Un anno di difficoltà, caratterizzato da corse interminabili, accavallamenti fra esami e lezioni, orari estenuanti. Il rush finale della sessione estiva, oltretutto, appare critico quanto e più dell’inizio. “Abbiamo orari dietetici”, scherza Antonio Verlotta, al secondo anno della Specialistica in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio. Due volte a settimana, il mercoledì ed il giovedì, insieme ai colleghi, lo studente segue le lezioni ininterrottamente dalle 8.30 alle 15.30 senza nemmeno avere una pausa per il pranzo. Problemi anche più seri segnala la sua collega Angelica Cozzolino: “hanno posticipato il corso di SIT – Sistemi Informativi Territoriali, da 9 crediti, dal primo al secondo semestre, quando ne sono già previsti altri da molti crediti. Abbiamo un orario pesantissimo, che non ci permette di studiare”. “Ho un’ansia pazzesca e non so come trovare il tempo per studiare e svolgere qualche lavoretto. Abbiamo fatto delle corse pazzesche, per portare avanti dei corsi ristretti in cui doveva entrare tutto”, lamenta Domenico, studente specialistico di Ingegneria Informatica.
“Così non si può
andare avanti”
andare avanti”
Delia Esposito e Ludovica Frunzio sono studentesse di Ingegneria Edile che dichiarano di avvicinarsi alla sessione d’esame con ‘animo avvilito’: “non ce la facciamo a seguire e stare al passo con lo studio. Le lezioni finiscono a metà giugno e la prima data d’esami è il 20”, dicono e aggiungono che anche i docenti sono in sofferenza: “la professoressa di Scienze delle Costruzioni ci ha informate oggi che terrà delle lezioni in più per completare il programma. A marzo, per venirci incontro, i professori concedono delle date d’esame ulteriori, ma questo ci ha costrette a perdere un mese di lezione. Alcuni nostri colleghi hanno avuto assegnata la docente di Pianificazione Urbanistica, modulare con Tecnica Urbanistica, da pochi giorni e stanno facendo i salti mortali. Così non si può andare avanti”. Ultima criticità segnalata dalle ragazze: “il professore di Disegno, con quattrocento studenti in aula e svolgendo un corso che partiva da basi che non abbiamo, ha promosso pochissime persone. In più, corregge i progetti con l’uniposca, rendendoli impresentabili. In pratica, dopo la correzione li dobbiamo solo strappare. In aula sono rimaste pochissime persone, stiamo aspettando che cambi la cattedra”.
Gli studenti di Ingegneria Meccanica sono alle prese con i disagi provocati dal mancato ricambio generazionale che, ormai da troppo tempo, affligge l’università italiana. Al corso di Costruzioni di Macchine è rimasto un solo docente ordinario e i ragazzi sono stati accorpati in un unico gruppo. “In aula non si sente, abbiamo raccolto firme e cercato di parlare con il professore, ma non c’è stato niente da fare”, dice la rappresentante degli studenti Claudia Gelmi. “I problemi ci sono stati più che altro agli inizi, le prime due settimane di lezione. L’aula era affollata, sebbene tutti fossero seduti – raccontano i corsisti di Costruzioni Giuseppe e Alfonso – ma adesso in aula ci sono, sì e no, una trentina di persone. Gli altri si sono ritirati o studiano a casa”.
Problemi anche per i ragazzi del Corso in Ingegneria Edile Architettura, a numero chiuso, quinquennale a ciclo unico e con esami annuali: “il ritardo con il quale è iniziato l’anno ha causato lo slittamento della sessione d’esame di un mese. Saremo fortunati se su sei esami riusciremo a darne la metà”, sottolinea Carlo Coppola, iscritto al secondo anno. Dice Alessia Valenza, secondo anno di Ingegneria Civile: “se i professori ci avessero comunicato per tempo che l’anno sarebbe iniziato in ritardo, ci saremmo potuti organizzare meglio e fare qualche esame in più durante la sessione autunnale”. Dei disagi hanno risentito anche le matricole: “abbiamo esami in pratica fino ad agosto e subito a settembre. Per sostenere sette esami l’anno dovremmo cominciare a prepararci per una disciplina mentre ne stiamo studiando un’altra”, sostiene con un certa veemenza Vittorio Lombardi, al primo anno di Ingegneria Meccanica. “Avremmo voluto tanto avere delle prove intercorso. Siamo gli unici a non farle e, invece, rappresentano un aiuto importante per sapere se stiamo procedendo nel modo giusto. Con una gestione diversa, forse non avremmo arretrati”, dicono Giudi e Lucia, primo anno di Ingegneria Chimica.
