Un’aula da 120 posti chiusa per problemi di areazione

Gli spazi per la didattica, per lo studio, le postazioni informatiche, gli appelli. Sono queste alcune delle questioni più sentite dagli studenti della Facoltà di Lettere. Rimane pressante soprattutto la carenza di spazi dedicati allo studio, per molti che si trovano a passare molto tempo in Facoltà. Come Andrea di Storia, che dice “ora ci sono gli spazi liberati dalla biblioteca che pare debbano essere riconvertiti in aule per le lezioni e aule studio, ma non si sa quando avverrà realmente. Per non parlare delle cosiddette catacombe, francamente potrebbero anche dare una mano di bianco a quelle mura. Poi il numero delle postazioni è troppo limitato. Ora che hanno attivato il wi-fi anche a Lettere forse questo problema verrà parzialmente superato, ma se uno non ha il computer portatile? Non fa parte del diritto allo studio l’accesso a postazioni informatiche?”. Il Preside De Vivo ha garantito che sono in arrivo 30 nuovi computer per l’aula nel sottoscala di Porta di Massa, ma, finché non arrivano, gli studenti continuano a constatare come le risorse attualmente disponibili siano “sedici computer per 14.000 iscritti”, come evidenzia Michele Di Martino, uno dei nuovi rappresentanti degli studenti. “La maggior parte dello spazio della cosiddetta aula informatica è occupata da computer rotti”, continua Michele, “si potrebbe utilizzare meglio lo spazio sia all’interno che all’esterno dell’aula, recuperando tutte le aree inutilizzate”. Gli stessi spazi delle cosiddette catacombe, nel seminterrato di Porta di Massa, sono anche al momento gli unici spazi ufficialmente disponibili come aule studio. “Intanto che si aspetta la ristrutturazione dei due ex poli bibliotecari, nelle catacombe c’è un’aula studio con quattro tavoli che ne potrebbe contenere almeno il doppio; affianco c’è un’aula per le lezioni con una capienza di 120 posti, la più grande della sede di Porta di Massa, che da tempo non viene utilizzata a causa di ‘problemi di areazione’”, spiega Michele. “Eppure quell’aula eviterebbe a molti di noi di doversi spostare a seguire le lezioni in via Mezzocannone 16, spesso senza neanche avere il tempo necessario tra una lezione e l’altra. Aspettiamo la convocazione della Commissione spazi della Facoltà per poter discutere di tutti questi temi”. 
Un altro problema riguardante la gestione degli spazi è quello dell’accessibilità, come ricorda un’altra dei nuovi rappresentanti, Serena Maisto: “nella sede di via Don Bosco per salire al piano superiore c’è un solo ascensore adoperabile soltanto con la chiave, richiedendo ogni volta il permesso. Ma una studentessa in sedia a rotelle è stata portata per le scale a braccio più di una volta, quando non si riuscivano a reperire le chiavi per l’ascensore. La questione dell’accessibilità per i disabili è stata affrontata anche in sede di Consiglio di Facoltà ma non sembra avere trovato grandi risposte.  Anche a Porta di Massa molti spazi non sono accessibili per gli studenti disabili, ad esempio l’aula informatica nel seminterrato. Da questo punto di vista la nostra è una Facoltà non aperta”. 
Negli spazi precedentemente occupati dalla biblioteca al terzo piano, intanto, rimane in funzione una sala studio autogestita da un gruppo di studenti, ed è possibile accedere anche ad una rete wi-fi aperta (l’utilizzo della rete dell’Ateneo richiede invece, ovviamente, l’iscrizione come utente ed una procedura più complessa). Dagli stessi spazi al terzo piano gli studenti continuano a mandare in onda le trasmissioni di Radio di Massa, ascoltabile dal sito radiodimassa.tk, aggiornato con notizie di attualità e politica. 
Se le risorse della Facoltà non sono abbondanti, molti studenti sembrano però scarsamente consapevoli anche di quelle disponibili. “Una nuova biblioteca? Non lo sapevo”, dice Chiara, della triennale di Lingue. “In realtà vengo qui solo per seguire i corsi, per il resto non ho mai frequentato più di tanto”. Sulla stessa linea anche Dario, del secondo anno di Lettere Moderne: “Ho sentito dire che è stata aperta la nuova biblioteca a Piazza Bellini, ma non ci sono ancora mai stato. Abito fuori Napoli e vengo qui per seguire corsi e fare esami, non ho tempo per spostarmi e non sono abituato a rimanere qui a studiare”.  
Per quanto riguarda la didattica, invece, secondo Michele Di Martino “uno dei problemi è quello di una scarsa flessibilità dei piani di studio. In altre università italiane per gli esami della triennale c’è un percorso stabilito con una gamma minima e massima di crediti da ricoprire in ogni ambito disciplinare, all’interno del quale ci sono alcuni esami obbligatori ma si possono scegliere gli altri. Il problema è che forse nella nostra Facoltà ci sono troppi studenti per farlo, con il rischio che ci si ritrovi con alcuni corsi strapieni e altri completamente vuoti”. Ma un piano di studi non dovrebbe certo essere deciso solo in base al numero di iscritti. Riguardo agli appelli poi, aggiunge Michele, “non vedo perché per il Nuovissimo Ordinamento debbano essere eliminate le sessioni di aprile e novembre; il fatto che ci siano meno esami non è in contrasto con la possibilità di avere più appelli. Non credo che ai docenti costi così tanto tenere quei due appelli in più, soprattutto se si mette sul piatto della bilancia l’utilità che ne deriva per gli studenti”.  E’ una questione che si pongono molti studenti, come Alessandra, al primo anno di Lettere Moderne: “mi trovo bene con il sistema dei corsi del Nuovissimo, anche se non avendo sperimentato il sistema precedente non posso fare paragoni. So però che i nostri colleghi del Nuovo Ordinamento possono sostenere esami anche ad aprile e novembre, mentre a noi non è data questa ulteriore possibilità”. Non tutti sono però d’accordo: “anche per noi del Nuovo Ordinamento, che a breve avremo solo esami, man mano che i corsi andranno ad esaurimento, può darsi che spariscano quei due appelli straordinari, che sono sempre stati di validità temporanea. Per gli studenti del Nuovissimo poi non mi sembra che siano una priorità: anche se dovessero superare un solo esame ad ogni appello, riuscirebbero comunque a laurearsi nei tre anni”, sostiene Serena. “E poi c’è il rischio che con più sessioni di appello si svuotino i corsi nei periodi d’esame, come abbiamo verificato a Scienze del Servizio Sociale”. Sempre a Servizio Sociale, intanto, rimangono insoluti problemi di vecchia data, come la presenza “di un solo docente che fa da referente per i tirocini di 1200 studenti, compresi gli iscritti del Nuovissimo che hanno un monte ore di tirocinio doppio del nostro”, spiega Serena. “Un referente unico che non può neanche ammalarsi: il mese scorso, quando ha avuto l’influenza, gli studenti non hanno potuto sottoporre a nessuno le pratiche e le problematiche connesse all’iter del tirocinio”. 
Viola Sarnelli
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