Alla Facoltà di Scienze Motorie (Parthenope) i campioni sono di casa. Tanti gli studenti che praticano discipline sportive a livello agonistico, diversi i nomi legati a storie di successi nazionali e internazionali, a volte anche olimpici. Il più noto è quello di Massimiliano Rosolino, il ventottenne campione di nuoto che tra Olimpiadi, Campionati del Mondo, Europei e Italiani fa incetta di medaglie da quasi dieci anni. Due anni fa Rosolino si e iscritto al Corso di Laurea triennale in Scienze Motorie ed oggi ha all'attivo ben 15 esami. Contattarlo per fare conoscenza con lo studente che c'è in lui è d'obbligo. "Lo studente nascosto in me?". E' molto nascosto? "Ma no, anzi. Sicuramente oggi studio con piacere, lo faccio davvero per me stesso. Ammetto di aver sempre affrontato la scuola come se si trattasse di un obbligo, mentre oggi non è più così. E poi può sembrare banale, ma meglio sapere qualcosa in più che qualcosa in meno…". Quella all'Università Parthenope non è la prima esperienza universitaria di Max, che nel 1998 si iscrisse all'Isef all'Aquila. "Il mio allenatore dell'epoca era all'Aquila. La mia permanenza all'Isef non durò molto, un po' per i miei impegni e un po' anche per pigrizia. Due anni dopo ci sarebbero state le Olimpiadi ed ero consapevole di dover battere il ferro finchè fosse stato caldo. Tuttavia io sono uno che crede sia possibile fare tutto, per cui probabilmente avrei potuto dare di più all'Isef. Devo dire che lì l'ambiente non mi stimolava molto, era piuttosto chiuso, non avevo neppure un compagno di studi". A Napoli la musica cambia. L'ambiente è quello giusto, accogliente ma serio, rigoroso ma senza generare "ansia da prestazione". Il rapporto con i colleghi? "Una volta che mi hanno conosciuto si rendono conto che sono uno studente come loro. E non ho difficoltà a chiedere aiuto, se ce n'è bisogno. Sono certo più loro a dare una mano a me che io a loro".
Anche con i docenti il rapporto è sereno? “Un minimo di soggezione c’è. In genere sono allegro e simpatico, ma non vorrei che il mio modo di essere fosse scambiato per arroganza, per cui quando vado agli esami cerco di apparire molto serio, come del resto la circostanza richiede”.
Ma perché un grande campione, divenuto tra sport, tv e foto artistiche (in stile calendario) un vero e proprio personaggio, decide di iscriversi all’università? La risposta è spiazzante: “l’indirizzo manageriale che ho trovato a Scienze Motorie mi è sembrato l’unico che avrebbe potuto aprirmi più porte nel futuro. Mi piacerebbe un giorno avere un impianto sportivo e preferirei occuparmene io piuttosto che pagare altri”. Sono i programmi a cui pensa qualsiasi giovane che si sta per affacciare sul mondo del lavoro e non ci si aspetta di sentirne parlare da uno che è abituato a stare sui podi olimpici e a “ballare con le stelle” in televisione. Quindi, cosa farà Rosolino da grande? “Questa è una bella domandona! Mi auguro di raccogliere i frutti di ciò che ho seminato, ma anche di continuare a seminare ancora…”. In che campo? Il ballo magari? “No, non credo. Una volta ho detto che mi sarebbe piaciuto fare un musical, ma era solo una battuta. Diciamo che mi lascio tutti gli spiragli aperti”.
Ai ragazzi più giovani che sognano di primeggiare nello sport cosa consiglia Massimiliano Rosolino? Qual è il momento in cui si può decidere di dedicarsi interamente all’attività sportiva? “Deve esserci una passione di fondo, ci si deve credere. Quando uno ci crede davvero capisce che lo sport può diventare un lavoro”. E a quel punto? Si abbandona il resto? Con la scuola e con l’università come si fa? “Mai abbandonare il resto perché si può fare tutto, se lo si vuole. Io ho frequentato l’istituto alberghiero per diventare operatore turistico e ho sperimentato che lo sport aiuta molto lo studio, perché abitua ad ottimizzare i tempi. In due ore riesco a fare più di quanto altri fanno in tre, non perché sia più intelligente ma perché so che dopo dovrò allenarmi. Lo sport diventa uno stimolo per organizzare meglio lo studio”. Quante e quali rinunce per diventare un campione? “Nessuna rinuncia. Ai tempi della scuola il giorno in cui gli altri facevano “filone” io andavo a nuotare, però non era una rinuncia, era una scelta. Non ho vissuto come una rinuncia l’impegno di trascorrere le estati in piscina ad allenarmi, per me era un piacere”.
Ai colleghi di università un messaggio, che va bene per gli aspiranti campioni e per gli aspiranti dottori e basta. “Perché fare in cinque anni quello che si può fare in quattro? Ragazzi, ci si deve dare una mossa, non bisogna perdere tempo”.
Sara Pepe