Coinvolgere i giovani in progetti di responsabilità sociale, basati sulle conoscenze tecnologiche, per lo sviluppo di tesi e attività di tirocinio. È uno degli obiettivi dell’associazione Informatici Senza Frontiere presentato agli studenti di Informatica nel corso di un incontro che si è svolto il 25 ottobre a Monte Sant’Angelo. “In Italia ci sono solo due cattedre di Computer Ethics, ispirate al pensiero del prof. Norberto Patrignani dell’Università di Torino”, spiega l’ing. Saverio De Vito, docente all’Università di Cassino e ricercatore all’ENEA. Intervenire sul digital divide è uno degli aspetti di un più vasto programma che comprende iniziative di formazione, fornitura di software di gestione ospedaliera e installazione di punti di accesso alla rete in zone agricole, o nuclei suburbani, in Italia e in Africa subsahariana. “Lavoriamo su progetti che solo ora stanno emergendo, come la valutazione dell’impatto ambientale delle attrezzature, piene di metalli pesanti, che inviamo in Africa, ma anche sull’impatto sociale delle tecnologie informatiche. Per esempio, in paesi come il Kenya, in cui la rete 3G è molto più capillare di quanto possiamo immaginare, riusciamo ad ottimizzare le scorte sanitarie in villaggi sperduti o ad avere un quadro esatto dei prezzi al mercato locale. Poche azioni, ben mirate e a basso investimento economico, consentono di avere un effetto rilevante sulla qualità della vita delle persone”, prosegue De Vito.
Nata in Veneto nel 2005, per iniziativa di un gruppo di manager, l’associazione è presente in Campania da un paio d’anni, con sedi presso le Università di Napoli e Benevento, alle quali si è recentemente aggiunta una sede extra-universitaria ad Angri, in provincia di Salerno. Si tratta di una onlus, sotto la cui sigla si sono consorziate diverse realtà del mondo dell’associazionismo e del volontariato, con una rete attiva in sedici nazioni, fra cui Kenya, Etiopia, Afghanistan, Congo, Tanzania, Benin, Iraq ed in tante realtà difficili del nostro paese, come periferie a rischio e carceri, avvalendosi del contributo di figure diverse – informatici, economisti, esperti di comunicazione – Si rifà ad un codice etico ispirato alla cultura dell’open software e fondato sulla condivisione delle esperienze, la sostenibilità delle azioni e dei materiali, l’abbattimento delle frontiere geografiche, tecnologiche e sociali, attraverso l’implementazione di architetture informatiche, la gestione e l’utilizzo dell’energia elettrica, l’insegnamento a distanza. Nella nostra regione, i progetti in corso d’opera sono cinque, articolati su tre filoni: sostegno, tramite supporto logistico e installazione di connettività wi-fi, ai bambini in affido (in provincia di Benevento) e in ospedale per una lunga degenza (Policlinico di Napoli), affinché mantengano in vita i rapporti con la famiglia e i compagni di scuola; formazione, con attività in cento parrocchie napoletane e nelle periferie, con corsi destinati a bambini (soprattutto bambine) in tenerissima età e genitori; infine, progettazione di sistemi di business intelligence per la Croce Rossa Italiana impegnata in Libano. La quota associativa è di dieci euro per gli studenti e di cinquanta per i professionisti.
