Pochi spazi, molto fermento

Cosa deve aspettarsi chi decida di iscriversi a Psicologia della Seconda Università? Per cominciare, molti studenti si lamentano della struttura e della disorganizzazione. “Nella nostra sede mancano aule studio e la biblioteca chiude alle 16”, dice Angelo, prossimo alla laurea. In compenso, aggiunge, “sono organizzati molti convegni e seminari tenuti anche da ricercatori stranieri”.  “Le aule sono molto piccole e a volte siamo costretti a sederci per terra – confida Marina, iscritta al primo anno – Inoltre, le date d’esame sono troppo ravvicinate: io ho dovuto sostenere quattro esami in 14 giorni!”. Qualcosa da dire anche sulla segreteria: “non sempre efficiente”. Soddisfacente e abbastanza movimentata è, invece, la vita universitaria. Ci si incontra di sera in un locale vicino alla Facoltà, racconta Francesco, iscritto al secondo anno, ma il cuore pulsante di Psicologia è l’atrio “dove ci si incontra per fare quattro chiacchiere”.  Anche il cortile è un luogo di socialità “tra una lezione e l’altra, ci si rilassa anche imbracciando una chitarra”, informa Francesca del primo anno. 
Difficoltà nel percorso di studi. I pareri degli studenti non sono unanimi. “Non ho trovato esami particolarmente difficili, forse quello che maggiormente mi creerà problemi è Psicologia Generale, ma credo che basti prestare un po’ più di attenzione alle lezioni”, afferma Valentina, al primo anno. Neuropsicologia e Psicofisiologia, gli esami più complessi per Luca Giordano, iscritto al terzo anno, il quale sottolinea: “al primo anno gli esami sono tutti scritti mentre al secondo sono tutti orali, per cui bisogna riabituarsi!”. “Non bisogna sottovalutare le idoneità: in alcuni casi assegnano più crediti di un esame vero e proprio”, precisa Giovanna, iscritta al primo anno dopo aver sostenuto il test d’ingresso per tre volte. Psicometria e Pedagogia sono gli esami che preoccupano maggiormente Anastasia, iscritta al primo anno. Anche per Valentina, matricola, l’esame più complicato è Pedagogia “perché è orale ed il manuale è molto difficile”, tuttavia per riuscire “basta un po’ di buona volontà e amore per quel che si studia”. 
La qualità che caratterizza lo studente di Psicologia? Per Veronica, matricola, “un pizzico di follia”. Risposta prontamente smentita da Serena, rappresentante degli studenti: “smettiamola con questi luoghi comuni! Lo studio della Psicologia è impegnativo, pari a Medicina ma con meno garanzie di lavoro. Troppo spesso i laureati in Psicologia, dopo un iter formativo lunghissimo, sono costretti a fare i volontari, sono sfruttati, sottopagati e spesso scavalcati da persone che vantano come unico titolo di studio qualche corso di approfondimento e che non sanno nulla di patologie”. Serena, nonostante tutto, se potesse tornare indietro, risceglierebbe ugualmente Psicologia “ma, se ne avessi la possibilità, mi trasferirei a studiare all’estero”.
Anna Verrillo
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