“Il 58,4% degli iscritti al Corso di Laurea triennale in Architettura è in corso”. Il prof. Antonio Lavaggi snocciola i numeri che gli sono stati comunicati a gennaio dal Cineca, la banca dati di 28 atenei italiani, e non nasconde la sua soddisfazione. Dice: “rispetto a qualche anno fa, sono cifre più che incoraggianti. Va pur detto che, ovviamente, è più facile rimanere in corso sui 3 anni che non sui 5 del vecchio ordinamento, tuttavia il dato mi pare comunque positivo”. Il Presidente del Consiglio di Corso di Laurea individua in particolare due fattori che hanno determinato questo risultato soddisfacente. “Direi innanzitutto che funziona la rigida e netta separazione tra il periodo dedicato agli esami e quello destinato alle lezioni. Eccetto ripetenti e fuori corso, gli iscritti a Scienze dell’Architettura sono tenuti a frequentare e poi, a corsi fermi, sostengono gli esami. Inizialmente questa novità non è stata apprezzata. Ritengo, però, che sia fondamentale per non far distrarre gli allievi. Si concentrano sui corsi, frequentano con profitto e poi, a lezioni ferme, si dedicano alle prove. Reputo sia stata molto positiva anche la scelta di stabilire che il primo periodo dei corsi – diciamo il primo semestre, anche se non dura certo 6 mesi – si concluda prima di Natale. Non solo, infatti, gli studenti possono utilizzare le vacanze per ripetere il programma ultimato dal docente, ma si salvaguarda anche la continuità delle lezioni. Il docente, infatti, non deve riprendere il filo dopo tre settimane di pausa”.
Ad oggi, sono circa un centinaio i laureati. La gran parte, peraltro, prosegue con la specialistica. “Credo che solo il 15% provi a mettere a frutto il titolo intermedio”, contabilizza il professore Lavaggi. Aggiunge: “in parte dipende dal fatto che gli Ordini professionali stanno ponendo vincoli estremamente rigidi circa le possibilità dei laureati di primo livello di progettare”. Proprio per reclamare maggiore duttilità e per ribadire che il laureato di primo livello ha competenze e professionalità, il 22 febbraio Lavaggi e altri docenti hanno incontrato i responsabili dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Napoli. “Si è ribadito che chi ha la laurea triennale è legato a vincoli quantitativi, nella progettazione – fino ad un tot di volumetrie – ma non è un laureato di qualità scadente, tutt’altro. Gli Ordini non possono e non devono apporre limiti troppo vincolanti alle opportunità dei triennalisti di spendere professionalmente la loro laurea. Purtroppo è invece esattamente quel che alcuni stanno facendo”.
Lavaggi è spesso impegnato nelle Commissioni di laurea. Da questo osservatorio, commenta: “il livello medio dei lavori è buono, direi spesso superiore a quanto sarebbe necessario semplicemente per incamerare i 6 crediti previsti, che misurano 150 ore”. Propone una modifica di regolamento, che dovrebbe in ogni caso essere adottata da tutta la Facoltà, dopo l’esame in Consulta ed in Commissione didattica. Questa: “per chi già ha deciso di proseguire con la laurea specialistica, la tesi potrebbe anche risolversi semplicemente nel mettere insieme e coordinare i lavori prodotti nell’ambito dei 5 laboratori. Naturalmente, questa tesi non frutterebbe punti in più, rispetto alla media calcolata sul voto riportato agli esami”. Un’altra ipotesi della quale si discute è modificare il criterio di calcolo della media di partenza per i laureandi, passando dalla media semplice alla media ponderata. Inciderebbero in misura maggiore, in sostanza, i voti riportati negli esami ai quali il curriculum assegna più crediti.
Lavori in corso, dunque, aspettando i decreti attuativi del ministero, in base ai quali tutti i corsi di laurea dovranno rivedere la propria struttura formativa. “Una delle ipotesi – anticipa Lavaggi- è che il Ministero stabilisca che i corsi triennali non debbano prevedere più di 20 esami e quelli di secondo livello non più di 12. Totale: 32 esami. Per Architettura della Federico II ciò comporterebbe la necessità di ridistribuire l’assegnazione dei crediti: meno esami, più pesanti e corposi”. Nell’ambito di questa ridefinizione del percorso, il prof. Lavaggi auspica anche che la Facoltà stabilisca di unificare i programmi degli insegnamenti di base di tutti i Corsi di Laurea, per esempio Matematica, Disegno e Storia dell’Architettura. “Faremmo un buon sevizio agli studenti – dice- perché questo sistema agevolerebbe i passaggi dall’uno all’altro corso di laurea”.
(Fa.Ge.)
Ad oggi, sono circa un centinaio i laureati. La gran parte, peraltro, prosegue con la specialistica. “Credo che solo il 15% provi a mettere a frutto il titolo intermedio”, contabilizza il professore Lavaggi. Aggiunge: “in parte dipende dal fatto che gli Ordini professionali stanno ponendo vincoli estremamente rigidi circa le possibilità dei laureati di primo livello di progettare”. Proprio per reclamare maggiore duttilità e per ribadire che il laureato di primo livello ha competenze e professionalità, il 22 febbraio Lavaggi e altri docenti hanno incontrato i responsabili dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Napoli. “Si è ribadito che chi ha la laurea triennale è legato a vincoli quantitativi, nella progettazione – fino ad un tot di volumetrie – ma non è un laureato di qualità scadente, tutt’altro. Gli Ordini non possono e non devono apporre limiti troppo vincolanti alle opportunità dei triennalisti di spendere professionalmente la loro laurea. Purtroppo è invece esattamente quel che alcuni stanno facendo”.
Lavaggi è spesso impegnato nelle Commissioni di laurea. Da questo osservatorio, commenta: “il livello medio dei lavori è buono, direi spesso superiore a quanto sarebbe necessario semplicemente per incamerare i 6 crediti previsti, che misurano 150 ore”. Propone una modifica di regolamento, che dovrebbe in ogni caso essere adottata da tutta la Facoltà, dopo l’esame in Consulta ed in Commissione didattica. Questa: “per chi già ha deciso di proseguire con la laurea specialistica, la tesi potrebbe anche risolversi semplicemente nel mettere insieme e coordinare i lavori prodotti nell’ambito dei 5 laboratori. Naturalmente, questa tesi non frutterebbe punti in più, rispetto alla media calcolata sul voto riportato agli esami”. Un’altra ipotesi della quale si discute è modificare il criterio di calcolo della media di partenza per i laureandi, passando dalla media semplice alla media ponderata. Inciderebbero in misura maggiore, in sostanza, i voti riportati negli esami ai quali il curriculum assegna più crediti.
Lavori in corso, dunque, aspettando i decreti attuativi del ministero, in base ai quali tutti i corsi di laurea dovranno rivedere la propria struttura formativa. “Una delle ipotesi – anticipa Lavaggi- è che il Ministero stabilisca che i corsi triennali non debbano prevedere più di 20 esami e quelli di secondo livello non più di 12. Totale: 32 esami. Per Architettura della Federico II ciò comporterebbe la necessità di ridistribuire l’assegnazione dei crediti: meno esami, più pesanti e corposi”. Nell’ambito di questa ridefinizione del percorso, il prof. Lavaggi auspica anche che la Facoltà stabilisca di unificare i programmi degli insegnamenti di base di tutti i Corsi di Laurea, per esempio Matematica, Disegno e Storia dell’Architettura. “Faremmo un buon sevizio agli studenti – dice- perché questo sistema agevolerebbe i passaggi dall’uno all’altro corso di laurea”.
(Fa.Ge.)