Al termine della presentazione non mancano dubbi, curiosità e proposte. Non so fino a che punto la nostra preparazione sia sufficiente per partecipare ad attività che richiedono esperienza, sia scientifica, che lavorativa… “Ai nostri progetti partecipano persone di formazione ed estrazione diversa. Conta solo avere voglia di partecipare. Nessuno ce la fa da solo, è necessario lo scambio di esperienze fra ONG ed il sostengo reciproco, soprattutto da quando il Governo ha deciso di sopprimere il contributo dato del 5 per mille”. Si dovrebbero proporre al sindaco dei progetti per informatizzare la Pubblica Amministrazione, in particolare le Municipalità, che sono un disastro. “Altre realtà, come Open Polis ed Open Parlamento, svolgono iniziative molto importanti in questo senso”. Com’è la collaborazione con i Governi locali? Come affrontate i problemi di etica personale, perché con le stesse conoscenze si può fare del bene ma si possono anche costruire armi pericolose? “È molto difficile. Un primo modo è decidere di non partecipare a progetti di ricerca che possono dar vita a sistemi di diagnostica, o di rilevamento, con doppia valenza, ma è comunque sempre molto difficile prevedere le applicazioni potenziali di alcuni risultati scientifici”.
Per ulteriori informazioni: informaticisenzafrontiere.org/category/progetti/progetti-campania/
Simona Pasquale
Nata in Veneto nel 2005, per iniziativa di un gruppo di manager, l’associazione è presente in Campania da un paio d’anni, con sedi presso le Università di Napoli e Benevento, alle quali si è recentemente aggiunta una sede extra-universitaria ad Angri, in provincia di Salerno. Si tratta di una onlus, sotto la cui sigla si sono consorziate diverse realtà del mondo dell’associazionismo e del volontariato, con una rete attiva in sedici nazioni, fra cui Kenya, Etiopia, Afghanistan, Congo, Tanzania, Benin, Iraq ed in tante realtà difficili del nostro paese, come periferie a rischio e carceri, avvalendosi del contributo di figure diverse – informatici, economisti, esperti di comunicazione – Si rifà ad un codice etico ispirato alla cultura dell’open software e fondato sulla condivisione delle esperienze, la sostenibilità delle azioni e dei materiali, l’abbattimento delle frontiere geografiche, tecnologiche e sociali, attraverso l’implementazione di architetture informatiche, la gestione e l’utilizzo dell’energia elettrica, l’insegnamento a distanza. Nella nostra regione, i progetti in corso d’opera sono cinque, articolati su tre filoni: sostegno, tramite supporto logistico e installazione di connettività wi-fi, ai bambini in affido (in provincia di Benevento) e in ospedale per una lunga degenza (Policlinico di Napoli), affinché mantengano in vita i rapporti con la famiglia e i compagni di scuola; formazione, con attività in cento parrocchie napoletane e nelle periferie, con corsi destinati a bambini (soprattutto bambine) in tenerissima età e genitori; infine, progettazione di sistemi di business intelligence per la Croce Rossa Italiana impegnata in Libano. La quota associativa è di dieci euro per gli studenti e di cinquanta per i professionisti.
Al termine della presentazione non mancano dubbi, curiosità e proposte. Non so fino a che punto la nostra preparazione sia sufficiente per partecipare ad attività che richiedono esperienza, sia scientifica, che lavorativa… “Ai nostri progetti partecipano persone di formazione ed estrazione diversa. Conta solo avere voglia di partecipare. Nessuno ce la fa da solo, è necessario lo scambio di esperienze fra ONG ed il sostengo reciproco, soprattutto da quando il Governo ha deciso di sopprimere il contributo dato del 5 per mille”. Si dovrebbero proporre al sindaco dei progetti per informatizzare la Pubblica Amministrazione, in particolare le Municipalità, che sono un disastro. “Altre realtà, come Open Polis ed Open Parlamento, svolgono iniziative molto importanti in questo senso”. Com’è la collaborazione con i Governi locali? Come affrontate i problemi di etica personale, perché con le stesse conoscenze si può fare del bene ma si possono anche costruire armi pericolose? “È molto difficile. Un primo modo è decidere di non partecipare a progetti di ricerca che possono dar vita a sistemi di diagnostica, o di rilevamento, con doppia valenza, ma è comunque sempre molto difficile prevedere le applicazioni potenziali di alcuni risultati scientifici”.
Per ulteriori informazioni: informaticisenzafrontiere.org/category/progetti/progetti-campania/
Simona Pasquale