Nicola: nessuna complicità ma solo pregiudizi per i fuoricorso

“Dopo quasi dieci anni di università, devo ricredermi, al peggio non c’è mai limite…”. Chi parla è Nicola D., ventinove anni, napoletano, studente fuori corso del vecchio ordinamento. Una storia la sua fatta di errori, rinunce, difficoltà nel comunicare con i docenti. “Le vecchie leggende che si tramandano su Giurisprudenza sono tutte vere. Il primo anno quando seguivo i corsi mi sembrava di essere allo stadio. Non c’erano posti a sedere a sufficienza, quando si era fortunati si seguiva seduti a terra, pur di non andare nelle aule videocollegate dove sembrava veramente di essere al San Paolo”. Quindi “fin dai primi tempi ho capito che solo lo studio non sarebbe bastato per andare avanti. Mi sono armato di pazienza, sviluppando tecniche di sopravvivenza. Quando cerchi il dialogo e dall’altra parte trovi un muro o hai pazienza o abbandoni tutto”. Parole dure quelle di Nicola, ma è tanta la rabbia che ha accumulato in questi anni. Il primo errore “sottovalutare Privato. Pensavo che l’esame più difficile andasse studiato dopo”. Ma arriva il secondo anno e si ritrova sul groppone Privato, Commerciale e Lavoro “un’impresa. Così ho cominciato a perdere tempo, mi ripetevo che avrei recuperato. È una bugia che molti studenti si raccontano ogni giorno. Più il tempo passava e più accumulavo ritardo. Studiavo anche tre discipline contemporaneamente, nulla di più sbagliato, alla fine non mi sentivo mai sicuro e non andavo a sostenere l’esame”. Si perde la fiducia in se stessi e nelle proprie capacità. Nicola così decide di lasciare gli studi. Ma dopo un anno di esperienze lavorative deludenti, ritorna sui suoi passi. “Senza laurea non vai da nessuna parte. Poi tutti i miei amici si stavano laureando ed io ero l’unico incapace che aveva lasciato tutto”. Così riparte con sette esami all’attivo. Ma non tutto è filato liscio. “Quando sono ritornato in facoltà ero una persona diversa. Avevo giurato a me stesso, e soprattutto ai miei genitori, che non avrei perso più tempo. Ho lasciato il lavoro che svolgevo nel weekend, ho lasciato la mia ragazza e ho deciso di continuare questo percorso in modo serio, sacrificando la mia vita privata. Purtroppo non sempre le nostre intenzioni vanno di pari passo con la realtà. Ho studiato tanto, ho recuperato gli esami dei primi anni, ma sono caduto per la seconda volta con Diritto Commerciale”. Ammette: “la prima volta che ho sostenuto l’esame, forse meritavo la bocciatura. Non ero preparato in maniera adeguata. L’esame è difficile, richiede un notevole sforzo di memoria e poi si sa quella del prof. Carlo Di Nanni è una delle cattedre più temute”. Alla prima bocciatura segue la seconda, “mi è ripreso il panico. Poi ho scoperto che la mia situazione non era poi così inusuale. Chi afferisce a questa cattedra prova l’esame dalle due alle quattro volte…quindi io sono rimasto nella media. Al terzo tentativo sono riuscito a strappare un 21, di sicuro il più bel voto della mia vita, quello più desiderato e meritato”. 
Tra alti e bassi, la carriera di Nicola è andata avanti. Per scaramanzia “non dico quanto mi manca alla laurea, nemmeno i miei genitori lo sanno. Insomma sono diventato diffidente e superstizioso. E poi devo affrontare ancora Procedura Civile. Seguendo gli esami ho notato che i ragazzi del nuovo ordinamento riescono a superare questo scoglio senza grosse difficoltà. In realtà, i professori hanno un po’ di pregiudizi verso gli studenti della quadriennale, a volte mi è capitato di dover spiegare in sede d’esame il perché non mi fossi ancora laureato nonostante la mia età. Non è piacevole dover mettere in piazza i propri sentimenti, figuriamoci all’esame. E poi invece di trovare comprensione, il più delle volte ho incontrato sguardi di disapprovazione più che di complicità, come se non fossi degno ormai della laurea. Chi vive la mia condizione può capirmi. E poi come mai noi del vecchio ordinamento dobbiamo fare gli esami più difficili almeno 2/3 volte? È possibile che tra di noi non c’è nessuno che meriti almeno un 18? E’ un voto troppo alto per chi ha superato una certa età?”. Le domande che Nicola si pone sono condivise anche da molti suoi colleghi. Ci sono ancora troppi fuori corso a Giurisprudenza che chiedono di essere trattati alla pari degli altri. “Se ci sono state delle difficoltà comuni – spiega Nicola – non credo che la colpa sia imputabile solo a noi studenti. A volte vorremmo essere seguiti solo un po’ di più. Pure per la tesi mi hanno fatto mille domande. Eppure, in fondo, siamo solo un po’ in ritardo…” 
Susy Lubrano
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