Multidisciplinarietà e partenariato internazionale per affrontare la sfida della ricerca

“La bellezza della matematica è che permette di allenare la mente al ragionamento più puro e preciso. I bambini ne sono affascinati. Hanno il gusto di ragionare ed affrontare sfide con la mente, poi c’è qualcosa, nel percorso scolastico, che ad un certo punto crea una rottura. Si perde la capacità di fare matematica e di porsi ogni volta la domanda successiva a quella alla quale si è data una risposta. Si trasforma la matematica in una serie di regole da imparare e si perde il rapporto positivo con la disciplina”. Maria De Falco, quarantenne napoletana, ricercatrice di Algebra alla Federico II, parla con amore e con immutata emozione della disciplina che ha scelto. Stati d’animo che ha trasferito nel progetto di ricerca finanziato dalla Federico II e dalla compagnia di San Paolo nell’ambito del programma Star 2013. “Lavoriamo – dice – nell’ambito della teoria dei gruppi: insiemi nei quali c’è una operazione. Studiamo strutture algebriche all’interno delle quali riconosciamo sottostrutture grandi o piccole. L’idea è che per molte proprietà i sottogruppi grandi influenzino la struttura dell’intero gruppo. I sottogruppi piccoli sono trascinati, non hanno influenza”. La ricerca si basa su strumenti semplici, antichi: carta, penna, articoli di riviste. Ricadute applicative? “Non è nostro interesse specifico – risponde De Falco – però la teoria dei gruppi ha forti ricadute nella crittografia e nell’ambito della Fisica quantistica”. Il progetto coinvolge sei persone: tre dell’Ateneo federiciano e tre di Università straniere. Gli italiani sono Francesco De Giovanni (ordinario), Carmela Musella (associato), De Falco (ricercatore), tutti in forza al Dipartimento di Matematica ed Applicazioni. Gli stranieri: Adolfo Ballester Bolinces (Valencia), Leonid Kurdachenko (Ucraina), Martyn Dixon (Usa).
Giulia Rusciano, 38 anni, è la capofila di un altro progetto finanziato nell’ambito di Star. Mette al centro della ricerca l’indagine sulla capacità di alcune spore batteriche di legarsi a determinate proteine e sulle possibilità di modificare geneticamente le stesse spore, per migliorare tale capacità. Obiettivo: utilizzarle come vettori di farmaci. “È una ricerca di natura fortemente multidisciplinare”, sottolinea Rusciano. “Con me, che sono un fisico, lavoreranno un biologo, Ezio Ricca, ed un chimico, il professore Claudio De Rosa, Direttore del Dipartimento”. Prosegue: “Vuole essere un passo ulteriore nell’ottica della collaborazione già avviata da tempo con chimici e biologi. Deve essere il trampolino di lancio per un progetto europeo. Del resto questa è la motivazione del bando”. “Ho chiamato il progetta Lara, come la bimba che mi è nata a luglio”, racconta. Lara ha ottenuto un finanziamento di 80 mila euro lordi. 
Dalle spore alle alghe, ecco un altro progetto premiato da Star. Riguarda una microalga tropicale, ostreopsis ovata, ospite da alcuni anni anche dei litorali mediterranei, compresi quelli campani e napoletani. Fiorisce tra luglio ed ottobre. La sua massiccia presenza, in Italia, è stata associata a malori e lievi intossicazioni provocate dal consumo di mitili e ricci contaminati. Colpa di una biotossina prodotta appunto da ostreopsis ovata e studiata da tempo alla Federico II. “Il progetto del quale sono coordinatrice – spiega Carmela Dell’Aversano – punta alla validazione di un metodo di ricerca a bassissime concentrazioni della palitossina prodotta dall’alga negli alimenti marini. Verte, in sostanza, sulla sicurezza alimentare”. Prosegue: “Da tempo noi della Federico II abbiamo messo a punto il metodo LC-MS di determinazione della tossina nelle alghe e nell’aerosol marino. Adesso ci ripromettiamo di validare il metodo, sì da renderlo affidabile per un controllo negli alimenti marini. Per farlo, si richiedono vari partecipanti alla prova di validazione e perciò, nel progetto finanziato da Star per 89 mila euro e classificato tra quelli ad alta priorità, abbiamo coinvolto un ricercatore francese Philip Hess; Ana Gago Martinez, che dirige il laboratorio europeo di riferimento per il controllo degli alimenti marini, che ha sede a Vigo, in Spagna; Jorge Diogene, il quale lavora nel centro ufficiale di controllo degli alimenti marini vicino Barcellona; Rossella Pistocchi, dell’Università di Ravenna. La squadra della Federico II, oltre che da me, è composta da Luciana Tartaglione, Martino Forino e dalla dottoranda Antonia Mazzeo”. Dell’Aversano è napoletana, ha 43 anni, si è laureata in Ctf alla Facoltà di Farmacia. “Preparai la tesi – racconta – con il professore Ernesto Fattorusso, che proprio sullo studio delle tossine incentrò una parte considerevole della sua attività di ricerca. Ripresa, poi, dalla professoressa Patrizia Ciminiello. Dopo la laurea, ho svolto in Canada parte del mio dottorato e lì ho appreso le tecniche”. Il progetto su ostreopsis ovata finanziato da Star è cominciato il 15 gennaio. Ad inizio marzo il primo incontro con i partner europei.
Un’altra ricerca è quella che ha come coordinatore Alessio Cimmino, trentotto anni, napoletano, trascorsi in Germania, post doc a Cordova, presso l’Istituto di agricoltura sostenibile, poi ricercatore a tempo determinato. “Verte – spiega Cimmino – sulla individuazione di molecole biodegradabili, quindi a basso impatto ambientale, che possano contrastare le malattie di piante di interesse agroalimentare. In particolare, delle leguminose”. In questa fase la squadra è composta dalla ricercatrice Fabiana Avolio, dal professore Antonio Evidente e da Cimmino, che è un chimico. Il finanziamento lordo ammonta ad 89 mila euro. “Li utilizzeremo in questo modo: 40.000 euro per il personale, 30.000 euro per il materiale di laboratorio, il resto per viaggi e missioni”. Come per tutti gli altri progetti sostenuti da Star, c’è l’obbligo di concorrere poi agli Erp, bandi di ricerca in ambito europeo. “L’idea – sottolinea Cimmino – è di sviluppare lo studio, nella seconda fase, quella europea, realizzando un network di sette partner internazionali. Una squadra multidisciplinare. D’altronde io stesso, un chimico, ho sempre collaborato con patologi. Osservare sul campo malattie ed antagonisti ed individuare metaboliti da utilizzare in programmi di miglioramento delle culture e trovare nuove sostanze naturali per contrastare le patologie delle piante di interesse agroalimentare è una sfida che coinvolge un po’ tutti i paesi del Mediterraneo”. 
Fabrizio Geremicca
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