Hanno trascorso l’estate sui quiz di biologia, chimica, fisica e matematica ed ora attendono il verdetto della prova con il fiato sospeso. Sono i neodiplomati che hanno partecipato al test per accedere ai Corsi di Medicina, Odontoiatria, Professioni Sanitarie e Veterinaria. “Ad agosto ho deciso di raggiungere i miei al mare ma sono finita sotto l’ombrellone ad esercitarmi sui test – racconta Giusy, un’aspirante matricola che incontriamo con i suoi colleghi ai corsi di preparazione alle prove di ammissione promossi dal Softel, il Centro Orientamento e Tutorato della Federico II – Se non ottengo un punteggio sufficiente per entrare a Medicina, mi iscriverò a qualsiasi altro Corso in cui si studino le stesse materie, per avere maggiori chance di essere ammessa l’anno prossimo”.
Chi ha l’ambizione di diventare medico non si fa scoraggiare dal compito d’ingresso. Quello è soltanto il primo gradino di una strada irta di ostacoli e tutta in salita. “Altri Corsi di Laurea si possono fare per cultura personale. Medicina non è così – sostiene Giovanna – Chi è pronto a fare tanti sacrifici, lo fa per diventare un professionista. Però è chiaro che ti deve piacere quello che studi, altrimenti diventa un supplizio”.
Molti ragazzi sono arrivati a scegliere Medicina sulla spinta di un’esperienza personale che li ha molto toccati nell’infanzia o nella prima adolescenza. Marco e Alessandro, ad esempio, sono due gemelli che vogliono diventare entrambi medico. “E’ sempre stato il mio sogno fin da quando, da piccolo, vedevo mio padre all’opera. E’ uno specialista di medicina nucleare – afferma Marco – Ero attratto soprattutto dai macchinari del suo studio”. E Alessandro esclama deciso: “Io farò Cardiologia. So che i prossimi anni saranno duri ma alla fatica ci si abitua. Se i sacrifici sono finalizzati a qualcosa, ce la fai, altrimenti diventa un inferno”.
Chi ha l’ambizione di diventare medico non si fa scoraggiare dal compito d’ingresso. Quello è soltanto il primo gradino di una strada irta di ostacoli e tutta in salita. “Altri Corsi di Laurea si possono fare per cultura personale. Medicina non è così – sostiene Giovanna – Chi è pronto a fare tanti sacrifici, lo fa per diventare un professionista. Però è chiaro che ti deve piacere quello che studi, altrimenti diventa un supplizio”.
Molti ragazzi sono arrivati a scegliere Medicina sulla spinta di un’esperienza personale che li ha molto toccati nell’infanzia o nella prima adolescenza. Marco e Alessandro, ad esempio, sono due gemelli che vogliono diventare entrambi medico. “E’ sempre stato il mio sogno fin da quando, da piccolo, vedevo mio padre all’opera. E’ uno specialista di medicina nucleare – afferma Marco – Ero attratto soprattutto dai macchinari del suo studio”. E Alessandro esclama deciso: “Io farò Cardiologia. So che i prossimi anni saranno duri ma alla fatica ci si abitua. Se i sacrifici sono finalizzati a qualcosa, ce la fai, altrimenti diventa un inferno”.
Scelte di pancia e
scelte di testa
scelte di testa
Anche la passione di Nunzia risale a quando era bambina: “Ho sempre pensato di fare il medico, non mi ci vedo in altri campi. Il mio obiettivo è diventare ortopedico. Da piccola ho subito un intervento ed è stato allora che ho deciso cosa avrei fatto da grande”. Gianluca vorrebbe diventare ginecologo o neurologo: “Ho un fratello più piccolo. Ricordo che, quando mia madre, incinta, andava a farsi i controlli, io ero molto affascinato dal dottore”. Mariano viene dal liceo scientifico. Ha deciso di intraprendere questa strada quando da ragazzino è venuto a contatto con l’ambiente medico per problemi di salute dei suoi familiari: “I miei genitori non mi hanno in alcun modo condizionato. Hanno capito che è una scelta che mi avrebbe permesso di realizzarmi e mi hanno appoggiato”.
