Rettore a Salerno, tre candidati in corsa

Tre nomi in corsa per l’elezione a Rettore dell’Università di Salerno. Raimondo Pasquino, Pasquale Persico e Federico Sanguineti hanno presentato i rispettivi programmi elettorali nel corso di un’affollata assemblea che si è tenuta nell’Aula Cilento il 4 giugno. Mentre andiamo in stampa, il 10 e l’11 giugno, si tengono le operazioni di voto, per la cui validità è necessaria la partecipazione della metà più uno degli aventi diritto. Nel caso in cui non fosse raggiunta la maggioranza assoluta, è prevista l’ulteriore chiamata alle urne secondo il seguente calendario: 17-18 giugno; 24-25 giugno; 1-2 luglio. 
Pasquino: 
“un Codice etico
di Ateneo”
Il Rettore uscente, prof. Raimondo Pasquino, ordinario di Tecnologia meccanica, che si candida per il quadriennio 2009-2013 al terzo ed ultimo mandato – le previsioni della vigilia lo danno in largo vantaggio -, ha presentato un programma che muove dall’analisi dei riflessi della crisi economica sull’università. Scrive: “nessun investimento è più strategico di quello destinato alla formazione avanzata delle nuove generazioni, la risorsa più preziosa per il Paese”. Ricerca, didattica, internazionalizzazione, amministrazione, diritto allo studio, strutture e infrastrutture sono i temi caldi su cui lavorare, passando anzitutto attraverso l’approvazione del Codice etico di Ateneo, un documento per la cui elaborazione è stata insediata nel 2007 una commissione ad hoc. Nella ricerca, sebbene siano stati finora raggiunti risultati significativi, oggetto di una positiva valutazione CIVR per il triennio 2001-2003, molto ancora c’è da fare. “Nei prossimi anni un adeguato sforzo finanziario dovrà essere finalizzato a sostenere la crescita, sia per arricchire la dotazione di attrezzature e di laboratori sia per il potenziamento delle risorse umane”. Per quanto riguarda la didattica, tra gli obiettivi ci sono quello del potenziamento dei dottorati di ricerca attraverso la costituzione di “originali Scuole dottorali” e quello dell’incremento del personale docente utilizzando tutte le opportunità che saranno fornite dalle prossime disposizioni legislative. Il prof. Pasquino si dimostra sensibile alla problematica dello stato giuridico dei ricercatori: “nella speranza che il legislatore vorrà definire con chiarezza i diritti e i doveri di tutte le figure di docenti, opereremo in particolare perché le funzioni didattiche dei ricercatori ricevano un riconoscimento formale inequivoco”. Diritto allo studio: in un campus come quello di Fisciano, smette di avere carattere meramente assistenziale per trasformarsi in uno strumento propositivo di miglioramento della vita dello studente. Secondo Pasquino è prioritario, per rendere effettiva questa interpretazione del diritto allo studio, coinvolgere più intensamente gli enti territoriali per costruire nuove e più ampie sinergie. Parte dei servizi agli studenti è affidata alla Fondazione dell’Università di Salerno, che è “una Fondazione di scopo, istituita in base alla Legge 388/2000 e che nulla ha a che vedere con le Fondazioni introdotte da Tremonti nella Legge 133/2008”, ma questa non ha ancora sviluppato tutte le sue potenzialità. E’ doveroso impegnarsi per far sì che diventi “un polo per la realizzazione di azioni innovative, fondamentali per sostenere la competitività complessiva dell’Ateneo”. Strutture e infrastrutture sono giunte a una fase di completamento. Un capitolo a parte riguarda la Facoltà di Medicina, definita dal prof. Pasquino “motivo d’orgoglio”. Il 23 gennaio l’Università di Salerno ha firmato un protocollo d’intesa con la Provincia e il Comune di Salerno, la Regione Campania e l’Azienda ospedaliera universitaria. Regione, Provincia e Azienda ospedaliera finanzieranno la rifunzionalizzazione dell’Ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona per renderlo idoneo a ospitare le attività cliniche presenti nell’ordinamento didattico. Nei prossimi anni, inoltre, la Facoltà procederà alla definizione del corpo docente con trasferimenti interni ed esterni.
