento
dello Stato”
numero chiuso
“una prova del
fallimento
dello Stato”
Tessitore afferma: “Sono stato e sono ancora oggi l’unico Senatore della Repubblica ad opporsi al numero chiuso, perché lo considero una prova del fallimento dello Stato, che non può affidarsi ad un sistema buono solo per la decimazione e non per la selezione degli studenti. Ne esistono altri”. Contrario anche all’intervento del Ministero della Sanità nelle problematiche universitarie e alla legge Bindi, “che ha voluto un’ospedalizzazione delle strutture universitarie”. Per le sue scelte un’unica motivazione: “La mia azione con tutti i suoi limiti, gli errori e le colpe, è sempre stata spinta dal mio essere un tenace sostenitore dell’Universitas Studiorum per la Facoltà di Medicina”. Sarebbe, infatti, una grande perdita l’attenuazione delle funzioni universitarie della Facoltà: “Suo compito fondamentale, che purtroppo si sta perdendo, è quello di formare giovani medici e far passare la didattica attraverso la ricerca”.
Si aiuta con date, testimonianza delle tappe fondamentali della storia della Facoltà, Guido Rossi, Preside dal 1993 al ’99. I passaggi importanti partono dal 1977-78, anno del boom delle immatricolazioni, quando ancora la Facoltà non aveva il numero chiuso. “Si iscrissero 2262 studenti ed è stata fronteggiata una vera e propria emergenza didattica, con cinque corsi paralleli di 400 studenti l’uno”. Altro punto fondamentale, l’istituzione nel 1983 dei Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi Dentaria. “Il cambiamento importantissimo è stato registrato nella guida Rinaldi, volume di più di 400 pagine, dove per la prima volta il ruolo dello studente figurava al centro della Facoltà”. Poi la tabella XVIII di Gaetano Salvatore, che non fu accolta con entusiasmo, anche se “precorreva il moderno concetto di credito formativo, prevedendo che lo studente svolgesse delle attività, il cui impegno veniva commisurato al monte ore”. Numerosi ordinamenti si sono avvicendati, “finché non si è arrivati al contemporaneo che prevede la Laurea Magistrale”.
Si aiuta con date, testimonianza delle tappe fondamentali della storia della Facoltà, Guido Rossi, Preside dal 1993 al ’99. I passaggi importanti partono dal 1977-78, anno del boom delle immatricolazioni, quando ancora la Facoltà non aveva il numero chiuso. “Si iscrissero 2262 studenti ed è stata fronteggiata una vera e propria emergenza didattica, con cinque corsi paralleli di 400 studenti l’uno”. Altro punto fondamentale, l’istituzione nel 1983 dei Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia, Odontoiatria e Protesi Dentaria. “Il cambiamento importantissimo è stato registrato nella guida Rinaldi, volume di più di 400 pagine, dove per la prima volta il ruolo dello studente figurava al centro della Facoltà”. Poi la tabella XVIII di Gaetano Salvatore, che non fu accolta con entusiasmo, anche se “precorreva il moderno concetto di credito formativo, prevedendo che lo studente svolgesse delle attività, il cui impegno veniva commisurato al monte ore”. Numerosi ordinamenti si sono avvicendati, “finché non si è arrivati al contemporaneo che prevede la Laurea Magistrale”.
Trombetti: “la
didattica, un’area
di eccellenza
assoluta”
didattica, un’area
di eccellenza
assoluta”
La narrazione del percorso continua attraverso le interpretazioni del Preside Armido Rubino e il Rettore dal 2001 al 2010 Guido Trombetti. Il primo si concentra sui risultati ottenuti dalla ricerca, riallacciandosi alla didattica raccontata dal Preside Rossi. “Quando sorse la Facoltà, nel 1972, c’era un clima di straordinaria vivacità culturale, soprattutto nel campo scientifico. Negli anni ’70 è stato prodotto il primo alimento transgenico, è stato effettuato il primo test del DNA, e introdotti: l’inseminazione artificiale, il trapianto di cuore e di rene”. La Facoltà si è inserita dignitosamente e all’avanguardia in questo clima di crescita culturale del paese: “Non abbiamo prodotto cose nuove, ma abbiamo educato gli studenti al metodo scientifico e il riconoscimento c’è stato, anche attraverso i finanziamenti. La speranza di continuare resta viva con la trasformazione in Scuola”.
Non è invece favorevole al nuovo concetto di Scuola e alla conseguente scomparsa della Facoltà l’Assessore Guido Trombetti: “È un errore cancellare questa struttura, non considerando un sentire comune di chi normalmente lavora in una Facoltà di Medicina. L’errore nasce dalla visione politecnicocentrica degli Atenei”. Due importanti scoperte hanno accompagnato i suoi anni di Rettorato: “Mi sono reso conto che è estremamente complicato governare una realtà così complessa, in cui entra la salute dei cittadini, e ho realizzato con sorpresa che la didattica qui è un’area di eccellenza assoluta, a differenza di quanto riporta la vulgata comune. Non è stata per me una sorpresa scoprire i punti di eccellenza nella ricerca”. Una missione ha caratterizzato il suo rettorato: “Ho compiuto uno sforzo di normalizzazione nel considerare la Facoltà all’interno dell’Universitas, pur nella sua differente specificità, dopo la schizofrenia relativa al periodo di separazione fra le due Università”.
