Pet terapy, una nuova frontiera professionale per i veterinari

Attività assistite e Pet terapy “una nuova frontiera nello sviluppo della professionalità del veterinario che va ad occuparsi di sanità”, spiega la prof.ssa Francesca Menna, docente del Dipartimento di Patologia e Sanità animale presso la Facoltà di Medicina Veterinaria, promotrice del convegno su queste tematiche che si è svolto il 10 novembre, patrocinato dagli Assessorati regionali all’Agricoltura e alle Politiche Sociali, cui sono intervenuti diversi esponenti del mondo universitario  e di quello istituzionale:  i professori Antonio Pugliesi, ordinario di Clinica Medica all’Università di Messina, Roberto Marchesini, zooantropologo Presidente della Società di Scienze Comportamentali, la dott.ssa Francesca Ciruli, ricercatrice dell’Istituto Superiore della Sanità e il dott. Vincenzo Caputo, direttore dell’ASL NA1. “Quello che mi ha spinto ad organizzare l’incontro è stato il constatare che spesso  le attività di pet terapy, o terapie assistite, vengono eseguite troppo alla carlona, da persone non esperte – spiega la prof.ssa Menna – Bisogna comprendere bene perché utilizzare questo tipo di terapie, come farle ed in che modo”. Anche se il rapporto tra uomini e animali è di vecchia data, molto spesso questi ultimi si trovano ad essere la parte più debole del binomio, finendo per essere considerati poco più che strumenti di lavoro usati in maniera impropria. “Tutto quello che l’uomo ha imparato nella sua storia lo ha fatto guardando gli animali – aggiunge – Ma l’importante è imparare a guardare agli animali come essere ‘altro’ e non come inferiore”. Gli animali possono, dunque, diventare compagni di vita degli esseri umani, ed aiutarli anche a superare i momenti di malattia e di difficoltà: “la pet terapy può essere impiegata in soggetti con difficoltà motorie, comportamentali, o a scopi riabilitativi, però è essenziale che venga portata avanti da un’équipe, formata da un veterinario, uno psicologo e uno psichiatra”. E’ importante, infatti, che le attività con gli animali vengano sviluppate da team di esperti che possano consigliare al meglio come sviluppare la terapia e con quale tipo di animale, in base alle caratteristiche del soggetto. “Ad un bambino iperattivo – sottolinea – si consiglia un tipo di relazione che tenda a calmarlo, per un soggetto schizofrenico è importante, invece, avere una relazione molto concreta, reale”. 
Il convegno è solo una delle attività promosse dalla prof.ssa Menna su queste problematiche. Diversi i progetti che la docente sta portando avanti sul territorio campano. “Con i miei studenti sto lavorando all’Ospedale Giudiziario di Aversa. Gli internati, con il nostro aiuto, possono interagire in maniera costruttiva con gli animali. Presso la residenza per anziani ex Colonia Geremicca di Posillipo si svolge attività assistita con gli animali: molto spesso queste persone vivono in condizioni di solitudine, magari hanno dovuto lasciare i loro animali domestici prima di entrare nella casa. Presto partirà anche un programma di attività assistite per il Carcere di Secondigliano, dove però la questione nasce in maniera diversa. L’area antistante l’istituto, infatti, è piena di cani, tollerati e benvoluti dalla vecchia direttrice. Con la nuova dirigenza, invece, si è voluto mettere ordine chiedendo di intervenire, magari aprendo un canile. Così è partita l’idea di utilizzare i cani per attività di pet terapy con i detenuti. Il direttore è una persona molto disponibile e sono sicura che il progetto potrà evolvere e magari gli stessi detenuti potranno diventare addestratori”. 
Lo sviluppo di queste attività apre le porte, dunque, anche a nuovi campi di interesse per i futuri veterinari che possono lavorare in équipe specializzate “Sono spinta a portare avanti queste attività – confessa la docente – anche perché penso possano offrire ai miei studenti possibilità di approfondimento e nuovi futuri settori lavorativi”.
Valentina Orellana
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