A Psicologia il cattivo tempo imperversa anche dentro le aule. Nemmeno un anno fa, in seguito a violenti acquazzoni, il controsoffitto di un’aula aveva ceduto scaricando calcinacci ed acqua piovana addosso ad un gruppo di studenti; i docenti furono costretti a sospendere le lezioni. Lo scorso 29 ottobre il brutto episodio si è ripetuto. Ore 10.00, l’aula D del Polo scientifico di via Vivaldi è gremita di studenti del secondo anno per la lezione di Psicologia Dinamica: “all’improvviso ha iniziato a piovere dal soffitto e una parte dell’aula si è allagata – racconta Rosita, una delle studentesse presenti – C’è stato un breve intervallo e la situazione è stata risolta asciugando l’area in questione e circondandola con del nastro adesivo così che nessuno potesse avvicinarsi”. “Un guardiano dall’ufficio di manutenzione ha effettuato un controllo dichiarando l’aula agibile, così abbiamo ripreso quasi subito le lezioni”, prosegue Angela, che aggiunge: “mi sono spaventata al pensiero che potesse succedere qualcosa di molto peggio, come un corto circuito”.
La situazione, dunque, si è risolta con un po’ di paura e qualche cappotto bagnato ma con la convinzione che, con la stagione delle piogge alle porte, episodi di questo tipo potrebbero ripetersi, con effetti peggiori. Quello degli spazi a Psicologia non è tuttavia un problema legato esclusivamente alla manutenzione delle aule, come spiegano gli studenti: “seguiamo in 400 in aule da 200 posti, in cui, ovviamente, non c’è spazio per tutti – lamenta Valentina, secondo anno – In quel caso prendiamo posto a terra, ma alcuni di noi arrivano addirittura a portarsi delle sedie da casa”. Memori dei diversi episodi spiacevoli che si sono ripetuti nel corso del tempo, un po’ di malessere inizia a serpeggiare: “mi chiedo a cosa serva pagare oltre 500 euro di tasse se come risposta abbiamo pioggia nelle aule, spazi insufficienti, niente posti parcheggio e laboratori con strumentazione insufficiente”, spiega Antonietta, al secondo anno della Specialistica. Il suo amico Angelo rincara la dose: “molto spesso noi del secondo anno della Specialistica siamo costretti a seguire le lezioni con gli studenti del primo, il che diventa insostenibile, visti i problemi di spazi. Con la nuova sede in viale Ellittico speravo si potesse risolvere in parte il problema, ma si sono limitati a spostare lì solo le aule dei docenti”. Marco, fuoricorso: “dobbiamo sempre far ricorso alle nostre risorse per risolvere i problemi dell’università, portarci delle sedie, quando nelle aule non c’è posto, cercare un’aula vuota per studiare per la mancanza di un’aula studio. Bisognerebbe far qualcosa per cambiare la situazione, anche se credo sia difficile fare proteste in pompa magna coinvolgendo tutti. I problemi sono troppo seri per rivolgersi agli organi universitari, si dovrebbe richiedere l’intervento di autorità superiori”.
Anna Verrillo
La situazione, dunque, si è risolta con un po’ di paura e qualche cappotto bagnato ma con la convinzione che, con la stagione delle piogge alle porte, episodi di questo tipo potrebbero ripetersi, con effetti peggiori. Quello degli spazi a Psicologia non è tuttavia un problema legato esclusivamente alla manutenzione delle aule, come spiegano gli studenti: “seguiamo in 400 in aule da 200 posti, in cui, ovviamente, non c’è spazio per tutti – lamenta Valentina, secondo anno – In quel caso prendiamo posto a terra, ma alcuni di noi arrivano addirittura a portarsi delle sedie da casa”. Memori dei diversi episodi spiacevoli che si sono ripetuti nel corso del tempo, un po’ di malessere inizia a serpeggiare: “mi chiedo a cosa serva pagare oltre 500 euro di tasse se come risposta abbiamo pioggia nelle aule, spazi insufficienti, niente posti parcheggio e laboratori con strumentazione insufficiente”, spiega Antonietta, al secondo anno della Specialistica. Il suo amico Angelo rincara la dose: “molto spesso noi del secondo anno della Specialistica siamo costretti a seguire le lezioni con gli studenti del primo, il che diventa insostenibile, visti i problemi di spazi. Con la nuova sede in viale Ellittico speravo si potesse risolvere in parte il problema, ma si sono limitati a spostare lì solo le aule dei docenti”. Marco, fuoricorso: “dobbiamo sempre far ricorso alle nostre risorse per risolvere i problemi dell’università, portarci delle sedie, quando nelle aule non c’è posto, cercare un’aula vuota per studiare per la mancanza di un’aula studio. Bisognerebbe far qualcosa per cambiare la situazione, anche se credo sia difficile fare proteste in pompa magna coinvolgendo tutti. I problemi sono troppo seri per rivolgersi agli organi universitari, si dovrebbe richiedere l’intervento di autorità superiori”.
Anna Verrillo