Non è invece favorevole al nuovo concetto di Scuola e alla conseguente scomparsa della Facoltà l’Assessore Guido Trombetti: “È un errore cancellare questa struttura, non considerando un sentire comune di chi normalmente lavora in una Facoltà di Medicina. L’errore nasce dalla visione politecnicocentrica degli Atenei”. Due importanti scoperte hanno accompagnato i suoi anni di Rettorato: “Mi sono reso conto che è estremamente complicato governare una realtà così complessa, in cui entra la salute dei cittadini, e ho realizzato con sorpresa che la didattica qui è un’area di eccellenza assoluta, a differenza di quanto riporta la vulgata comune. Non è stata per me una sorpresa scoprire i punti di eccellenza nella ricerca”. Una missione ha caratterizzato il suo rettorato: “Ho compiuto uno sforzo di normalizzazione nel considerare la Facoltà all’interno dell’Universitas, pur nella sua differente specificità, dopo la schizofrenia relativa al periodo di separazione fra le due Università”.
Rengo: “oggi
gli spazi sono
ristretti per
studenti e pazienti”
gli spazi sono
ristretti per
studenti e pazienti”
Singolare la narrazione del Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera Giovanni Persico, Preside dal 2005 al 2012, che parte da una ricerca in emeroteca, per poi abbandonarsi ai ricordi. “Comprai io stesso la targa, incaricato dal mio maestro, il prof. Giuseppe Zannini, di un complesso che contava 20 edifici e 2600 posti letto per un costo di 45 miliardi, cifra infinitesimale, se si considera che questo è un Policlinico multifunzionale. Fu un’emozione grandissima per me passare da piazza Miraglia a questa struttura, che abbiamo visto crescere come un bambino e che fa e continua a fare molto per il Servizio Sanitario Regionale”. Prende spunto dal verso dantesco “nel mezzo del cammin di nostra vita…???”, arricchendolo di puntini sospensivi e punti interrogativi, per sottolineare che “si potrebbe continuare a lavorare bene, se si evitasse che il deterioramento delle strutture conducesse all’obsolescenza dell’intera opera”, cita il libro del prof. Corrado Beguinot.
Proiettati verso il futuro, anche se memori del passato, gli ultimi due interventi. Il primo è quello del Decano Reggente Franco Rengo. “Nel trasferimento da piazza Miraglia al Policlinico Nuovo portammo poche apparecchiature, pronti a partecipare ad un’esaltante avventura. Eravamo molto eccitati per il fatto di trovarci in una struttura nuovissima, ricca di laboratori e per noi incredibilmente grande. Lo stato d’animo di allora contrasta con la percezione degli spazi odierna, troppo ristretti per accogliere personale e pazienti”. L’entusiasmo della gioventù e la consapevolezza di far parte di un enorme progetto ha fatto sì che venissero raggiunti importanti obiettivi, “ciò è stato possibile grazie alle grandi personalità come Salvatore, Tesauro, Iorio, Caputo, Beguinot e sarà ancora possibile farlo grazie a quelle oggi qui presenti”. L’ultimo breve intervento è quello di Eugenio Gaudio, Presidente della Conferenza dei Presidi della Facoltà: “La lunga storia di Medicina e Chirurgia e le sue rivoluzioni, didattica e scientifica, continua con la medesima pregevole comunità accademica. La sfida attuale è quella di essere sempre più vicini all’Europa e ci riusciremo restando uniti”. A conclusione della celebrazione, la Lectio Magistralis dal titolo “Alcune considerazioni sul futuro dell’addestramento e formazione del medico” di Sir Peter Lachmann, Emerito dell’Università di Cambridge e Past President della Federazione delle Accademie Europee di Medicina.
Allegra Taglialatela
Proiettati verso il futuro, anche se memori del passato, gli ultimi due interventi. Il primo è quello del Decano Reggente Franco Rengo. “Nel trasferimento da piazza Miraglia al Policlinico Nuovo portammo poche apparecchiature, pronti a partecipare ad un’esaltante avventura. Eravamo molto eccitati per il fatto di trovarci in una struttura nuovissima, ricca di laboratori e per noi incredibilmente grande. Lo stato d’animo di allora contrasta con la percezione degli spazi odierna, troppo ristretti per accogliere personale e pazienti”. L’entusiasmo della gioventù e la consapevolezza di far parte di un enorme progetto ha fatto sì che venissero raggiunti importanti obiettivi, “ciò è stato possibile grazie alle grandi personalità come Salvatore, Tesauro, Iorio, Caputo, Beguinot e sarà ancora possibile farlo grazie a quelle oggi qui presenti”. L’ultimo breve intervento è quello di Eugenio Gaudio, Presidente della Conferenza dei Presidi della Facoltà: “La lunga storia di Medicina e Chirurgia e le sue rivoluzioni, didattica e scientifica, continua con la medesima pregevole comunità accademica. La sfida attuale è quella di essere sempre più vicini all’Europa e ci riusciremo restando uniti”. A conclusione della celebrazione, la Lectio Magistralis dal titolo “Alcune considerazioni sul futuro dell’addestramento e formazione del medico” di Sir Peter Lachmann, Emerito dell’Università di Cambridge e Past President della Federazione delle Accademie Europee di Medicina.
Allegra Taglialatela