Procedura Penale: magistrati in aula, approfondimenti, un giorno in più di lezione

“Mi rendo conto che seguire quattro ore di lezione frontale, di seguito, è da folli. È già tanto se regge il docente, figuriamoci, quindi, gli studenti”, dice il prof. Alfonso Furgiuele, docente di Procedura Penale (II cattedra A/C). Il nuovo orario dei corsi provoca difficoltà per le discipline da più crediti. “Per ovviare all’inconveniente di ‘perdita di concentrazione’ – continua il docente – la mia cattedra tiene solo le prime due ore di lezione frontale. Dopodiché, si continua con domande da parte degli studenti e chiarimenti sulle parti già spiegate”. In alcuni giorni, invece, “intervengono a lezione degli ospiti: un magistrato o altri operatori del diritto che affrontano la disciplina in un modo più concreto. Questa esperienza la condividiamo con la cattedra della prof.ssa Vania Maffeo, anche le sue lezioni sono divise in due blocchi”. Negli incontri con i relatori esterni: “Si parte dal vissuto del magistrato per mantenere alta l’attenzione. Poi si inizia a discutere degli Istituti e degli aspetti pratici che sono utili ai fini della preparazione. Credo che l’opportunità sia ottima, il contributo pratico rende la lezione agevole ed inoltre offre un’integrazione a ciò che è stato spiegato teoricamente”. Il giovedì un collaboratore della cattedra tratta altri temi: “La dott.ssa Fabiana Falato  integrerà alcuni argomenti del programma. In questo modo non appesantiamo troppo i ragazzi, le spiegazioni restano sempre il pilastro principale della preparazione ma sono più efficaci se redistribuite”. La reazione alle quattro ore consecutive in aula? “Ho degli studenti fantastici che hanno risposto molto bene a questa articolazione dell’orario di lezione. Noto una grande partecipazione e interesse da parte di tutti. Con l’abolizione degli esami a marzo in un certo senso ci abbiamo guadagnato. Ora le aule sono piene dal primo giorno e si è potuto iniziare con uno studio organico tutti insieme”. Negli anni precedenti: “Si arrivava in aula a scaglioni, molti studenti perdevano tutta la parte introduttiva della procedura penale. Oggi, le cose vanno meglio. Basta fare un giro ai corsi per rendersene conto. L’organizzazione precedente era, secondo me, completamente fallimentare”.
È partito con due settimane di ritardo (il 16 marzo) il corso della prof.ssa Clelia Iasevoli (IV cattedra L/P). “A causa di un problema di salute – spiega  la docente – sono stata costretta ad iniziare le lezioni in ritardo. Il mio corso andrà avanti fino a giugno, proprio per recuperare le ore perse”. Differente l’organizzazione degli orari, rispetto alle altre cattedre. Il corso è spalmato su quattro giorni: lunedì, martedì, mercoledì e venerdì. “Occorre tener presente che prima di iniziare le tre ore di Procedura quasi tutti i miei studenti seguono con me Legislazione Penale Minorile, disciplina complementare il cui corso dura due ore. In pratica abbiamo già 5 ore di lezione al giorno. Una in più mi sembrava improponibile”. La soluzione più equilibrata, secondo la docente, “è strutturare i corsi su quattro giorni a settimana. Se diamo agli studenti la possibilità del giorno in più, li facciamo respirare. Le lezioni hanno l’obiettivo di formare. Dopo otto ore di studio, ci chiediamo cosa stiamo formando? Mi pare normale che poi non si capisca più nulla”. Ripartire 120 ore di lezione in tre mesi non è comunque agevole: “Queste sono cose che vanno gestite meglio. Durante le ore dedicate alla didattica si deve avere la possibilità di integrare la spiegazione con l’esperienza pratica, quindi occorre accogliere in aula operatori del diritto, promuovere, così come è mia consuetudine, visite in tribunale. Credo, dunque, che occorra rivedere il pacchetto didattico”. Un impegno per il prossimo Direttore del Dipartimento: “Non seguo molto la vicenda delle elezioni. Tuttavia, penso che ci sia il bisogno di arricchire la proposta formativa con metodi didattici quali: il dialogo, il confronto e l’incontro. Inoltre, chi verrà dopo il prof. Lucio De Giovanni, dovrà farsi promotore di una necessaria ridistribuzione del carico didattico, fermo restando i tre mesi previsti per i corsi semestrali”.
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