Studenti appassionati al corso sulla canzone classica napoletana del musicologo Giorgio Ruberti

Si chiama Giorgio Ruberti,  di professione musicologo. Nato a Bologna nel ‘75, è oggi ricercatore al Dipartimento di Studi Umanistici in Musicologia e Storia della musica. A vent’anni già diplomato in pianoforte, si è laureato con lode in Lettere moderne nell’ex Facoltà di Lettere, dove attualmente insegna. “Ho seguito i corsi di Agostino Ziino, Renato Di Benedetto ed Enrico Careri, elaborando una tesi sulla canzone italiana di metà ‘900 con particolare riferimento al ruolo ed alla figura di Domenico Modugno”. Dopo aver vinto una borsa di studio dell’Unione Europea e un  Master alla Cattolica di Milano, il suo percorso prosegue a La Sapienza, dove vince il dottorato in Storia e analisi delle culture musicali. Dal 2011 è a Napoli, dove avvia uno studio di sulla canzone napoletana classica. “Questo è il mio secondo anno d’insegnamento qui. L’anno scorso tenevo un corso di 60 ore alla Magistrale in Filologia Moderna, quest’anno uno di 30 alla Triennale di Cultura e Amministrazione dei Beni Culturali. Ci soffermiamo sul repertorio di musica colta scritta tra ‘600 e ‘700, conosciuta come classica. La novità riguarda però repertori di pop music sul genere della canzone. Mi occupo infatti della canzone italiana classica dall’800 alla metà del ‘900: autori quali Di Giacomo, Russo, Gambardella, ad esempio”.  Prestiamo poca attenzione al nostro patrimonio culturale: “la canzone napoletana classica si può dire non sia mai stata affrontata qui in termini scientifici, mentre in ambito anglosassone è molto studiata”. Durante il corso del secondo anno fa ascoltare musica tradizionale nell’aula Carlo Gesualdo, detta A3 di via Marina, 33: “inaugurata quattro-cinque anni fa, è dotata di un pianoforte, di una lavagna con pentagramma e d’impianto stereo con videoproiettore. Qui faccio ascoltare canzoni come “Era de maggio” per spiegare il concetto di forma chiusa ad esempio, ma anche Bach e Mozart, uniti alle ultime tendenze in ambito musicologico. Gli studenti ne sono entusiasti”. Il corso attuale conta una trentina di iscritti: “perché è a scelta,  di sole trenta ore e purtroppo alcuni studenti durante l’anno si perdono. La maggior parte però lo sceglie perché è appassionata”. Lo scorso anno accademico, a maggio: “abbiamo chiuso il corso con una lezione-concerto aperta al pubblico in aula A3 con un centinaio di persone. Quest’anno potrebbe ripetersi l’esperienza, infatti sto sondando il terreno. Ho un violinista, un chitarrista e un contralto nel mio corso, che si potrebbero esibire. La voce lirica impostata della ragazza si presta bene al repertorio classico, come accadeva nei salotti dell’alta borghesia”. Il corso termina a metà novembre, per quella data  si potrà prevedere la nuova lezione-concerto. “Senza contare che anche quest’anno si ripeterà la rassegna Federimusica, di cui ho la direzione scientifica. Grazie a questa manifestazione si prevedono Concerti universitari della Federico II nel chiostro dei SS. Marcellino e Festo dal 20 novembre. Stiamo già coinvolgendo tesisti nell’elaborazione dei programmi di sala, con lezioni introduttive di trenta minuti che terranno loro prima dei concerti”.  Insieme al prof. Careri: “sono intenzionato ad arricchire sempre più la disciplina con lezioni di grandi artisti. Già abbiamo ospitato Eugenio Bennato, i 99 Posse ed Emidio Petrigna. Spero che quest’anno si ripeta l’esperienza positiva”.
A.T.
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