Piacciono le lingue extraeuropee

“Ho scelto di iscrivermi a L’Orientale per la sua antica tradizione nell’insegnamento delle lingue orientali. Ho deciso di biennalizzare cinese e giapponese”, dice Sabrina Autieri. “Ho avuto l’impressione di un ambiente molto variegato. Mi preoccupa un po’ il passaggio ad un ritmo di studio diverso, forse l’organizzazione semestrale è difficilmente gestibile da chi è abituato alle verifiche nel breve termine”, afferma Chiara Del Vecchio. “Sono ancora indeciso – racconta Paolo Caruso – Voci di corridoio mi hanno messo in guardia sui deficit strutturali dell’Ateneo che creano non pochi problemi agli studenti”. La conoscenza delle lingue “è sterile se non abbinata ad un sapere più settoriale come quello economico e politico offerto dal Corso di Studi in Relazioni Internazionali. Dunque, mi iscriverò in questo Ateneo che mi permette di scegliere anche lingue extra-europee”, dice Monica Viviani. “Credo che oggi sia una scelta molto coraggiosa iscriversi all’università: c’è molta disoccupazione giovanile tra i laureati. Spero che la conoscenza delle lingue mi porti lontano”, commenta Mena Pagano. “Scienze Politiche dà un’infarinatura generale in più discipline: questo può essere un limite ma anche una forza. Probabilmente sceglierò il curriculum Asia e Africa per avere una preparazione più specifica”, afferma Felice Russo. Le culture orientali esercitano grande fascino sugli immatricolandi, che in numero sempre più crescente decidono di intraprendere lo studio del cinese o giapponese. “La Cina è sempre di più un Paese con un’economia in crescita, quindi conoscerne la lingua potrebbe essere un vantaggio in ambito lavorativo. Sicuramente è una scelta molto impegnativa, ma non voglio scoraggiarmi in partenza!”, conclude Raffaele Terlizzi.
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