Infine, c’è l’annoso problema degli studenti fuori corso, in particolare di quelli ancora iscritti alla vecchia laurea quinquennale. Ce ne parla Mirella Sica di Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio: “il nostro Presidente di Corso di Laurea sta facendo di tutto per convincere i colleghi, se non ad aiutarci, quanto meno a non ostacolarci, ma non c’è verso. Il professore di Idraulica Ambientale ci chiede, come tesina, un progetto ma non ci fornisce i parametri e non si presenta agli appuntamenti. Alcuni docenti, quando leggono la matricola, anche prima di cominciare l’esame, si predispongono alla bocciatura. Sta diventando un’ossessione. Non chiediamo il 18 politico, ma perché c’è questa specie di odio nei nostri confronti?”.
Simona Pasquale
Gli studenti di Ingegneria Meccanica sono alle prese con i disagi provocati dal mancato ricambio generazionale che, ormai da troppo tempo, affligge l’università italiana. Al corso di Costruzioni di Macchine è rimasto un solo docente ordinario e i ragazzi sono stati accorpati in un unico gruppo. “In aula non si sente, abbiamo raccolto firme e cercato di parlare con il professore, ma non c’è stato niente da fare”, dice la rappresentante degli studenti Claudia Gelmi. “I problemi ci sono stati più che altro agli inizi, le prime due settimane di lezione. L’aula era affollata, sebbene tutti fossero seduti – raccontano i corsisti di Costruzioni Giuseppe e Alfonso – ma adesso in aula ci sono, sì e no, una trentina di persone. Gli altri si sono ritirati o studiano a casa”.
Problemi anche per i ragazzi del Corso in Ingegneria Edile Architettura, a numero chiuso, quinquennale a ciclo unico e con esami annuali: “il ritardo con il quale è iniziato l’anno ha causato lo slittamento della sessione d’esame di un mese. Saremo fortunati se su sei esami riusciremo a darne la metà”, sottolinea Carlo Coppola, iscritto al secondo anno. Dice Alessia Valenza, secondo anno di Ingegneria Civile: “se i professori ci avessero comunicato per tempo che l’anno sarebbe iniziato in ritardo, ci saremmo potuti organizzare meglio e fare qualche esame in più durante la sessione autunnale”. Dei disagi hanno risentito anche le matricole: “abbiamo esami in pratica fino ad agosto e subito a settembre. Per sostenere sette esami l’anno dovremmo cominciare a prepararci per una disciplina mentre ne stiamo studiando un’altra”, sostiene con un certa veemenza Vittorio Lombardi, al primo anno di Ingegneria Meccanica. “Avremmo voluto tanto avere delle prove intercorso. Siamo gli unici a non farle e, invece, rappresentano un aiuto importante per sapere se stiamo procedendo nel modo giusto. Con una gestione diversa, forse non avremmo arretrati”, dicono Giudi e Lucia, primo anno di Ingegneria Chimica.
Infine, c’è l’annoso problema degli studenti fuori corso, in particolare di quelli ancora iscritti alla vecchia laurea quinquennale. Ce ne parla Mirella Sica di Ingegneria per l’Ambiente ed il Territorio: “il nostro Presidente di Corso di Laurea sta facendo di tutto per convincere i colleghi, se non ad aiutarci, quanto meno a non ostacolarci, ma non c’è verso. Il professore di Idraulica Ambientale ci chiede, come tesina, un progetto ma non ci fornisce i parametri e non si presenta agli appuntamenti. Alcuni docenti, quando leggono la matricola, anche prima di cominciare l’esame, si predispongono alla bocciatura. Sta diventando un’ossessione. Non chiediamo il 18 politico, ma perché c’è questa specie di odio nei nostri confronti?”.
Simona Pasquale