Troppi esami e vige ancora lo sbarramento!

Protestano. Contro il sistema, reo di aver formulato una riforma universitaria pessima; contro l’organizzazione della loro Facoltà, incapace di risolvere questioni importanti come il sovraffollamento ai corsi e l’attivazione di congrue lauree Specialistiche; contro la loro Segreteria Studenti, inadeguata a dare le giuste informazioni. Insomma, gli iscritti alla Facoltà di Sociologia della Federico II sparano a zero su tutto e tutti; gli unici a salvarsi sono i docenti, considerati “preparati, disponibili e vittime anch’essi del sistema”.
A cinque anni dall’entrata in vigore del Dm 509/99, Sociologia continua a sferrare un duro attacco alla riforma degli studi. “Siamo passati da 21 esami del vecchio ordinamento agli attuali 35, prova più prova meno, ma abbiamo appena tre anni per completare il percorso universitario. In altre parole, dovremmo sostenere la media di dieci, dodici esami all’anno, il che è assolutamente disumano”, sbotta Carmine, iscritto al secondo anno del Corso di Laurea in Sociologia. “Il punto è che dobbiamo correre se vogliamo restare in regola, il tutto a danno della conoscenza che non riesce a sedimentare”, spiega Alessandra, collega del terzo anno. Carmine è in regola con gli esami (gli manca solo Statistica) e non può proseguire perché deve aspettare l’inizio dei corsi. “Avrei voluto sostenere Sociologia economica, ma mi hanno detto che non potrò farla prima di giugno, e cioè non prima della sessione estiva. Stesso discorso per gli altri insegnamenti del secondo semestre: se non finiscono i corsi, non si possono dare i relativi esami. Ebbene, mi può spiegare qualcuno come si fa a laurearsi nei tempi se non ci consentono di fare gli esami?”. 
Tocca, dunque, seguire le lezioni. Il che a Sociologia non è sempre cosa semplice, soprattutto se si è matricole. “I corsi più importanti del primo anno sono iperaffollati”, si lamenta Angela, al primo anno di Sociologia. Ogni anno accademico, Statistica, Metodologia, Psicologia sociale, Sociologia raccolgono mediamente duecento studenti, “stipati in aule che non li contengono affatto – fa sapere Alessandra – Quando il corso di Statistica ancora si svolgeva nell’edificio di vico Monte di Pietà, c’era gente assiepata finanche nei corridoi. Un posto in aula si conquistava a botta di spintoni, altrimenti bisognava accomodarsi sul pavimento. Purtroppo, spesso si era costretti a rinunciare definitivamente alle lezioni”. Leggende metropolitane, penserà qualcuno. Macché! La storia si ripete ancora oggi, e a nulla è valso trasferire questo (e altri corsi del primo anno) nell’aula dello Scalone della Minerva, a via Mezzocannone. “La musica non è cambiata – racconta Francesca, secondo anno – siamo sempre troppi per lo spazio assegnatoci. Il fatto è che Statistica è un esame tosto del primo anno, per cui molti studenti preferiscono sostenerlo più avanti negli anni. Accade così che ai corsi del primo anno si riversino anche ragazzi degli anni successivi”.
Poco capiente e poco funzionale: l’aula Ottagono sullo Scalone della Minerva proprio non piace agli studenti. Emanuela vi ha appena sostenuto lo scritto di Statistica con il prof. Giancarlo Ragozini: “Un disastro quei banchi: scivola di tutto: quadernone, fogli, calcolatrice”. Le fa eco Francesca, anche lei in aula per l’esame: “La forma ellittica di questa struttura non ci favorisce. L’esame di Statistica è complesso, abbiamo bisogno di parecchia concentrazione e fare la prova in un’aula scomoda certo non aiuta”. Una cinquantina gli studenti che si sono presentati nella sessione di febbraio, “più di quanti ce n’erano a novembre – riferisce Francesca – Se si viene bocciati, bisogna ripetere la prova nell’appello estivo; il professore, infatti, ha detto che non fisserà alcuna data nella sessione straordinaria di aprile perché concomitante con i corsi”. E sempre in tema di strutture, gli studenti denunciano l’assenza di attrezzature idonee. “Al terzo anno – riporta Alessandra – ho seguito il corso di Laboratorio informatico col docente che non solo doveva usare il suo pc, ma faceva anche lezione in un’aula senza computer e senza proiettore. La cosa ridicola è che ho dovuto poi sostenere l’esame utilizzando proprio il computer!”. Tra le cose che non funzionano, qualcuno segnala anche i termosifoni: “Il più delle volte sono rotti; e anche quando sono accesi danno poco calore”.
Non va meglio sul piano della didattica. “A differenza delle altre Facoltà – commenta un gruppetto di studenti del nuovo ordinamento – a Sociologia ancora sussiste lo sbarramento da un anno all’altro di corso. Ci vogliono, infatti, 36 crediti per passare al secondo anno e 72 per iscriversi al terzo. Insomma, un ulteriore ostacolo sul cammino verso la laurea”. E a proposito della già citata prova laboratoriale d’informatica da tre crediti (obbligatoria al primo anno) ancora non è chiara la procedura per sostenere l’esame. Secondo i ragazzi, “bisogna presentare la domanda e poi si viene inseriti in una graduatoria, dove però si dà precedenza ai laureandi. Ecco un’altra ingiustizia”. Ad incappare nel fuoco incrociato degli studenti è anche la Segreteria di via Giulio Cortese: “Gli impiegati sono scortesi e spesso sbagliano a redigere i documenti. Né possiamo contare sui chioschetti informatici perché in facoltà ne abbiamo uno solo, e sempre fuori uso”.
A tenere banco, tuttavia, è soprattutto la questione delle Specialistiche. “La Facoltà non ha attivato alcun biennio per il mio curriculum, quello economico, né esiste a Napoli una Specialistica coerente con i miei studi. Sono già fuorisede, le spese sono tante e non so se potrò permettermi di andare in un’altra città“, lo sfogo di Alessandra. Francesca vorrebbe specializzarsi in Criminologia, “ma a Napoli non c’è nulla. Una docente della Facoltà mi ha consigliato di disegnare da sola un percorso ad hoc, attingendo insegnamenti dalle altre Facoltà. Il rischio però è che se non riesco a diventare criminologa mi ritrovo con un titolo che non è neppure da sociologo”. Eccola, prepotente più che mai, la paura del domani. “La laurea triennale conta meno di zero. Per farla fruttare dovremmo corredarla con un buon biennio specialistico, ma l’offerta della Facoltà è davvero misera e poco efficace”, tuona Chiaretta. Carmine opera già nel settore del sociale: “Mi occupo di emarginati, famiglie a rischio e anziani. La laurea in Sociologia dovrebbe completare la mia formazione. Questa, almeno, la mia speranza”.
Paola Mantovano
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