Pomo della discordia, il numero degli appelli d’esame

Le lezioni stanno per ricominciare e la Facoltà di Economia deve subito affrontare il nodo della programmazione didattica. Nel corso della seduta del Consiglio di Facoltà del 12 settembre, docenti e ricercatori hanno discusso la proposta del neo eletto Preside Achille Basile (si insedierà l’1 novembre). Secondo questo progetto, i corsi sono articolati in due semestri (27 settembre-21 dicembre il primo e 2 marzo-20/27 maggio il secondo), suddivisi in due bimestri ciascuno. Tra la fine dei corsi e l’inizio degli esami, come richiesto dagli studenti e condiviso da molti docenti, è previsto un mese di tempo da dedicare allo studio e alla preparazione degli esami. I blocchi di lezione, che prima erano di due ore, vengono ridotti ad un’ora e quaranta. In questo modo si segue solo la mattina, resta del tempo per eventuali recuperi o esercitazioni da svolgere nel pomeriggio. “Non sono previste interruzioni per tenere le prove intercorso” interviene subito la prof.ssa Liliana Basile; “non le facciamo” dice il Preside in carica Massimo Marrelli, il quale, rivolgendosi all’aula, sottolinea “quelle delle prove intercorso e degli esami è un’altra faccenda”. Il vero problema, infatti, è rappresentato dalla programmazione del calendario degli esami e, soprattutto, dal numero degli appelli possibili nel corso dell’anno. “La proposta è condizionata da vari elementi. Le risorse di cui una Facoltà può disporre, si parametrizzano anche in base al numero di studenti che riescono a superare gli esami” dice il prof.Basile. Attualmente gli studenti possono sostenere gli esami cinque volte in un anno; qualche docente, per sua iniziativa, concede sei date d’esame effettive. La proposta sancisce, in via istituzionale, sei sessioni per tutti. “E’ una proposta in cui credo e che mi sembra ragionevole per cercare di aumentare il numero di crediti che riusciamo, ogni anno, a far superare agli studenti” conclude Basile. 
Arrivano le proteste di molti presenti in aula. Il tema più discusso è quello delle sedute di novembre e aprile. Istituite in via sperimentale qualche anno fa per dare agli studenti maggiori possibilità di superare gli esami più difficili, non incontrano i favori di tutti i docenti. “Mi sembra che per consentire agli studenti di superare un maggior numero di crediti, si regalino gli esami. Ripristiniamo la possibilità di segnare la bocciatura altrimenti richiediamo maggiori chiarimenti” dice il prof. Francesco La Saponara. Il Dipartimento di Teoria e Storia dell’Economia Pubblica presenta addirittura un proprio documento. “Non siamo d’accordo, perché tenere esami durante le lezioni impedisce lo svolgimento delle lezioni” afferma il prof.Alfredo Del Monte che legge la proposta alternativa formulata dal Dipartimento i cui punti salienti sono tre: l’eliminazione delle sedute di aprile e novembre, il non consentire la ripetizione dell’esame a febbraio se non si supera a gennaio, un calendario d’esame con tre sole sedute nel corso dell’anno. “Sono d’accordo con questa proposta perché la frequenza a lezione, in prossimità degli esami, cambia enormemente” dichiara il prof. Giancarlo De Vivo, il quale sottolinea l’importanza di scoraggiare l’abitudine degli studenti a tentare l’esame “Le sessioni d’esame aggiuntive hanno aumentato il numero degli studenti che superano le prove. L’emergenza assoluta riguarda le persone che riescono a terminare il corso nei tempi previsti” interviene il prof. Riccardo Viganò. E aggiunge che la discussione su quest’argomento va spostata dai Dipartimenti ai Consigli di Corso di Laurea. “Vorrei ricordare che il rapporto tra gli studenti iscritti e quelli che superano gli esami, è cresciuto più del 40%” puntualizza il prof.Marrelli. 
“Gli appelli di novembre ed aprile debbono restare, servono per restare nei tempi. Occorre poi tener presente lo studente positivo, quello che, a febbraio, vuole migliorare e prendere un voto migliore” afferma il rappresentante degli studenti Umberto Tessitore. 
Prosegue la discussione. “Non credo che il 40% in più di studenti equivalenti sia determinato dal numero delle date d’esame. Io ritengo si debba fornire il maggior numero di stimoli possibili per seguire e studiare. Quando c’erano sedute mensili, alla laurea si arrivava in sei- sette anni. Non ci sono né fondamenti teorico, né empirici. E’ un finto regalo che facciamo agli studenti” sostiene la prof.Liliana Basile. “Non siamo sempre riusciti ad applicare la didattica alla riforma. Se affrontiamo il problema solo con gli esami, non basta è un metodo molto facile. E’ vero, tante sedute d’esame sono un errore, ma dobbiamo capire che l’ansia di velocità che la riforma si porta dietro, determina che chi va fuori resta fuori. Discutiamone quando avremo tutti quanti rivisto bene la nostra didattica” dice il prof.Riccardo Mercurio, analizzando i vari aspetti della questione. “Non potremmo immaginare due sedute d’esame nelle pause delle lezioni? Consentiremmo le sei sedute senza interrompere le lezioni” suggerisce la prof.ssa Maria Rosaria Ansalone. “E un’ottima proposta, che rende anche più facile organizzare l’orario, ma due sedute d’esame a settembre mi sembrano un po’ troppo compresse” afferma il prof.Basile. “Non possiamo cambiare continuamente, dobbiamo dare agli studenti delle regole certe. Servono due-tre anni per risolvere questi problemi. Bisogna incentivare con corsi speciali, ma le sedute aggiuntive diventano una mera sanatoria” sostiene la prof.ssa Francesca Stroffolini. “Non siamo ancora maturi per deliberare, ma entro ottobre dobbiamo prendere una decisione” chiude il Preside  Marrelli. Il Consiglio di Facoltà si scioglie, lasciando irrisolta, per un altro mese ancora, una questione fondamentale, in primo luogo per gli studenti.
Simona Pasquale
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