Utilizzare gli scarti alimentari per produrre energia elettrica diretta. È l’esperimento che sta conducendo un gruppo di ricerca di cui fanno parte i professori Stefano Dumontet, Sergio Rugiati della Parthenope, Marco Trifuoggi della Federico II e Rosa Anna Nastro, originaria di Gragnano, che, dopo la laurea in Biologia conseguita presso l’Ateneo federiciano e lavori in mezza Italia, è approdata al Parthenope per un dottorato, dal taglio internazionale, in Ambiente, Risorse e Sviluppo sostenibile. “Dopo circa un anno di lavorazione, abbiamo realizzato il prototipo di una cella microbica, che oggi si trova presso la sede universitaria del Centro Direzionale – spiega la dott.ssa Nastro – In parole semplici, si tratta di un dispositivo che utilizza i batteri per produrre energia elettrica dalla frazione umida dei rifiuti. È un barattolo di vetro del volume di un litro, al cui interno i batteri degradano la sostanza”. Potrebbe essere una bella alternativa al conferimento in discarica. “È un dispositivo a costo zero, dovremmo solo lavorare sulla parte tecnologica, ma, fino ad ora, nessuno, a parte un gruppo di ricercatori indiani, aveva mai utilizzato gli scarti alimentari per produrre energia”. Questa, però, è solo l’ultima importante collaborazione della Nastro, che, dal conseguimento della laurea, non si è mai fermata un attimo. “Dopo la laurea con una tesi sugli impianti di depurazione, con il massimo dei voti, ho scelto di spostarmi a La Spezia, per motivi familiari, dove, poco dopo, ho intrapreso un tirocinio presso l’Agenzia regionale per la Protezione dell’ambiente della Liguria”, racconta. La voglia di studiare non è mai stata accantonata: “Ho conseguito un diploma di Master in Esperto in valutazione di impatto ambientale, per, poi, collaborare con una società che gestisce gli impianti di depurazione della provincia di La Spezia”. Rosa Anna non si è fermata nemmeno dopo la nascita dei suoi due bambini, di 10 e 6 anni: “Mi sono sposata molto presto, e quando mio marito, soggetto a continui spostamenti per lavoro, è stato trasferito a Roma per me è arrivata la proposta di lavoro presso la Ce.Di.Dei Mille, a Napoli, dove ho lavorato per quattro anni in laboratorio come micro-biologo. Intanto continuavo a tenermi aggiornata e seguivo corsi di specializzazione sul monitoraggio e l’igiene alla Federico II”. Ora si prepara a partire con tutta la famiglia per l’Università di Surrey, non lontano da Londra, dove trascorrerà tre mesi da visiting resercher, sempre più spronata dalle nuove conoscenze nel campo dell’ecologia. “Fin da studentessa universitaria, ciò che mi appassionava di più era la possibilità di trovare strategie di disinquinamento dei suoli dell’acqua – racconta Rosa Anna, prima biologa in famiglia, figlia di due impiegati – poi, lavorando alla tesi, ho scoperto la microbiologia e me ne sono innamorata, è stata come un’illuminazione per me. Non mi sono mai fermata perché sono pienamente convinta che è sempre possibile fare qualcosa in più”. Non sono mancati i momenti di sconforto: “Nei primi anni di vita di mia figlia, mi sono sentita davvero sola, mi risultava difficile conciliare il lavoro con la gestione familiare, allora mi sono fermata un attimo ed ho cercato di riflettere sulle prospettive future, con grande aiuto anche dei miei familiari che hanno sempre compreso quanto fosse importante per me il lavoro che svolgo”. Un consiglio ai tanti ragazzi che, nel dubbio sul proprio futuro, intraprendono gli studi universitari: “L’Università come parcheggio non porta a niente, quindi impegnatevi. Io ricordo che in aula interagivo molto con i professori, non mi vergognavo affatto di intervenire e porre domande. È grazie a questo metodo se ho superato gli esami con profitto. Le difficoltà ci sono, ma non bisogna scoraggiarsi, piuttosto rimboccatevi le maniche e lavorate”. E, una volta usciti dall’Università, “gli inizi non sono mai semplici. Ti presenti ai colloqui di lavoro e richiedono già esperienza. Il mio suggerimento è quello di non porsi alcun limite, ma fare ciò che più appassiona, perché solo in questo modo si trova la forza di andare avanti”.
Rosa Anna Nastro, dottoranda con la passione per la microbiologia

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