Pochi iscritti a Civile per lo sviluppo sostenibile, forse sarà disattivato

Disattivazione del Corso di Laurea in Ingegneria Civile per lo sviluppo sostenibile, rimodulazione del percorso di studi e snellimento delle pratiche burocratiche sono i punti all’ordine del giorno del prossimo Consiglio di Classe dell’area civile, in programma entro fine febbraio. 
A circa un anno dalla sua nascita, il Consiglio (organo entro cui confluiscono i quattro Consigli di Corso di Laurea di Ingegneria Civile, Civile per lo sviluppo sostenibile, Gestionale dei progetti e delle infrastrutture e Ambiente e Territorio) prosegue nella sua attività di coordinamento dei Corsi che afferiscono alla classe civile, la 08. In linea con la sua funzione strategica, il Consiglio sta meditando la soppressione del CdL in Ingegneria Civile per lo sviluppo sostenibile. “Il punto è che il Corso – spiega il prof. Bruno Montella, coordinatore dell’organo – conta un numero davvero esiguo di iscritti, una quindicina. Con la presidenza del prof. Claudio Mancuso abbiamo provato a rilanciarlo, ma i risultati in termini di immatricolazioni non sono stati esaltanti”. Secondo Montella, “ad attirare gli studenti sono prevalentemente i Corsi dai nomi consolidati, tipo Ingegneria Civile, Informatica, Elettronica. D’altra parte, il CdL in Ingegneria dell’Informazione e della Comunicazione sta vivendo un problema analogo, considerato l’altrettanto ristretto numero di adesioni”. 
Finalmente entrate a regime tutte le Specialistiche che fanno capo all’area civile, per Montella è giunta l’ora di cominciare a ragionare su alcuni cambiamenti da apportare alla didattica: tra questi, la riduzione del numero complessivo di esami. “Gli studenti hanno ragione a lamentarsi del carico eccessivo di esami introdotto con la riforma universitaria. Ma non dobbiamo dimenticare che i ragazzi sono stati subissati da continui cambiamenti; il nostro obiettivo, quindi, sarà quello di ridisegnare sì un percorso più semplice, ma che entri in vigore non prima di un paio d’anni”.
È opinione del docente, inoltre, che sia necessario snellire quanto più possibile gli adempimenti burocratici. “In una università povera – afferma Montella – la ricchezza dell’offerta didattica può tramutarsi in un aggravio di lavoro per altri”. In altri termini, “ci sono diverse pratiche, studentesche e non, che prevedono iter di lavorazione talmente lunghi e complessi che spesso si traducono in un onere per i presidenti di Corso di Laurea o in un surplus di attività per la Segreteria Studenti”. Il pericolo, insomma, è che lungaggini di tale portata possano ripercuotersi negativamente sull’intera Facoltà, “che si distingue positivamente nel panorama nazionale per la qualità della sua ricerca, così come evidenziato di recente dal CIRV (Comitato nazionale per la valutazione della ricerca)”. 
(P.M.)
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