Raffaele Marotta, dai laboratori di
Fisica alle piste di atletica
Fisica alle piste di atletica
Pregiudizio infondato quello che raffigura il ricercatore di Fisica rinchiuso nel suo laboratorio, lontano da aria e luce. Lo dimostra il caso di Raffaele Marotta, docente di Supersimmetria ai corsi di Dottorato della Federico II, che viaggia spesso e pratica l’atletica per passione. “Lavoro per l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e parallelamente mi alleno per sei ore la settimana il martedì e il venerdì. Tenersi in forma è un ottimo esercizio per sciogliere le tensioni quotidiane; fa bene al cervello”. Coltiva l’atletica al CUS fin da studente universitario: “da ragazzo praticavo sport e facevo teatro. Ho mollato nel ’93, l’anno prima di partire per l’estero a fine dottorato. Ho poi ripreso nel 2008, a sette anni dal mio ritorno a Napoli. Oggi ne ho 49 e riscelgo il CUS come struttura, perché mi sono sempre divertito qui, in più ho la palestra a portata di mano. Non parteciperò ai Campionati Master, solo perché interrompo spesso gli allenamenti a causa di problemi fisici o viaggi”. Da dottorando ha anche partecipato a gare di salto in alto e salto in lungo: “con scarsi risultati, poiché, studiando, non riuscivo ad allenarmi regolarmente. La materia mi portava spesso fuori nazione o fuori città”. Oggi dedica gran parte del suo tempo alla “teoria delle stringhe, nell’ambito della fisica subnucleare. Dovrebbe riscrivere, prima o poi, in un unico modello, tutte le forze che conosciamo in natura”. Il docente ripudia la visione romantica del fisico, “descritto come se fosse fuori dal mondo. Per essere bravo, invece, deve saper coltivare innanzitutto i rapporti nell’ambito. Un fisico isolato non fa molta strada”.







