Riserva Costa di Licola, Veterinaria chiamata a censire le nutrie

Veterinaria sarà protagonista di un progetto per censire e contenere la popolazione delle nutrie nella Riserva regionale Costa di Licola, Foce Volturno e Lago Falciano. Le attività coinvolgeranno gli studenti del corso di Gestione delle risorse faunistiche e dei parchi che è affidato al professore Luigi Esposito. Inizieranno, se sarà rispettato il cronoprogramma, nei primi mesi del 2019, tra l’inverno e la primavera. “Le nutrie – premette il docente – sono una specie aliena che ha invaso molti territori italiani, compresa la Riserva Costa di Licola. Sono grossi roditori simili a castori ed originari del Nord America. Quelle presenti in Italia sono la discendenza degli animali che furono liberati dopo la chiusura degli allevamenti da pelliccia. È una specie molto prolifica e, in mancanza di nemici naturali, è dilagata. È facilissimo incontrarle nei corsi d’acqua italiani, da nord a sud della penisola”. Il problema, dal punto di vista dell’equilibrio dell’ecosistema, è che questi animali hanno occupato la nicchia ecologica di altre specie e sono entrate in competizione con esse. Per esempio, attaccano i nidi e si nutrono di uova di alcune specie di uccelli. “Le nutrie – prosegue il prof. Esposito – sono presenti in un numero imprecisato di esemplari alla foce del Volturno. Il nostro compito sarà innanzitutto di censire la popolazione. In un secondo momento, previa autorizzazione ministeriale e con trappole adeguate, cercheremo di catturarne il maggior numero possibile. Saranno trasferite in un’area dedicata della riserva e sterilizzate. In questo modo si spera, nel corso degli anni, di ottenere un ridimensionamento della popolazione di questi grossi roditori all’interno della riserva regionale”. 
Il piano di contenimento delle nutrie è un’azione che sarà effettuata nell’ambito dell’accordo di collaborazione stipulato ad ottobre fra la Riserva regionale Costa di Licola, Foce Volturno e Lago Falciano ed il Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali. Prevede l’avvio di alcune attività finalizzate alla conservazione e gestione della biodiversità, dell’agroecosistema e della valorizzazione delle produzioni locali. “Tra i vari progetti – prosegue il prof. Esposito – c’è anche il monitoraggio degli inquinanti nell’avifauna, attraverso tamponi e sugli esemplari rinvenuti morti. Rispetto all’iniziativa sulle nutrie è ancora allo stato embrionale, ma confido che potrà essere realizzato nell’arco del periodo della nostra collaborazione con la riserva naturale, che durerà almeno tre anni”. La convenzione non prevede finanziamenti da parte regionale o del parco, ma le attività potrebbero essere sostenute attraverso il ricorso a fondi europei. Commenta Giovanni Sabatino, da alcuni mesi presidente della Riserva naturale: “Questo è solo l’inizio di una proficua collaborazione con l’Università Federico II per affrontare le diverse criticità del territorio”.
Compresa tra la pineta di Licola e l’estuario del fiume Volturno, sul litorale domizio, l’area protetta tutela un mosaico di ambienti naturali scampati all’urbanizzazione selvaggia ed all’abusivismo edilizio che hanno irrimediabilmente stravolto gran parte della fascia costiera della provincia di Caserta e del territorio a Nord di Napoli. Si estende per circa 1.540 ettari. Comprende la fascia terminale del fiume Volturno, due lunghi tratti litoranei a nord e a sud della foce e l’intero bacino del lago di Patria. Offre squarci di incredibile bellezza che non ci si aspetterebbe di trovare in un contesto così antropizzato. Per esempio, i cordoni dunali sono colonizzati da lentisco, erica, ginepro, rosmarino, alaterno e corbezzolo ed altri rappresentanti tipici della macchia mediterranea. Gli specchi d’acqua salmastra, di estensione variabile, costituiscono un importante sito di sosta, svernamento e nidificazione per l’avifauna. Di rilievo la presenza della testuggine comune. Nella Riserva si trovano pure estensioni di salicornia, folti canneti e tamerici, pinete. Il lago di Patria, del perimetro di 6,5 chilometri, è quel che resta di una zona paludosa un tempo assai più estesa, bonificata nei secoli scorsi.
Fabrizio Geremicca
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