Psicologia piace molto ma gli sbocchi sono scarsi

Ogni anno si ripete la stessa scena. Il giorno della prova di ammissione alla Facoltà di Psicologia, il Palapartenope, sede della selezione, viene invaso da un numero di candidati superiore al doppio dei posti messi a concorso. L’anno passato furono presentate 1784 domande per poter accedere all’unico Corso di Laurea triennale attivato, Tecniche Psicologiche per la Persona e la Comunità, 600 posti in tutto. In pochi rinunciarono a sostenere la selezione, i partecipanti effettivi furono 1608. Numeri che testimoniano una tendenza che non conosce inversioni, un interesse costante nei giovani che viene così spiegato dalla Preside della Facoltà, prof. Maria Sbandi: “il disagio esistenziale, tipico dei nostri tempi, porta molti a pensare di poter aiutare se stessi e gli altri studiando  Psicologia”. Ma la professoressa precisa subito che per risolvere certi problemi interiori non serve un corso di laurea, e che questi studi vanno intrapresi soltanto se si è fortemente motivati dal punto di vista scientifico, anche perché la situazione occupazionale non è affatto rosea. 
Il Corso di Laurea di primo livello in Tecniche Psicologiche per la Persona e la Comunità,  è di base e prepara al biennio di laurea specialistica. Pochi sono infatti gli ambiti di spendibilità del titolo triennale, come sottolinea la stessa prof. Sbandi: “un laureato triennale non può essere uno psicologo autonomo, lavorerà esclusivamente alle dipendenze di un altro psicologo. Per questo motivo ho combattuto tanto affinché nella nostra facoltà fossero attivati i Corsi di Laurea Specialistica, quello in Psicologia clinica e dello sviluppo e quello in Psicologia dei processi cognitivi e del recupero funzionale. Solo con le Specialistiche potevamo offrire ai nostri studenti una preparazione completa”. Chi vuole fare lo psicologo, dunque, deve mettere in conto di studiare almeno cinque anni. E deve anche sapere che le prospettive occupazionali sono piuttosto scarse anche quando si ha in tasca il titolo di dottore magistrale. Si potrà lavorare presso le Asl o le strutture ospedaliere, oppure come mediatori familiari o come consulenti a vario livello, ad esempio per i tribunali. Su tutte queste possibilità però prevale la scarsità di risorse disponibili nel nostro territorio, che porta la Preside ad affermare: “a Napoli non c’è molto da fare”. 
Se nonostante tutto si è ancora convinti di voler studiare Psicologia, non resta che presentare entro il 31 luglio la domanda di partecipazione alla prova preselettiva. 600 i posti disponibili. Una volta adempiute tutte le formalità richieste per la partecipazione alla prova, compreso il versamento del contributo di 50 euro, bisogna mettersi subito a studiare. Il 9 settembre alle ore 11.30 al Palapartenope i candidati saranno chiamati a risolvere 80 quesiti a risposta multipla, vertenti su argomenti di cultura generale, comprensione testi, abilità logico-matematica, abilità lessicali. La prof. Sbandi suggerisce di prepararsi adottando uno dei testi elaborati per selezioni analoghe esistenti in commercio. I contenuti dei quesiti, come recita il bando, “saranno modulati in funzione delle competenze acquisite nell’ambito della formazione offerta dalla scuola media superiore”, ma saranno anche preludio di ciò che attende le future matricole: un percorso di studi per affrontare il quale è necessaria una buona cultura. “Il corso è pesante, richiede molta applicazione – dice la Preside- E’ necessaria soprattutto una buona cultura di base, che significa apertura mentale e abitudine a interrogarsi”. Sulle scuole superiori che meglio preparano allo studio della Psicologia la professoressa non ha dubbi: sono i licei. 
La Preside non dice più, com’è accaduto purtroppo in passato, di non avere molto da offrire ai nuovi studenti. Strutture, organizzazione didattica, numero dei docenti: la situazione sta migliorando. Primo, importante segnale ne è la celerità con cui è stato pubblicato il bando di concorso. “L’anno scorso le selezioni si sono svolte tardi (il 28 settembre, ndr) e di conseguenza sono incominciate tardi anche le lezioni – spiega- Stavolta invece si deve assolutamente partire presto con i corsi”. La questione relativa agli spazi sta per risolversi, i ragazzi presto non saranno più costretti a fare lezione nelle aule della Facoltà di Medicina o nelle sale del teatro Izzo e del cinema San Marco a Caserta. “Nel giro di qualche mese saranno pronte le aule in viale Lincoln, in ristrutturazione da tempo, mentre a novembre il Palazzo delle Poste sarà liberato per fare in modo che possano iniziare i lavori. Nel futuro sarà quello la nostra unica sede”. Quanto ai docenti, sono ancora pochi, 31 professori per circa 6000 iscritti. Ma la Preside sembra fiduciosa in una programmazione di ateneo che consenta di colmare almeno in parte questo gap. L’umore pare molto migliorato rispetto al passato, Psicologia finalmente si offre agli studenti come una facoltà che ha di fronte delle reali prospettive di miglioramento e di crescita. Ai ragazzi, la Preside Sbandi fa un sentito in bocca al lupo, ma ricorda anche che l’università non è una passeggiata, che “se si vogliono vedere dei frutti bisogna fare una scelta di responsabilità e lavorare intensamente”.
Sara Pepe
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