La maggioranza degli studenti si iscrive a Medicina per il forte fascino che esercita la professione medica. Alcuni subiscono la pressione della famiglia, altri sono spinti dalle possibilità lavorative. “A Medicina avrei la possibilità di studiare le materie che mi piacciono: chimica e biologia. Vado meno d’accordo con la fisica, infatti quella studiata per il test di accesso mi è rimasta sullo stomaco…”, racconta Chiara, figlia di un dermatologo, assicurando: “L’esempio in famiglia c’è stato ma non ho subito alcuna forzatura”. “Alcuni genitori pensano che questo Corso di Laurea sia l’unico modo per assicurare un lavoro certo al proprio figlio – afferma Alessandro – E’ triste che ci si senta obbligati a fare questa scelta per rispettare il volere della famiglia”. Nunzia non è sicura che sarà così facile trovare un lavoro. “Intendo dopo i sei anni del Corso di Laurea – precisa – Magari dopo la Specializzazione sarà diverso. Ma, dopo dieci anni, un lavoro lo trovi pure se ti iscrivi a Biologia”. E gli amici ribattono: “La Specializzazione è già qualcosa a metà tra studio e lavoro perché è retribuita. Tutto sta ad entrarci”.
Quando si chiede a Peppe come si immagina tra dieci anni: “Spero laureato… – risponde scherzando – Vorrei avere un lavoro ben avviato. Medicina è una Facoltà che ti dà la possibilità di mettere a frutto quello che hai studiato e di essere utile al prossimo”. “Qualsiasi lavoro si faccia, l’importante è non rimanere senza. Se poi è remunerato bene, ancora meglio”, ribatte Giusy. Suo padre è odontoiatra e lei si augura di seguire le orme paterne, ma giura di non avere ricevuto nessuna pressione in famiglia: “Una cosa ti deve piacere. Non si può fare solo per far contenti i tuoi”.
Gianluca teme di dover stravolgere del tutto nei prossimi mesi i ritmi a cui è abituato: “Ho amici che, una volta ammessi, hanno rinunciato alla vita sociale. Non vorrei fare la stessa fine. Cercherò di trovare una mediazione”.
La provenienza dei neodiplomati è molto varia. Iole e Nunzia hanno frequentato lo scientifico sperimentale, Gianluca e Peppe il liceo scientifico, Giusy quello pedagogico: “Infatti non ho un buon metodo di studio”, si lamenta. I gemelli Marco e Alessandro hanno compiuto gli studi superiori nello stesso Istituto ma il primo ha fatto il classico e il secondo lo scientifico. Marco ama la biologia, Alessandro è più bravo in matematica e fisica. Se saranno ammessi entrambi sarà grande festa in famiglia.
La maggioranza degli studenti si iscrive a Medicina per il forte fascino che esercita la professione medica. Alcuni subiscono la pressione della famiglia, altri sono spinti dalle possibilità lavorative. “A Medicina avrei la possibilità di studiare le materie che mi piacciono: chimica e biologia. Vado meno d’accordo con la fisica, infatti quella studiata per il test di accesso mi è rimasta sullo stomaco…”, racconta Chiara, figlia di un dermatologo, assicurando: “L’esempio in famiglia c’è stato ma non ho subito alcuna forzatura”. “Alcuni genitori pensano che questo Corso di Laurea sia l’unico modo per assicurare un lavoro certo al proprio figlio – afferma Alessandro – E’ triste che ci si senta obbligati a fare questa scelta per rispettare il volere della famiglia”. Nunzia non è sicura che sarà così facile trovare un lavoro. “Intendo dopo i sei anni del Corso di Laurea – precisa – Magari dopo la Specializzazione sarà diverso. Ma, dopo dieci anni, un lavoro lo trovi pure se ti iscrivi a Biologia”. E gli amici ribattono: “La Specializzazione è già qualcosa a metà tra studio e lavoro perché è retribuita. Tutto sta ad entrarci”.
Quando si chiede a Peppe come si immagina tra dieci anni: “Spero laureato… – risponde scherzando – Vorrei avere un lavoro ben avviato. Medicina è una Facoltà che ti dà la possibilità di mettere a frutto quello che hai studiato e di essere utile al prossimo”. “Qualsiasi lavoro si faccia, l’importante è non rimanere senza. Se poi è remunerato bene, ancora meglio”, ribatte Giusy. Suo padre è odontoiatra e lei si augura di seguire le orme paterne, ma giura di non avere ricevuto nessuna pressione in famiglia: “Una cosa ti deve piacere. Non si può fare solo per far contenti i tuoi”.
Gianluca teme di dover stravolgere del tutto nei prossimi mesi i ritmi a cui è abituato: “Ho amici che, una volta ammessi, hanno rinunciato alla vita sociale. Non vorrei fare la stessa fine. Cercherò di trovare una mediazione”.