Persico,
“una Università
a due cervelli”
“L’Università come Nuova casa di Pitagora” è il progetto di cambiamento presentato dal prof. Pasquale Persico, ordinario di Economia Politica, che si candida al rettorato con un nuovo linguaggio. Parte dalla distinzione che Rita Levi Montalcini fa tra il cervello adattivo, che non ha tendenza a crescere, e quello cognitivo e strategico, che invece ha un potenziale di crescita enorme. L’Università deve uscire dal modello burocratico e trasformarsi in un’università “a due cervelli”. Il nuovo disegno prevede anzitutto un ripensamento della governance, con “la proposta di un solo mandato, l’ipotesi di più prorettori e la previsione della nascita di quattro o cinque aree di nuova aggregazione”. “Appena eletto proverei subito ad aprire i cinque Laboratori del Cambiamento chiamando i Presidi e i Direttori dei Dipartimenti ad un confronto aperto e allargato alle altre componenti, affinché vengano ripensate le strutture motori del cambiamento per un nuovo aggregato progettuale”. Le 5 aree di aggregazione di ricerca e didattica sarebbero Scienze della Vita; Scienze naturali e della conoscenza;  Scienze applicate e tecnologiche; Scienze della Formazione, delle Scienze Linguistiche e di quelle Letterarie; Scienze Giuridiche, Economiche gestionali e della Governance. Il prof. Persico propone la riduzione e il rilancio dei Dipartimenti di ricerca, che diluirebbe da 30 a 16 in 1 o 3 anni; la costituzione di 5-8 Scuole di Alta formazione e Dottorato; la crescita delle lauree bi-nazionali e tri-nazionali; la nascita di collegi di studenti a piena autonomia culturale e formativa, con gestione autonoma di 10-20 crediti formativi. Il progetto Medicina dovrebbe avere un’accelerazione, con la nascita delle Scuole di Specializzazione. Ancora, si prevedono nel programma il trimestre garantito di ricerca per i ricercatori e servizi alla ricerca per l’accesso alle carriere potenziato, un regolamento per l’assunzione di ricercatori a tempo determinato per rimuovere lo stallo della fuga dei cervelli e la deverticalizzazione della struttura amministrativa. Dulcis in fundo, “il bilancio sociale e partecipato per la democrazia necessaria alla gestione del riequilibrio tra Facoltà e tra ricerca e didattica”. 
Sanguineti, “no alla trasformazione in Fondazione privata”
Federico Sanguineti, professore straordinario di Letteratura umanistica, comincia da quelli che ritiene essere gli obiettivi individuati e non realizzati da Pasquino alla vigilia dell’elezione per il triennio 2001-2004. Riduzione dell’abbandono degli studi; ampliamento delle risorse finanziarie destinate alla ricerca; centralità degli studenti nel sistema universitario; potenziamento della struttura amministrativa dei Dipartimenti e della Facoltà; ampliamento della biblioteca  e degli spazi studio con orari prolungati; attuazione rapida del protocollo firmato tra le istituzioni territoriali e le Ferrovie per la progettazione e realizzazione di una linea su ferro di collegamento da Salerno. “Questi obiettivi avrebbero dovuto essere realizzati entro il 2004, ma sono, in buona misura, dimenticati (penso all’abbandono agli studi), disattesi o non più garantiti per il presente e per il futuro. Per realizzarli occorre un ripristino della vita democratica all’interno dell’Università, a tutti i livelli”. Le ragioni della candidatura di Sanguineti si riconducono a tre punti focali: ridefinizione del ruolo del rettore e massima trasparenza negli atti amministrativi, impegno per una vita universitaria liberata da una burocrazia paralizzante, il lavoro per una democratizzazione della didattica e della ricerca. “In caso di elezione sento il dovere di rinunciare a ogni eventuale indennità di carica e di utilizzare quel compenso per incrementare i fondi destinati alle borse di studio o all’esenzione dalle tasse per studentesse e studenti in difficoltà economica”, scrive il professore nel suo programma. L’impegno è fin da ora dichiarato per due mandati, che secondo Sanguinati sono sufficienti ad avviare e consolidare il cambiamento. Il tema della governance è legato a quello dell’ampliamento della partecipazione democratica, con il potenziamento degli organi collegiali e rappresentativi. Sulla Fondazione, viene chiaramente espressa l’intenzione di contrastare qualsiasi ipotesi di trasformazione dell’Università di Salerno in Fondazione privata, e qualcosa c’è da dire anche su quella già esistente: “ritengo che fra i compiti dell’attuale Fondazione, istituita in base alla Legge 338/2000, non si debbano assolutamente includere le attività fondamentali relative al funzionamento dell’Università, compresi i servizi di supporto, sempre più essenziali allo sviluppo qualitativo delle attività didattiche e di ricerca”. 
Sara Pepe
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