Studio e stage in Europa

Sono così soddisfatti che dopo un periodo di studio-lavoro all’estero, grazie al programma Erasmus, non vorrebbero più tornare in Italia. Raccontano esperienze indimenticabili, non senza qualche difficoltà, due laureandi in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche (CTF). Paola Veropalumbo, napoletana, 32enne, è attualmente a Parigi, per uno stage di tre mesi, presso la sede de Le Muséum national d’Histoire naturelle. “Erasmus Placement è un progetto che ti catapulta nel mondo lavorativo – dice Paola – Grazie alla disponibilità dei miei tutor francesi che mi seguono quotidianamente, sto imparando, gradualmente, l’approccio reale al mondo della ricerca, mentre lavoro all’estrazione di principi attivi da una spugna marina e all’isolamento degli stessi. A mio avviso, lavorare all’estero, per periodi più o meno lunghi, é di fondamentale importanza per un arricchimento sia professionale che individuale”. Prima ancora del soggiorno a Parigi, Paola ha vissuto a Londra per tre anni. “La ricchezza sta nella scoperta di nuove culture, metodiche lavorative, modi di vivere e divertirsi diversi”. Per tutto, però, c’è un prezzo da pagare: “Vi sono difficoltà facilmente sormontabili con il tempo, come l’apprendimento della lingua e l’integrazione culturale, a cui si aggiungono veri ostacoli. In primis, l’aspetto economico. La borsa di studio serve a stento a pagare l’affitto! Poi, è necessario anticipare tutti i soldi, in quanto il versamento del denaro ha tempi lunghissimi e ritardi ancora più forti. Personalmente, ho amici sparsi per il mondo, per cui anche a Parigi mi offrono ospitalità in maniera più o meno gratuita. Inoltre, cerco lavoro part time, nei miei unici due giorni liberi, il sabato e la domenica”. Altro disagio da non sottovalutare è relativo alla formazione: “C’è una differenza abissale tra la nostra formazione universitaria e quella dei colleghi stranieri… Noi abbiamo una formazione puramente teorica ma di pratica facciamo men che zero! Ciò si traduce in una ovvia disparità all’interno del laboratorio, dove noi italiani abbiamo una necessità costante del supporto dei nostri tutor mentre gli studenti francesi sono in grado di lavorare in completa autonomia”. Tra i progetti post-lauream, “di certo non rientrare in Italia! Il campo della ricerca sembra essere molto interessante e non mi dispiacerebbe poter continuare in questo senso, che sia a Parigi, Londra o un’altra parte del mondo”. Francesco Pisapia, laureando 23enne, è appena rientrato da uno stage a Nantes, durato ben dieci mesi, presso la Facoltà di Farmacia. “Sono partito prima con il progetto Erasmus, che ho deciso di prolungare per la durata di un altro semestre, e sono, poi, ritornato con l’Erasmus Placement, per i successivi tre mesi, durante i quali ho avuto l’opportunità di entrare in un gruppo di ricerca scientifica che si sta occupando dello studio di alcune tossine, prodotte da micro-alghe tossiche, oggetto della mia tesi di laurea, che spero di discutere a luglio”. Francesco, originario di Villaricca, è così entusiasta che sarebbe pronto a ripartire subito: “è stata un’esperienza bellissima: a livello professionale, ho approfondito vari argomenti legati alla Biologia marina, come la coltura delle micro-alghe, ma soprattutto mi sono integrato in un gruppo di lavoro ed ho imparato a confrontarmi. Dopo le prime due settimane, ho cominciato a capire e parlare la lingua francese, ho conosciuto ragazzi di tutte le nazionalità e stretto diverse amicizie. Recentemente Dana e Ioana, due ragazze rumene con le quali seguivo diversi corsi, sono state mie ospiti a Napoli, mentre qualche settimana fa sono volato a Nantes per una visita al gruppo di ricerca con il quale ho lavorato”. Francesco si è integrato molto bene e, tramite l’associazione culturale Autour du monde, “ho presentato l’Italia ai ragazzi delle scuole medie di diversi paesi tra cui Chateaubriant, attraverso indovinelli e giochi”. Di ritorno in Italia, “ho subito cominciato a seguire un corso di lingua inglese, per superare l’esame TOEFL (Test of English as a Foreign Language), perché, grazie a questo periodo passato fuori, mi sono reso conto quanto sia importante conoscere le lingue”. Per il futuro, “mi auguro di riuscire a fare ricerca di farmaci per patologie ancora poco conosciute”.
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