Sold out ai corsi di recupero di Microeconomia

Quasi seicento pagine di puntuali dimostrazioni ed uno spettro di argomenti che abbraccia le scelte dei consumatori, la somme di queste e la curva di mercato, con analisi e conclusioni che derivano, in senso matematico, dalle soluzioni di equazioni non complicate, ma da valutare criticamente. È quanto richiede la Microeconomia, la materia più temuta dagli studenti di Economia, quella che tendono maggiormente a procrastinare. Per venire incontro alle necessità degli studenti, la Facoltà ha organizzato un corso di recupero, rivolto agli immatricolati fino all’anno 2009/2010, tenuto dal prof. Luigi Benfratello che è cominciato lunedì primo ottobre alle 16:30 nell’aula A1 di Monte Sant’Angelo. L’attesa è tale che alle tre del pomeriggio l’aula è già piena, alle quattro ci sono decine di ragazzi seduti sulle scale, fa caldo e c’è confusione. A causa dell’affollamento, le lezioni previste nei primi quattro giorni della settimana, sono state sospese per riprendere giovedì 4 ottobre, con lo stesso calendario, presso le aule T (le informazioni sono disponibili sul sito economia.unina.it).
In tanti rinviano 
l’esame
 al terzo anno
Ma perché tanti problemi con questa disciplina, peraltro estremamente interessante ed utile, per chiunque studi fenomeni sociali, economici e politici? “Al primo anno, l’aula del corso era stracolma. Tutti assicuravano che si poteva andare avanti anche senza l’esame e che in tanti lo sostenevano al terzo anno, così decisi di lasciare. In quelle condizioni era impossibile seguire, non capivo niente e l’insegnante non era d’aiuto”, racconta Alessio Sorrentino, iscritto ad Economia Aziendale a cui mancano ancora una decina d’esami per concludere gli studi. Alessio è critico sul metodo di insegnamento dei docenti della disciplina: “Ogni lezione corrisponde ad un capitolo e, giorno dopo giorno, si accumula un carico enorme di concetti impossibile da gestire con questi ritmi. Ero stato assegnato al gruppo della prof.ssa Colonna, la quale arrivava anche prima dell’orario previsto per l’inizio del corso. Ma tanta dedizione ha poco senso con questo metodo. Preferibile un corso come quello di Diritto del Lavoro del prof. Lamberti: i concetti sono esposti bene e il docente sa gestire il carico didattico. Così è possibile prendere un buon voto, senza quasi aprire libro”. Anche a Viviana Sollo, studentessa del ramo aziendale, mancano una decina d’esami: “Sono una studentessa lavoratrice, una categoria della quale l’università non tiene minimamente conto, eppure siamo in tanti. Per completare la Triennale, ho dovuto lasciare il lavoro. Non ho ancora sostenuto Microeconomia, semplicemente perché non l’ho mai studiato seriamente. Ho seguito i consigli di chi mi diceva di affrontarlo al terzo anno. Una scelta penalizzante. Non mi aspettavo una simile affluenza al corso di recupero, non avevo mai visto una cosa del genere al primo anno. Una situazione poco produttiva per una materia da ben 15 crediti, che mette insieme più discipline e richiede ragionamento e riflessione”. Umberto Caparro non ha mai avuto alcun problema particolare con la Microeconomia ma ha rinviato l’esame perché non è riuscito a conciliare studio e lavoro. Ora approfitta del corso di recupero per dare l’esame il prima possibile. Se non avesse avuto questa disponibilità, “avrei seguito le lezioni con il prof. Acconcia, con il quale, a suo tempo, mi sono trovato molto bene perché è chiaro e giusto. Per me sono molto più complicati gli esami di Marketing o Strategia: le slides ed il libro sono entità separate”.
Lezioni per 500 
con pochi docenti
“Le condizioni ambientali sono il vero problema di questa materia. I docenti sono pochi e fanno lezione in aule da cinquecento posti, in cui non si sente bene e non si vede quello che c’è scritto alla lavagna. Solo le prime venti persone sanno cosa sta spiegando il professore. Certo Microeconomia è una materia complicata, ma è un problema che deve essere inquadrato nel complesso dei disservizi, della cattiva gestione e dei tagli finanziari che affliggono l’università. Se ci fossero più insegnanti, più canali, aule più piccole, migliori condizioni al contorno, tanti problemi non si porrebbero nemmeno. È bello che abbiano pensato di dare agli studenti una possibilità di recupero, ma mi chiedo quanto possa essere efficace se finiremo di nuovo a fare lezione in cinquecento”, questa l’analisi di Eduardo, terzo anno di Economia Aziendale, inviperito per aver trovato la porta chiusa e le attività posticipate proprio nel giorno dello sciopero nazionale dei trasporti.
“La vera difficoltà di questa materia, insieme a Macroeconomia, non è la Matematica, che di per sè è basilare. È l’estremo rigore. Il libro conta più di cinquecento pagine e, dalla prima all’ultima, ci sono solo teoremi da imparare e dimostrare che vengono chiesti tutti. Eppure solo pochissimi si troveranno a lavorare presso le istituzioni europee che prevedono una conoscenza così approfondita della disciplina. La maggior parte di noi non applicherà mai tutte queste teorie”, spiega, dal canto suo, Assunta, a cui mancano solo i due esami menzionati per completare il triennio.
Simona Pasquale
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