Poca puntualità nella pubblicazione dei calendari di esam

Ultima settimana di corsi. C’è ancora qualche irriducibile che fa lezione fino al 6 o 7 giugno. Tanti vanno a seguire con valigia e trolley al seguito, appena finiscono scappano verso treni e autobus, lasciando aule e corridoi insolitamente spopolati. La settimana successiva comincia la sessione estiva degli esami, perciò tutti a casa a studiare ma con qualche preoccupazione. Ad esempio: “i calendari d’esami e la puntualità con cui vengono pubblicati. Cerchiamo di far presente il problema al corpo docente ma, in questo momento di transizione, è complicato”, come fa notare Alessandro Giardullo, ex-rappresentante degli studenti in Facoltà, attualmente incardinato presso il Dipartimento di Ingegneria Elettrica, delle Tecnologie e dell’Informazione. I disagi segnalati da Alessandro sono comuni a tanti studenti. Molti hanno avuto un quadro aggiornato degli appelli a poche settimane dall’inizio della seduta. “Nei settori in cui c’è una maggiore attenzione all’informazione, come quelli in Informatica o Elettronica, i calendari sono resi noti con maggiore tempestività e attendibilità ma, negli altri campi, in cui ci sono troppi professori ‘antichi’, che nemmeno aggiornano il proprio sito docente, è tutto più difficile”, racconta Luigi Audisio, studente di Ingegneria Aerospaziale. “Dipende dai docenti. Alcuni ti abbandonano senza punti di riferimento. Non pubblicano materiale in rete né gli appelli”, lamenta lo studente di Ingegneria Meccanica Francesco Calvano. “Non c’è uniformità di comportamento. Siamo divisi fra i docenti che fissano una data a settimana e quelli che ne pubblicano a stento una al mese, fra coloro i quali aggiornano le informazioni in rete e quelli che, invece, ti lasciano in balia del passa parola e delle date a caso. Come in un film c’è chi ti dice che la data è il cinque del mese, chi il dieci, chi il quindici”, ironizza Marcello De Crescenzo, iscritto ad Ingegneria Civile. “Perché perdiamo un mese intero senza poter dare esami? Aprile è un mese buttato, in cui non possiamo fare niente perché la segreteria è chiusa”, protesta Marco De Paola, studente di Ingegneria Meccanica. C’è anche chi non ci pensa proprio a cercare informazioni in rete: “sono tutti i giorni all’università, quindi se ho bisogno di sapere qualcosa, chiedo direttamente ai professori”, dice senza mezzi termini Antonio di Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio.
Un posto 
per studiare…
Sebbene tanti lascino temporaneamente le strutture universitarie, quelli che restano hanno ancora il problema di cercare un posto per studiare. In Via Claudio i più sfruttano le aule lasciate aperte, mentre a Piazzale Tecchio le condizioni sono, storicamente, meno confortevoli. “Siamo in una fase di quiescenza, perché non ci sono più le figure istituzionali di riferimento. L’Ateneo ha individuato una delega specifica per le analisi rivolte alle esigenze studentesche fra cui spiccano, come priorità, gli spazi per gli studenti e la trasparenza dell’accesso all’informazione. L’idea è quella di analizzare i problemi per dare risposte concrete. Nella sede di Piazzale Tecchio di Ingegneria abbiamo riadattato un’aula da disegno e ne stiamo risistemando una seconda, ma resta il problema dell’utilizzo di questi spazi, da parte degli studenti, nei periodi in cui si svolgono le attività didattiche – dice l’ex Preside Piero Salatino – Proveremo anche ad allestire uno spazio accanto al Centro fotocopie al primo livello della stessa sede ed abbiamo sistemato dei tavoli nei corridoi del secondo piano, dove si trovano le aule ma, è chiaro, si tratta di interventi isolati e non sistemici. Appena ci sarà una Governance di nuovo stabile, con la possibilità di dare delle deleghe, partiremo in maniera più incisiva”.
Di alcuni spazi parlano anche gli studenti. “Al primo livello di Piazzale Tecchio, di fronte ai bagni, c’è un’aula a vetri, soprannominata ‘Vecchio Acquario’, che è sempre chiusa. Vi si potrebbero tranquillamente mettere dei tavoli per studiare”, suggerisce Massimiliano, studente triennale di Ingegneria Meccanica. “Quell’aula, chiusa e vuota, l’ho vista aperta solo una volta, per una festa di Dipartimento”, sottolinea in chiusura Francesco.
Simona Pasquale 
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