La provenienza dei neodiplomati è molto varia. Iole e Nunzia hanno frequentato lo scientifico sperimentale, Gianluca e Peppe il liceo scientifico, Giusy quello pedagogico: “Infatti non ho un buon metodo di studio”, si lamenta. I gemelli Marco e Alessandro hanno compiuto gli studi superiori nello stesso Istituto ma il primo ha fatto il classico e il secondo lo scientifico. Marco ama la biologia, Alessandro è più bravo in matematica e fisica. Se saranno ammessi entrambi sarà grande festa in famiglia.
Professioni
Sanitarie
per immettersi
subito sul
mercato del lavoro
Sanitarie
per immettersi
subito sul
mercato del lavoro
Lucia ha scelto di prendere un diploma tecnico per avere più possibilità di lavorare, e con la stessa logica si iscriverà alle Professioni Sanitarie: “Tra tre anni sarò già al lavoro. Proverò a diventare Tecnico di Radiologia in una struttura privata o pubblica”. Anche Iole è decisa a tentare la strada delle Professioni Sanitarie: “Vorrei diventare una fisioterapista. Mi interessa studiare la struttura del corpo umano ma soprattutto mi piace fare i massaggi. Anche se ancora non ho la tecnica, gli amici me li chiedono spesso. Conto di iscrivermi anche ad un corso di estetista”. E, se non dovesse entrare, ha in serbo un piano B: “Mi iscriverò a Scienze Biologiche o Scienze Motorie”.
I neodiplomati dicono di non essere intimiditi dai primi esami. L’ansia da prestazione sembra ancora qualcosa di molto lontano. Giovanna seguirà il consiglio di alcuni amici per prepararsi al meglio per gli orali: “Mi hanno raccomandato di andare a seguire gli esami per farmi un’idea delle domande dei docenti. Dicono che sono sempre più o meno le stesse”.
Sono consapevoli che il ritmo di studio non verrà più imposto e controllato dall’esterno ma per il momento non sembrano preoccuparsene. Progettano, invece, un’esperienza di studio all’estero. Gianluca ha già fatto due vacanze studio in Irlanda per imparare la lingua: “Temo che l’orale di qualche esame sia in inglese. Me la cavo ma non così bene”. Per i gemelli Alessandro e Marco la seconda lingua non è un problema: “Se si presenterà l’opportunità di studiare fuori, non rifiuteremo. Non escludiamo neppure l’idea di trasferirci altrove per lavorare, anche se preferiremmo rimanere qui”. Gli studenti riconoscono l’importanza di conoscere le lingue perché “un medico può lavorare in qualsiasi angolo del mondo. E’ una professione di cui nessuno può fare a meno”.
Chiara si chiede come faranno i professori a trasmettere agli studenti le competenze umane proprie della professione: “Prescindono dalle materie di studio e fanno la differenza tra un laureato in Medicina e un Medico con la M maiuscola”. E Giovanna conclude: “In Italia noi giovani abbiamo la sensazione di non poter fare alcunché per migliorare le cose. Se almeno diventassi medico, sarebbe un modo per rendermi utile”.
Manuela Pitterà
I neodiplomati dicono di non essere intimiditi dai primi esami. L’ansia da prestazione sembra ancora qualcosa di molto lontano. Giovanna seguirà il consiglio di alcuni amici per prepararsi al meglio per gli orali: “Mi hanno raccomandato di andare a seguire gli esami per farmi un’idea delle domande dei docenti. Dicono che sono sempre più o meno le stesse”.
Sono consapevoli che il ritmo di studio non verrà più imposto e controllato dall’esterno ma per il momento non sembrano preoccuparsene. Progettano, invece, un’esperienza di studio all’estero. Gianluca ha già fatto due vacanze studio in Irlanda per imparare la lingua: “Temo che l’orale di qualche esame sia in inglese. Me la cavo ma non così bene”. Per i gemelli Alessandro e Marco la seconda lingua non è un problema: “Se si presenterà l’opportunità di studiare fuori, non rifiuteremo. Non escludiamo neppure l’idea di trasferirci altrove per lavorare, anche se preferiremmo rimanere qui”. Gli studenti riconoscono l’importanza di conoscere le lingue perché “un medico può lavorare in qualsiasi angolo del mondo. E’ una professione di cui nessuno può fare a meno”.
Chiara si chiede come faranno i professori a trasmettere agli studenti le competenze umane proprie della professione: “Prescindono dalle materie di studio e fanno la differenza tra un laureato in Medicina e un Medico con la M maiuscola”. E Giovanna conclude: “In Italia noi giovani abbiamo la sensazione di non poter fare alcunché per migliorare le cose. Se almeno diventassi medico, sarebbe un modo per rendermi utile”.
Manuela Pitterà